«Anche Garibaldi pagò i boss»

«Anche Garibaldi pagò i boss» Pentito rivela in aula: me lo ha raccontato un vecchio mafioso «Anche Garibaldi pagò i boss» «Lofece per poter sbarcare a Marsala» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La mafia giocò un ruolo importante dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala. L'eroe dei due mondi scese a patti con Inonorata società», pagando il pizzo e ottenendone l'appoggio. Se n'è detto certo il pentito di mafia Antonino Patti, 37 anni, che ha confessato 38 omicidi in molti dei quali sarebbe stato lui stesso a sparare. Ieri, Patti ha deposto nell'aula bunker di Como nel processo che è in corso in Corte d'Assise a Trapani in cui è il capolista di 41 accusati di una sfilza di delitti commessi fra il 1980 e il 1993 durante una faida tra la cosca egemone degli Zichittella, alla quale egli aderiva e che era fedelissima del clan dei Corleonesi di Totò Riiria, e alcuni gruppi emergenti che invano tentarono di scalzarla. «Anche Garibaldi pagò il pizzo per sbarcare con i Mille a Marsala», ha dichiarato il pentirò in -aula_«La.. mafia esiste dal 1800». A questo punto, i pm Ignazio De Francisci e Massimo Russo gli hanno chiesto quali fossero le sue fonti. E il pentito ha insistito, precisando che tempo fa, conversando con Vincenzo D'Amico (anziano mafioso catturato di recente durante 1'«Operazione Omega», conclusasi con 80 arresti), seppe che Garibaldi pagò la tangente sia per sbarcare a Marsala sia per conquistare Salerai, paese nella valle del Belice e abitato da mafiosi di rango. «Sì, scese a patti con la mafia», ha affermato il pentito, permettendosi anche un divertisse- ment con il suo cognome. Quella di Antonino Patti con D'Amico e altri vecchi boss, dunque, come una conversazione davanti al caminetto con il nonno che racconta le cose del tempo andato? Così almeno il pentito ha tenuto a farla immaginare, vera o inventata che sia. Ed è tutta inventata, secondo Bettino Craxi, grande conoscitore della vita di Garibaldi, intervistato dal Tg2. «Riuscì a sbarcare a Marsala perché due brigantini inglesi fecero velo tra i Mille e la flotta napoletana, impedendo a quest'ultima un libero tiro di artiglieria. So- lo, dopo, quando le navi del Regno di Napoli si misero in posizione, riuscirono a colpire le navi garibaldine. Ma ormai lo sbarco era avvenuto. Questa è la verità della storia, che io conosco», ha spiegato l'ex presidente del Consiglio. «Il resto lo lasciamo ai bisnonni del signor Patti». E uguale scetticismo lo ha manifestato lo storico Massimo Ganci, presidente della società di storia patria dell'isola e docente all'università di Palermo. «Mi sembra una cosa priva di senso - ha commentato scettico -. Comunque negli archivi non ve n'è traccia». Ma se non pagò la mafia, Garibaldi probabilmente ebbe contatti con vari malavitosi che erano stati perseguiti dalla polizia borbonica. Proprio come nel 1943, dopo lo sbarco alleato in Sicilia, gli americani strinsero accordi con parecchi mafiosi, primo fra tutti «don» Calogero Vizzini, ben febei della sconfitta dei fascisti. Antonio Ravidà Craxi ribatte dalla Tunisia «E' un'invenzione. Il Generale fu aiutato da due brigantini della flotta inglese» «L'Eroe dei Due Mondi promise la rivoluzione e i picciotti si allearono con lui» v „ A destra un'immagine dello sbarco dei Mille. Sotto Denis Hack Smith, storico del Risorgimento