Israele la Svizzera specula sull'Olocausto di Aldo Baquis
Infuria la polemica sui patrimoni depositati dagli ebrei, secondo Gerusalemme valgono 11 mila miliardi Infuria la polemica sui patrimoni depositati dagli ebrei, secondo Gerusalemme valgono 11 mila miliardi Israele: la Svizzera specula sull'Olocausto ' :LzS«: p . .' : L—z S « --j— : ,rr ■ - • i ■> * Per le banche il tesoro delle vittime è soltanto dì52 miliardi TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO E' stato considerato quasi una «dichiarazione di guerra» in Israele l'annuncio fatto mercoledì dall'Associazione dei banchieri svizzeri secondo i quali ammontano a 38,7 milioni di franchi svizzeri (circa cinquantadue miliardi di lire) i depositi e i valori appartenuti ad ebrei periti nell'Olocausto ancora custoditi nei loro forzieri. I banchieri svizzeri hanno constatato al tempo stesso che «si sono rivelate infondate le voci di enormi depositi» che sarebbero stati versati da ebrei durante la seconda guerra e mai più reclamati. La cifra denunciata dalle banche è ben lontana dagli oltre sette miliardi di dollari {oltre undicimila miliardi di lire) indicati da organizzazioni ebraiche in una denuncia fatta l'anno scorso e che ha aperto il caso. L'adirata reazione dell'Agenzia ebraica e del Congresso ebraico mondiale (Wjc) è giunta nel giro di poche ore. Le due organizzazioni ebraiche accusano l'Associazione dei banchieri svizzeri di aver agito in maniera unilaterale, in contrasto ad impegni precedentemente assunti. «Ci chiediamo affermano Edgar Bronfman (presidente del Wjc) e Avraham Burg (Agenzia ebraica) che cosa abbiano da nascondere». «Ancora negli Anni Sessanta - ha ricordato ieri Burg - le banche svizzere avevano calcolato che i depositi degli ebrei periti nell'Olocausto non superavano gli 8 milioni di dollari. Ora, guarda caso, la cifra si è quadruplicata». Burg ha così proseguito il suo sfogo: «E' terribile "scambiare" le vittime dell'Olocausto in dollari. Ma d'altra parte è anche inammissibile che a cinquant'anni dalla fine del conflitto mondiale la soluzio¬ ne non sia stata ancora trovata. A noi non interessa stabilire se la cifra esatta sia di trentadue milioni di dollari, oppure di cento. Il principio che ci ispira nel negoziato con le banche svizzere è il seguente: che nelle loro casse non debba restare nemmeno un centesimo dei soldi versati dalle vittime della Shoah. E' una questione di rispetto e di decenza». A chi dovrebbero andare questi fondi? «Occorre creare un meccanismo "trasparente" - afferma Burg - in base al quale chi abbia dei documenti possa richiedere di ereditare i depositi e i valori». «Bisogna inoltre - prosegue che chi non dispone di documenti, come mio padre (l'ex ministro degli Interni Jossef Burg), ma che crede fondatamente che i suoi parenti abbiano depositato qualcosa, possa ottenere dalle banche svizzere tutta la documentazione necessaria». Secondo l'Agenzia ebraica i fondi non reclamati al termine di queste procedure dovrebbero giungere al «padre naturale» delle vittime dell'Olocausto: lo Stato d'Israele. «Calcolando il debito complessivo in trentadue milioni di dollari - ha concluso Burg gli svizzeri cercano di concludere alla spiccia la vicenda. Noi adesso non vogliamo soldi: vogliamo solo chiarezza e trasparenza». Aldo Baquis
Persone citate: Avraham Burg, Burg, Edgar Bronfman
Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Svizzera, Tel Aviv
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