GOBETTI l'eroe inafferrabile di Piero Gobetti

LA STAMPA Moriva settant'anni fa un protagonista dell'Italia civile: la rivoluzione liberale da riscoprire GOBETTI l'eroe inafferrabile 11 TORINO NA parabola fulminea. Neanche venticinquenne (era nato il 19 giugno 1901), intorno alla mezzanotte del 15 febbraio 1926 si spegneva a Parigi Piero Gobetti. Nella capitale francese era giunto da due settimane. Un esilio a cui lo avevano obbligato le tristi maniere fasciste: botte e misure liberticide. A distanza di settant'anni, il protoawersario di Mussolini ancora attende una biografia, a riprova di quanto inafferrabile resti la sua figura, dominata da una febbre intensa, fra pensiero e azione: tre riviste affollate di firme maiuscole o destinate a diventare tali (Croce e Einaudi, Amendola e Debenedétti, Sturzo e Carlo Levi), una casa editrice, collaborazioni, traduzioni, saggi. Per ora va profilandosi una vita attraverso le lettere: dal carteggio Piero-Ada [Nella tua breve esistenza, a cura di Ersilia Alessandrone Perona, Einaudi) alle missive che compaiono su Mezzosecolo, la «voce» del Centro Studi Gobetti. Tra i corrispondenti inediti, Saba. Il poeta ci riporta al 1923, alla «disavventura» toccata all'amico (arrestato con l'accusa di «appartenenza a gruppi sovversivi»): «Ti sposi, consegni in una volta sola quattro numeri d'una Rivista, vai in viaggio di nozze, e al ritorno ti mettono in carcere; tu vivi, caro e buon Gobetti, in un'atmosfera di grande romanticismo; poco più e mi ricordi Emani, non quello di Victor Hugo, che è brutto, ma quello di Verdi, che amo come la giovanezza». Gobetti e Saba si erano conosciuti a Trieste sul finire del '22. Il 14 dicembre il poeta ringraziò l'intellettuale torinese «della visita e dell'impressione tanto buona - piemontesemente buona - che mi ha lasciato di lei. Lei è la conferma vivente di quello che disse Nietzsche: "il vero coraggio sorride"». Ma non sarà l'autore del Canzoniere a imporsi come il poeta di Gobetti. Bensì Montale, «scoperto» nel '25. Gli Ossi di seppia sono il sessantanovésimo titolo della casa fondata da Gobetti nel 1923. Greco il motto («H moi sun doùlosin», «che ho a che fare con gli schiavi?»). L'«editore ideale» lo sceglierà seguendo il suggerimento di Augusto Monti. Il professore di Mila e Pavese nel luglio del '23 invitava lo «scolaro maestro» ad adottare il motto «bene alfieriano, in greco. Così ci sarebbe la rivoluzione e l'aristocrazia e la libertà e il Piemonte, e l'Italia...». Alfieri, l'eroe della libertà, il protagonista della tesi di laurea di Gobetti. La passione della libertà destinata a irritare il Duce del Fascismo (il Fascismo che l'impavido giovane identificò come «l'auto biografìa della nazione»). Il 1° giugno 1924 Mussolini solleciterà con un telegramma il prefetto di Torino: «Prego informarmi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore». Desiderata ze¬ lantemente rispettati. Il 9 l'abitazione di Gobetti fu perquisita, il numero della Rivoluzione Liberale con la satira del «re democratico», dovuta a Ansaldo, sequestrato. In settembre il direttore di La Rivoluzione Liberale (la seconda rivista, tra Energie nove e II Baretti) verrà duramente percosso. La persecuzione si radicalizzerà fino all'ingiunzione del questore (16 novembre 1925) di sospendere qualsiasi attività editoriale e pubblicistica «in consi¬ derazione dell'azione nettamente antinazionale esplicata». Stava avvicinandosi, per il «disperato lucido», il passo d'addio. Sempre in novembre avvertì Prezzolini: «Potrei venire a patti ma non lo farò. E' probabile che decida invece di venire a Parigi. Verrò a lavorare come editore, se sarà possibile. Qui qualunque mia iniziativa anche letteraria sarebbe sabotata in odio a me». Il 3 febbraio 1926, il commiato dalla moglie Ada