Picasso? E' diventato un dizionario

19 In duemila voci, tutto sull'artista e sul suo mondo: esce in Francia un'opera ricca di sorprese Picasso? E' diventato un dizionario 3PARIGI LL'INIZIO del 1912, reduce da un soggiorno in Libia dov'era stato corrispondente di guerra, Marinetti si recò a Parigi per preparare l'esposizione collettiva dei futuristi da Bernheim-Jeune. Il 15 febbraio tenne una conferenza clamorosa. Di lì a poco, Picasso e Apollinaire passarono un'intera notte nella camera d'albergo che Marinetti occupava nei pressi di Place Pigalle per rendersi conto delle sue idee. Racconta Fernande Olivier, compagna di Picasso all'epoca, che quando il giorno spuntò si accorsero che Marinetti non aveva mai smesso di parlare dalle 10 della sera prima. La reazione di Picasso fu di grande fastidio. «A che serve fare tante parole. Dipingiamo, e tanto basti», disse. Rivide poi un'unica volta Marinetti nel 1940, quando venne a «sfilare» nella Parigi occupata. Pubblicamente, Picasso si rifiutò di stringergli la mano. Troviamo queste notizie alla voce Marinetti di un singolare dizionario appena uscito in Francia, interamente dedicato all'artista spagnolo e alla descrizione del suo mondo: UDictionnaire Picasso (ed. Laffont), a firma di Pierre Dai x, autore già di un gran numero di opere sul pittore e poi convintosi della necessità di uno strumento nuovo e diverso, data la ricchezza di materiale a lui relativi. Daix si è così inventato questa sorta di «monografia in movimento», un libro cioè strutturato per voci, suscettibile di venir periodicamente aggiornato. L'opportunità di un vero e proprio dizionario, che in quasi mille pagine raccoglie più di duemila voci, è stata suggerita a Daix da quella che lui ritiene la caratteristica peculiare di quel poliedrico personaggio, uomo e artista, che fu Picasso: «La sovversione generalizzata cui il suo nome resterà legato per sempre». Rigido gli era parso ad esempio il dogmatismo futurista di Marinetti, questa la ragione dell'antipatia nei suoi confronti. Nel dizionario c'è di tutto un po'. La prima voce, Abbesses, rue Des, racconta aneddoti e vicende vissute dall'artista a quell'indirizzo, uno dei suoi più celebri ateliers parigini. L'ultima voce, Zurbardn, Francisco De, descrive l'emozione provata da Picasso al Louvre, di fronte a due tele del pittore secentesco relative alla vita e alla morte di San Bonaventura. Dai luoghi alle esperienze importanti, passando per una quantità di personaggi incontrati, gli amici, le donne (conosciute, amate, sposate, dipinte); atteggiamenti morali e comportamenti sociali ; le tecniche usate, gli oggetti, le frasi celebri, e tante notizie sulle singole opere. Daix ha voluto offrire la possibilità di una lettura molteplice. Non si è però astenuto, e questo nell'ambito di un dizionario non sarà bene accetto da tutti, dall'esprimere senza veli le sue personali opinioni, i suoi gusti nonché le idiosincrasie. Così, ad esempio, la voce Aragon è decisamente tutta di parte. Dopo numerose pagine sui rapporti e gli rincontri tra il pittore e il poeta, Daix conclude dicendo che se da un lato Picasso restò sempre attento alle opere come alle gesta del poeta con una sorta di simpatia divertita, dall'altro «era perfettamente consapevole del fatto che Aragon si ricordava di lui solo come di una bella relazione, quando poteva servirgli per il suo prestigio, le sue teorie sul realismo o i bisogni più materiali del suo partito». Altro esempio, la voce Mystère Picasso. E' il titolo di un film girato da Henri-Georges Clouzot nel '55, negli studi della Victorine a Nizza. Un film la cui idea era nata da un inchiostro appena fabbricato negli Stati Uniti, che aveva la proprietà di trapassare la carta senza sbavare. Questo permetteva di filmare la creazione poetica senza dover interporre la cinepresa, da dietro la tela: si segue - senza vedere né Picasso né 3 suo pennello - il tratto che viene tracciato, la figura che si forma, l'opera in ogni sua fase di realizzazione, con i pentimenti, le improvvise sterzate e i cambiamenti di rotta, fino al risultato finale. L'autore del Dictionnaire non ama Le Mystère Picasso e liquida il film con poche parole: «Picasso non poteva essere regista di se stesso, e Clouzot visibilmente non aveva capito granché del funzionamento della creazione pittorica di Picasso». Laddove Daix mette meno in evidenza il proprio punto di vista e si limita a raccontare, la ricchezza di informazioni è molto più direttamente apprezzabile. Interessanti le voci su tecniche e materiali usati, citiamo i linoleum e la descrizione degli esperimenti con essi realizzati da Picasso. Altre voci sono a carattere più generale, ad esempio luce: «Nato a Malaga, dove trascorse tutta la sua infanzia, Picasso formò il suo sguardo alla luce cruda del Mediterraneo». E Daix passa in rassegna i toni, luce del Nord e luce del Sud, effetti della luce artificiale sui lavori notturni, lampada a petrolio, candele e gas prima dell'illuminazione elettrica. Divertenti e ricchi di curiosità, un po' nello stile delle pagine di Gertrude Stein, sono poi i racconti relativi alle mondanità di Picasso. Alla voce Banquet Rousseau, ad esempio, il resoconto della festa che il pittore diede in nome del Doganiere Rousseau nel 1909, nell'atelier del Bateau Lavoir, appositamente trasformato da sembrare una tela del festeggiato. Particolarmente curata la voce Matisse: senz'altro perché Picasso amava considerarlo il grande riferimento. «Non c'è che Matisse» ripeteva. Poco dopo la sua morte, il 3 novembre 1954, Picasso si mise a dipingere le 15 variazioni sulle Femmes d'Alger di Delacroix e disse alla moglie Jacqueline: «Matisse mi ha lasciato in eredità le sue odalische». D'altro canto, raccontò la suora addetta alle vendite delle cartoline nella cappella di Matisse a Vence, un giorno Matisse, stufo dei commenti dei visitatori, era sbottato: «Sorella, c'è solo una persona che ha il diritto di criticarmi. Vuol sapere chi è? E' Picasso. Salvo ilbuon Dio, beninteso. Lo dica in giro». Quando gli fu riportato l'episodio, Picasso commentò: «Il buon Dio però non lo fa». Gabriella Bosco L'antipatia perMarinetti l'ammirazione per Matisse, gli amici, le donne, le frasi celebri Nella foto a fianco Picasso al lavoro. Sotto, Filippo Tommaso Marinetti: dopo averlo sentito parlare per una notte intera, il pittore sbottò: «A che serve fare tante parole...» Henri Matisse

Luoghi citati: Francia, Libia, Malaga, Nizza, Parigi, Stati Uniti