«Sfruttò le faide per piegare Pisola» di Gabriele Beccaria

«Sfruttò le faide per piegare Pisola» «Sfruttò le faide per piegare Pisola» INTERVISTA LO STORICO MACBCSft&lTH PROFESSOR Denis Mack Smith, pensa che dovremo riscrivere i libri di storia e ricordare Giuseppe Garibaldi come l'Eroe della Tangente? «Mi viene da ridere. Non ho mai sentito che Garibaldi abbia dovuto pagare il pizzo a qualche picciotto. Detta cosi la storia mi sembra inventata. Garibaldi non aveva soldi e se li avesse avuti avrebbe comprato fucili decenti per i suoi poveri Mille». Ma, pizzo a parte, che ruolo ebbe la mafia nella conquista della Sicilia? «Purtroppo per noi storici, la mafia non ha lasciato documenti scritti, ma è un fatto che Garibaldi scelse come segretario di Stato Francesco Crispi, che qualche legame con i picciotti dell'isola ce l'aveva. E Crispi e molti gruppi mafiosi contribuirono a diffondere un'abile propaganda che conteneva un messaggio chiarissimo: "Garibaldi è un dio. Se vince, i contadini si libereranno da secoli di schiavitù". Il messaggio funzionò meglio di qualunque pizzo». Ma i «boss» non erano spaventati dall'idea di una rivoluzione dei contadini che avrebbe potuto finire per travolgerli insieme con i latifondisti? «Dipende quali. Non stiamo parlando di una mafia strutturata come quella di oggi, ma di tante entità, presenti praticamente in ogni paese e villaggio e in conflitto endemico tra loro. Se alcune erano alleate dei Borboni per assicurare "legge e ordine", altre non chiedevano altro che di scardinare il vecchio monopolio sulle tasse e sul mercato delle braccia e degli agrumi per prendere il potere». Lei sta dicendo che il Generale scatenò la prima guerra di mafia conosciuta, «Diciamo così. Di certo Garibaldi era molto furbo e adottò la stessa tecnica degli altri conquistatori della Sicilia, prima e dopo di lui, dai normanni fino agli americani," nel 1943: sfruttare le faide nell'isola per conquistarla senza troppi spargimenti di sangue». Le illusioni dei contadini, comunque, durarono poco. «L'Eroe dei Due Mondi fu abile abbastanza da innescare la scintilla della rivolta per piegarla ai propri firn e da spegnerla prima che fosse troppo tardi, come dimostra il famoso episodio di Bronte, quando Nino Bixio sparò sulla folla dei contadini. Garibaldi voleva l'unità d'Italia, non la ri¬ voluzione, e infatti riuscì a convincere i latifondisti a votare in massa per il plebiscito con cui si sanciva l'adesione all'Italia, un nome che la maggioranza dei contadini non aveva mai sentito. L'alleanza funzionò, tanto che in alcune zone i "sì" superarono il cento per cento». Alla fine chi vinse? Garibaldi o i picciotti che si erano subito schierati dalla sua parte? «Sicuramente lui vinse. Ma come accadde più tardi agli americani, non aveva tempo per interessarsi della gestione della sua conquista. Era troppo impegnato a combattere nell'Italia del Sud e a sognare Roma. E poi la parola mafia non l'aveva mai sentita pronunciare. Allora non si chiamava ancora così». Gabriele Beccaria

Persone citate: Borboni, Crispi, Francesco Crispi, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Professor Denis Mack Smith

Luoghi citati: Italia, Roma, Sicilia