Così uccide il baby-killer figlio dell'inferno urbano

17 Ricostruito il delitto che ha sconvolto l'America: la vittima aveva cinque anni, l'omicida 12 Così uccide il baby-killer figlio dell'inferno urbano ANATOMIA DI UN ASSASSINIO vmon P! WASHINGTON OCO dopo le ore 11 di giovedì scorso, un autobus di tipo scolastico, ma con le griglie di ferro ai finestrini, si è fermato, come ogni mattina, davanti ai cancelli del riformatorio St. Charles di Chicago. Con un sospiro di aria compressa, le porte dell'autobus si sono aperte, e, i piedi incatenati, le mani serrate nella manette, ne sono scesi due ragazzi, freschi condannati dal giudice minorile alla reclusione fino al compimento del 21° anno, per omicidio. La scena, nella sua desolazione, sarebbe stata perfettamente normale, davanti a una cancellata che rinchiude 10 mila «criminali giovanili» e ne vede uscire ed entrare in media 50 al giorno. Ma c'era un piccolo dettaglio che la rendeva diversa, anzi, unica. Quei due ragazzi avevano uno 13 anni e l'altro 12 anni. E da quel momento sarebbero divenuti i più giovani detenuti d'America. Incarcerati per avere buttato dal quattordicesimo piano, nel 1994, un bambino di 5 anni che aveva rifiutato di andare a rubare le caramelle per loro in un «drag store». La storia di quel baby-omicidio aveva naturalmente fatto il giro del mondo, sollevando grida di barbarie, proteste di stupore e incomprensione. Molti si erano chiesti come potesse accadere che in una grande città moderna del nostro tempo la vita fosse arrivata a valere meno di una caramella, e i confini del sangue fossero scesi fino ai bambini più piccoli. Quasi nessuno si era preso la briga e la fatica di ricostruire la storia, i giorni é le ore che avevano portato a quell'istante inconcepibile, nel quale un bambino di. 5. anni era precipitato,nel vuoto» verso.la,mdrte, .sul marciapiede. Eppure, nella anatomia di questo orrore, ci sarebbe stata la risposta, se soltanto la si fosse voluta cercare. Cerchiamola. L'autopsia del delitto baby deve cominciare in una scuola, in un contenitore di anime perse che si chiama «Doolittle East Elementary School», nella tremenda South Side di Chicago. Da qui, alle due del pomeriggio del 13 ottobre 1994, escono due ragazzi di quinta elementare, uno di 10 che chiameremo George, perché i nomi dei criminali minorenni sono segreti, e l'altro, di 11, ripetente, Frank. Dalla scuola alla loro casa, in un termitaio di edilizia popolare costruito nel 1939 e dimenticato dal Comune, c'è un chilometro di strada, ma non un chilometro qualsiasi. Un percorso di guerra, nel più atroce degli inferni urbani per neri. . Fuori dalla porta della scuola elementare non ci sono genitori ad aspettare i figli. Il padre di Frank èin carcere da tre anni e ne ha ancora tre da scontare per rapina a mano armata. Ha incontrato una sola volta il figlio, cercando di dargli buòni consigli, studia, non fare sciocchezze, riga diritto, belle parole, ma un po' sciupate dal fatto di provenire dall'altra sponda di un parlatorio di carcere. Il padre di George è in prigione solo da un anno, ma poco male. Non ha comun¬ que mai visto il figlio. La madre è a casa, ma intronata dal crack, la cocaina in cristalli. Mentre la madre di Frank è al lavoro come donna delle pulizie fino alla notte. Gli unici adulti nei pressi della scuola sono tre donnone, tre matrone che i bambini chiamano con odio le «snitch bitch», le «cagne che soffiano», perché sorvegliano e poi soffiano denunce al direttore e alla polizia. Non che questo serva a molto. George, il più piccolo, ha perduto 62 dei 180 giorni di scuola, l'anno prima, e nessuno ha fatto una piega. Frank si è presentato a scuola con una pistola, ha rapinato un paio di compagni ed è stato sospeso per 90 giorni e condannato a ripetere l'anno. Sulla via di casa, i due ragazzi devono aggirare i grandi cassoni di ferro per rimmondizia_ che le gangs dispongono strategicamente, come i ragazzi della via Fai, per proteggere il territorio e formare barriere contro il fuoco nemico. Girato l'angolo dei cassoni, devono attraversare la East. Browning | Street, detta in gergo la K-Lane, la strada dei killer, dove le bande si affrontano in sparatorie quotidiane, e finalmente devono costeggiare un cortile che nel vicinato si chiama la «foresta della pioggia», non certo per la ricca vegetazione tropicale. Dal cielo non piovono gocce, ma bambini, perché dalle orbite vuote, dai balconi