«Il Csm indaghi su Vigna» di Vincenzo Tessandori

La richiesta di alcuni consiglieri. E a Firenze nuovi veleni La richiesta di alcuni consiglieri. E a Firenze nuovi veleni «Il Csm indaghi su Vigna» «Inammissibilipressioni sui giudici» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Eccoli. Puntuali, spiacevoli, impalpabili e pericolosi. I veleni scivolano dentro l'aula bunker dove si celebra l'appello per Pacciani Pietro, di anni 71, già condannato come «mostro di Firenze». Ma si insinuano pure nei santuari della giustizia. E dalla Procura generale, che ha sede in un palazzo cinquecentesco, un po' distaccato e un po' trascurato, si fa sapere che l'appoggio a Piero Tony, pubblico ministero in aula, è totale. E non è tutto: s'appicca anche il fuoco di una polemica con il procuratore Piero Luigi Vigna, dai toni ovattati ma dalla sostanza dura. Il «granduca» ha preso posizione sulla requisitoria rivoluzionaria del pubblico ministero, e questo «non licet», lascia intendere l'avvocato generale Vincenzo Nicosia, un garbato signore vestito di blu con cravatta fantasia autunnale, un po' demodé. Ma lo lascia soltanto intendere perché le parole, in casi come questi, pesano fin troppo. E per non sbagliare, lui legge da un foglio dattiloscritto. «Un procedimento di appello è in corso e deve essere evitato ogni rischio, o semplice parvenza, di interferenze o ingerenze nella condotta e nella valutazione propria dei soggetti processuali individuati dalla legge e cioè del pubblico ministero d'udienza, dei difensori delle parti private e, principalmente, dell'organo giudicante». Fin troppo chiaro. Il resto è una spiegazione del perché lui, che fa le funzioni del procuratore generale, si è assentato all'apertura del dibattimento, altri giorni roventi. A chi si riferisce, dottor Nicosia? No, non fa nomi, ma per coloro che non avessero capito ha pronto un foglio bis sul quale ha appuntato la «mozione finale» adottata al congresso di Taormina dall'Associazione nazionale magistrati. Legge: «E' necessario che i magistrati evitino forme di polemica. Dichiarazioni pubbliche relative all'oggetto della propria attività professionale sono giustificate solo quando si tratti di evitare informazioni distorte o strumentalizzazioni». Insomma, i chiacchieroni tacciano. L'altro giorno c'è stata pure un'interpellanza parlamentare per sapere se sia corretto che il procuratore Vigna esterni mentre c'è un processo in corso. Il dottor Nicosia non ha voglia di dilungarsi. «Posso solo dire che la sua valutazione spetta solo al ministro e al Csm». Ma per il momento, aggiunge, «né Dini ha chiesto nulla al mio ufficio né ho avuto modo di parlare ancora col Csm». Ma lei, nei giorni scorsi, ha avuto un incontro con il procuratore Vigna? «Sì, in relazione a quelli che sono i rapporti, del tutto fisiologici, fra Procura della Repubblica e Procura generale». Non per sanare i contrasti? «Non era quello l'argomento, certamente». E, invece, pare fosse proprio quello. Con il dottor Vigna e con il procuratore aggiunto Francesco Fleury il colloquio non andò così liscio. Ricorda Fleury: «L'avvocato generale era piuttosto seccato che in una trasmissione televisiva, alla quale aveva partecipato anche Vigna, venisse fatta una sorta di televoto sull'innocenza o meno di Pacciani. "E' una cosa inopportuna", disse. E Vigna penso sia intervenuto, perché quel sondaggio non andò in onda». Poi il procuratore aggiunto ricorda come ormai «non c'è più alcun rapporto gerarchico fra Procura della Repubblica e Procura generale». In città, aria da 25 luglio, da giacchette rovesciate, da conversioni collettive con le schiere dei colpevolisti assottigliate, pare, al 36 per cento e in ogni modo avviate alla disfatta. E Piero Luigi Vigna? Era fuori città, a Roma, «per un lavoro importante». No, sull'interpellanza non dice neppure una parola: «Perché si risponde per iscritto, a queste cose, nelle vie che le interrogazioni parlamentari seguono. E ci vorranno dieci-dódici giorni». Va bene. E sul documento letto dall'avvocato generale? «Lo sottoscrivo». Anche dove sottolinea che «è necessario che i magistrati evitino forme di polemica»? «Naturalmente». Ma è indirizzato a lei. «Non lo so. C'è scritto: "Per il dottor Vigna"?». No, l'avvocato generale questo deve averlo pensato ma non l'ha scritto. A Roma i consiglieri del Csm Alfredo Paz- zaglia di An, Franco Franchi di Fi, Sergio Fois e Agostino Viviani e Franco Fumagalli e Gianvittorio Gabri, ex Lega Nord, hanno inviato una lettera al vicepresidente dell'organo di autogoverno dei giudici Piero Alberto Capotasti, sottolineando come i commenti del procuratore Vigna e del sostituto Paolo Canessa sulla requistoria del pg Piero Tony siano «un'evidente, grave e mammissibile pressione nei confronti dei giudici della corte d'assise d'appello». Ma allora lei, procuratore, è stato deferito al Csm? Vigna applica la tattica del catenaccio: «Questo chiedetelo al Consiglio». Veleni fuori, battaglia in aula. L'ultimo legale di parte civile, Luca Saldarelli, patrono delle famiglie dei giovani tedeschi uccisi nel settembre '83, non ha dubbi: è Pacciani l'assassino, il mostro è lui. Troppe coincidenze lo indicano: il blocco da disegno, il portasapone, le testimonianze. «11 fatto che si sia predisposto un alibi, peraltro crollato, in occasione dell'ultimo delitto, quello dei francesi, nell'85». Ancora: «Pacciani, come soggetto fisico, come persona è per certo compatibile con gli efferati delitti». E poi, la cartuccia trovata nell'orto del Pietro: di certo uscita dalla pistola dell'assassino. Pacciani lo sapeva di averla perduta, lì nel suo orto, e impazzì per ritrovarla. Lunedì la parola passa alla difesa. Vincenzo Tessandori «Mi salvò la politica, j II mio alibi? Il 21 agosto '68 ero a un'assemblea» £R= = = m » _ > * * * " r j A sinistra, la casa di Pietro Pacciani Sotto, l'imputato

Luoghi citati: Firenze, Nicosia, Pacciani Pietro, Roma, Taormina