Jannuzzo strega la Koll nella favola dell'amore di Osvaldo Guerrieri
Gabriella Caducei toma in campo con uno special Grande successo di «Alle volte basta un niente» Jannuzzo strega la Koll nella favola dell'amore TORINO. Le favole, tutte le favole, hanno una prerogativa: non sono credibili. Anche la commedia di Enrico Vaime «Alle volte basta un niente» è una favola, quindi non è credibile. Pensate un po': in un paesino del profondo Sud arriva una ragazza del profondo Nord. Claudia ha bucato una gomma, chiede aiuto a Francesco che uccide la noia facendo gare di immobilità con le lucertole, lo seduce e se lo porta a Milano, rieduca quel mezzo selvaggio con la mistica del consumismo. Lui si adatta, si ripulisce, accetta persino di sottoporsi alle sedute psicanalitiche. Ma, ecco, quello spaesamento dorato ha un nemico: la nostalgia. Francesco sente fortissimo il richiamo della sua terra. Farsi portare una lucertola non risana la ferita. Occorre partire. Però, una volta a casa, che tormento la mancanza di Claudia. Francesco richiama la sua bella, che ridiscende a Sud, ha un nuovo incidente, va in ospedale, riceve non vista una vibrante dichiarazione d'amore e sposa il suo ex selvaggio. Una favola, sicuro. Ma col miracolo della plausibilità. Con acute e irresistibili note di costume, Enrico Vaime sa trasformarla in una commedia contemporanea, che Pietro Garinei dirige con il garbo e la leggerezza che gli sono proverbiali e Uberto Bertacca inserisce in una cornice moderna, elegante e funzionale. L'apologo trova in Gianfranco Jannuzzo e in Claudia Koll due interpreti fervidi, concentratissimi. Jannuzzo, che ha collaborato alla stesura del testo, ripropone quel trasformismo che, dai tempi di «Un uomo in mezzo al mare», alimenta la sua popolarità. Oltre a interpretare il personaggio di Francesco, incarna un numero imprecisato di figure e di macchiette, a ciascuna delle quali dà linguaggio e fisionomia; si lancia a rotta di collo per monologhi dialettali che farebbero stramazzare chiunque, ma che lui domina con sicurezza ferrea. In più garantisce una simpatia che non scade mai nel lenocinlo. La Koll affronta con abnegazione il suo personaggio di donna vuota e snob, si sottopone anche lei ai travestimenti e alle mutazioni, dimostra che si può recitare anche con un colpo d'anca. Il pubblico dell'Alfieri, dove lo spettacolo si replica fino a domenica, va in visibilio e si spella dagli applausi. Osvaldo Guerrieri Claudia Koll e Jannuzzo
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