sbrecciati, dai tetti precipitano spesso bambini. Più volte George e Frank ne hanno visti e scavalcati, chiazze sui marciapiedi. Soltanto all'inizio del 1994 il comune di Chicago, con la collaborazione dei fratelli islamici di Louis Farrakhan, si è deciso a inchiodare tavole di compensato alle finestre più assassine. Questo è il mondo di George e di Frank, il «villaggio» del quale nessuno vuole occuparsi, dèi quale l'America non vuol sapere niente, ma solo scappare, il più lontano possibile, poi meravigliandosi"sé eruttano dal vulcano personaggi sinistri, separatisti, antisemiti come Louis Farrakhan, le Pantere Nere, le gang di «Colore». All'angolo della «foresta della pioggia» George e Frank vedono due bambini, due vecchie conoscenze. Sono i fratelli Derrick ed Eric Morse, nove anni il grande, cinque il piccolo. Eric è quel che si dice un bambino buono, o ancora troppo piccolo per essere diventato cattivo. La settimana prima era andato a denunciare George per averlo visto rubare una bicicletta. A George non è successo niente, ma la piccola spia deve pagare. Nel ghetto non si perdonano sgarri così atroci. ;' Avvicinano i due fratelli e li invitano a visitare il loro «club», il rifugio segreto che dicono di avere organizzato al quattordicesimo piano di un palazzo vicino. Derrick ed Eric accettano, probabilmente felici per l'onore fatto loro da due «grandi». Salgono insieme fino all'ultimo piano, chiuso da una tavo¬ la di legno che ancora porta stampigliata la scritta «Muhammad Ali Foundation», in onore del grande pugile e dei musulmani neri. Frank la sfonda a calci. Si affacciano alla finestra, un riquadro vuoto, senza parapetto, senza ringhiera, sulla strada. Eric, il più piccolo, ha paura, arretra. Frank lo dileggia, «donnetta», «mutande sporche», «fighetta». Poi lo attira con una trappola. «Guarda,-guarda, là sotto stanno sparandosi addòsso, dai, guardiamo». E' uno spettacolo comune, ma sempre gradito, da quelle parti, meglio della tv. Eric non resiste, si sporge, chiede a Frank di tenergli la mano, Frank gliela afferra e poi lo spinge di fuori oltre il bordo. Il bambino ora penzola nel vuoto, trattenuto per le mani da Frank. Derrick, che testimonierà al processo, cerca di tirare in salvo il fratellino, colpisce Frank e George con pezzi del compensato rotto per entrare. «Adesso vai a rubare per noi le caramelle, così impari a spifferare, o ti lascio andare», dice Frank, Eric grida di no, che non vuole. E' un bravo bambino. Frank apre le mani, ma il fratello riesce a buttarsi, ad acchiapparlo prima che precipiti. «Forse l'avrei lasciato cadere lo stesso perché sentivo che non ce la facevo più confesserà al giudice - ma poi l'ho mollato perché Frank e George mi mordevano le mani». La polizia riscontrerà le impronte dei morsi. Derrick dovette lasciare andare il fratello che precipitò. Ma non si era ancora dato per vinto. Corse come un pazzo giù per i 14 piani, per «cercare di arrivare giù prima di lui e prenderlo al volo» dirà al processo. Non ce la fece. Non si può vincere la corsa contro la forza di gravità che stava risucchiando i 20 chili di Eric verso il marciapiedi alle velocità terminale di 97 chilometri all'ora. Al momento della sentenza, Frank, che ora ha 13 anni, si è voltato verso la giuria e ha detto «andate tutti a farvi fotteré, pezzi di m...». George, che ne ha 12, ha pianto. I giornalisti hanno scritto ma come mai, ma perché, ma che si può fare, perché qualcosa i giornalisti devono pur scrivere per sembrare intelligenti. E per non ammettere che tutti sanno benis simo che cosa succede ogni giorno, ogni ora, nelle foreste dovepip.yp,no i bambini e la vita vale meno ih una caramella: il miracolo non di qualcuno che muore, come Eric, ma di qualcuno che rimane vivo e umano. Vittorio Zucconi Frank ha preso il piccolo Erik e lo ha fatto sporgere da una finestra del 14° piano «0 rubi le caramelle o ti butto» Il bambino si è rifiutato ed è stato spinto nel vuoto Preso a morsi il fratello che tentava di salvarlo Bande di giovani teppisti in un quartiere di Chicago IL CRIMINE UNDER 18 [minorenni arrestati negli Usa] Derrick, che cesso, cerca ditellino, colpiscpezzi del comptrare. «Adessole caramelle, cre, o ti lascio Eric grida di nun bravo bammani, ma il fr Bande di giovani teppisti in un quartiere di Chicago

Persone citate: Browning, Doolittle, Louis Farrakhan, Vittorio Zucconi Frank

Luoghi citati: America, Chicago, Usa, Washington