Joan Collins sbaglia libro e l'editore rivuole i soldi di Fabio Galvano
il caso. I roman2i della star: negli Usa moda al tramonto? il caso. I roman2i della star: negli Usa moda al tramonto? Joan Collins sbaglia libro e l'editore rivuole i soldi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bella e imperiosa come Alexis, il suo personaggio di Dynasty, Joan Collins trascina i suoi avvocati sulle barricate di un tribunale di Manhattan. Eppure, che vinca o no nella causa che ha intentato la maggior casa editrice americana, la Random House, il processo segna la fine di un genere letterario e dei suoi contratti miliardari: quello che ha per protagonisti nomi celebri del cinema, della moda e del jet-set riciclati come autori. La Random House sostiene che i due romanzi consegnati dalla Collins - s'intitolano Héll Hath No Fury e A Ruling Passion - sono talmente scadenti e incompleti da essere impubblicabili; e chiede la restituzione dell'anticipo di 1,2 milioni di dollari, circa un miliardo e 900 milioni di lire. Niente affatto, replica la Collins in una controquerela: sono loro che mi devono il saldo (quattro miliardi e mezzo di lire). E' una bolla che scoppia. Il suo genere - quello del «sesso e shopping» - ha rispecchiato la cultura yuppie degli Anni Ottanta ma oggi appare anacronistico. Le lettrici respingono ormai l'esaltazione del consumismo «firmato» da etichette celebri. Ma soprattutto quel genere è stato inflazionato e la Collins - una delle star più volenterose - è stata travolta dalle banalità delle Naomi Campbell e delle Ivana Trump, delle Britt Ekland, dei William Shatner. Persino sua sorella Jackie Collins, capostipite di quel genere, ne risente: il suo ultimo romanzo, Hollywood Kids, nei primi due mesi ha venduto in Inghilterra la metà del solito. Joan Collins, 62 anni da fata, non si arrende. E' sulla breccia da quarant'anni: prima come «maggiorata» del cinema povero inglese, poi come bellezza inglese in gialli e commedie hollywoodiani, quindi come sorella di Jackie Collins sexy-romanziera di successo, infine come l'affascinante e terribile Alexis in una saga televisiva durata dieci anni che le ha dato fama, fortuna e grandi ambizioni. Una di queste è stata di scrivere; e le prime tre prove, a partire dal 1987 e sia pure con abbondante aiuto delle case editrici e dei loro redattori, si erano tradotte in best-seller. Tanto da spingere la Random House, cinque anni fa, al megacontratto oggi in tribunale. In una classifica delle «griffe» letterarie, citata dall'Independent, Joan Collins cade in una categoria di mezzo. Nella prima ci sono le celebrità che sanno scrivere: gli Stephen Fry e i Barry Humphries. Nell'ultima quelle al di là del bene e del ma¬ le: Ivana Trump, per esempio, o Naomi Campbell che non ha neppure intinto la penna nel calamaio per il suo Cigno nero. Ma in mezzo ci sono nomi come-la Collins o William Shatner, persino Britt Ekland: personaggi del cinema e del jet-set, che però fanno del loro meglio e ammettono candidamente che i loro manoscritti devono essere abbondantemente rimaneggiati dai redattori della case editrici. E' l'aiuto che questa volta, sostiene Joan Collins, le è stato negato. Si definisce «sedotta e abbandonata» dalla Random House. Era abituata, dice, «a un'assistenza continua, pagina per pagina». Questa volta, invece, le sono state fornite «note sommarie» e l'hanno gettata in acqua, perché nuotasse o affogasse. «In discussione - ha detto in tribunale - non dev'essere la qualità del mio lavoro. E' una questione contrattuale; e sono loro ad avere rotto il contratto». Ma gli avvocati della Random House e Joni Evans, la sua redattrice, hanno puntato sulle deficienze letterarie. Romanzi, hanno detto, «talmente carenti da non poterci neppure mettere le mani»; «incompleti perché vengono meno alle regole letterarie riconosciute secondo le quali un manoscritto deve scorrere, avere personaggi ben sviluppati e uno stile costante, essere concettualmente comprensibile». Un giornale inglese, il Daily Mail, ha messo la Collins alla prova, facendo riscrivere un passo di uno dei romanzi respinti ad alcuni celebri scrittori, persino da Barbara Cartland: con risultati curiosi ma inutili. La verità, replica l'attrice, è che, finita Dynasty, gli editori si sono resi conto che senza il trucco pesante di Alexis come richiamo in tv sarebbe stato difficile recuperare l'investimento. E la «celebrity novel» («Il pubblico si è accorto che come genere letterario era una truffa», dice l'agente letterario Carol Smith) agonizza. Fabio Galvano Processo miliardario mentre il pubblico si stanca della «celebrity novel» s a» iliardario ubblico ella ovel» Ivana Trump; sopra Naomi Campbell; a destra, Joan Collins romanziera «bocciata»
Luoghi citati: Hollywood, Inghilterra, Londra, Manhattan, Ruling Passion, Usa
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