e dal fighe Paolo, nato in dicembre. «Va', ma piano» ordinò Go¬ betti al vetturino. Le pupille avide di sempre, ma affondate in uno smarrimento inedito, scivolarono sul portone, forse intuirono le parole che Franco Antonicelli avrebbe inciso sulla lapide: «In questa casa visse / Piero Gobetti / gli ultimi anni della sua vita breve / e da essa partì / il 3 febbraio 1926 / verso l'esilio e la morte / ma in patria aveva lasciato un esempio inesorabile / d'integra liberta / per l'indomani e per sempre». Sulla carrozza, sulla «botte di vetro traballante nella neve», che lo conduceva alla stazione di Porta Nuova, «l'arcangelo della Ri¬ voluzione Liberale» vergò una pagina scabramente, spigolosamente poetica: «Io sento che i miei avi hanno avuto questo destino di sofferenza, di umiltà: sono stati incatenati a questa terra che malediremo e che pure fu la loro ultima tenerezza e debolezza. Non si può essere spaesati». A Parigi accolsero e sorressero Gobetti i Prezzolini, i Nitri, Luigi Emery. Debolissimo per le aggressioni subite, non riuscì a fronteggiare la bronchite che lo assalì. «Il suo volto - testimoniò Giuseppe Prezzolini - non escirà mai dalla mia memoria. Somigliava, quando riposò con la coltre fino al mento, al volto del Leopardi». Il 2 novembre 1926, di ritorno dal Pére Lachaise, la signora Prezzolini, Dolores, scrisse a Ada Gobetti. Cinque fogli fitti, che accompagnavano «un ramoscello d'edera» staccato dalla tomba, il ricordo delle ultime ore: «Furon per Lei le parole di quel giorno. L'avrebbe voluta vicina. (...) "Ma ho paura per il bambino, per il freddo" diceva. (...). Poi parlò di Casorati. Appena guarito avrebbe organizzato un'esposizione di lui». Febee Casorati, l'altra scoperta (con Montale) di Gobetti, l'artista che disegnò il motto «alfieriano» della casa editrice. Alfieri, l'esempio che in Gobetti si rifletté senza rughe: «Egli ha lasciato il più generoso esempio di resistenza intellettuale attiva contro le oppressioni politiche, resistenza dell'individuo solo che non è vinto già per il fatto di sentirsi spiritualmente più alto del tiranno». Bruno Quaranta febbre intensa, fra pensiero e azione: tre riviste affollate di firme maiuscole o destinate a diventare tali (Croce e Einaudi, Amendola e Debenedétti, Sturzo e Carlo Levi), una casa editrice, collaborazioni, traduzioni, saggi. Per ora va profilandosi una vita attraverso le lettere: dal carteggio Piero-Ada [Nella tua breve esistenza, a cura di Ersilia Alessandrone Perona, Einaudi) alle missive che compaiono su Mezzosecolo, la «voce» del Centro Studi Gobetti. Tra i corrispondenti inediti, Saba. Il poeta ci riporta al 1923, alla «disavventura» toccata all'amico (arrestato con l'accusa di «appartenenza a gruppi sovversivi»): «Ti sposi, consegni n una volta sola quattro numeri d'una Rivista, vai in viaggio di nozze, e al ritorno ti mettono in carcere; tu vivi, caro e buon Gobetti, in un'atmosfera di grande romanticismo; poco più e mi ricordi Emani, non quello di Victor Hugo, che è brutto, ma quello di Verdi, che amo come la giovanezza». Gobetti e Saba si erano conosciuti a Trieste sul finire del '22. Il 14 dicembre il poeta ringraziò 'intellettuale torinese «della visita e dell'impressione tanto buona - piemontesemente buona - che mi ha lasciato di lei. Lei è la conferma vivente di quello che disse Nietzsche: "il vero coraggio sorride"». Ma non sarà l'autore del Canzoniere a imporsi come il poeta di Gobetti. Bensì Montale, «scoperto» nel '25. Gli Ossi di seppia sono il sessantanovésimo titolo della casa fondata da Gobetti nel 1923. Greco il motto («H moi sun doùlosin», «che ho a che fare con gli schiavi?»). L'«editore ideale» lo sceglierà seguendo il suggerimento di Augusto Monti. Il professore di Mila e Pavese nel luglio del '23 invitava lo «scolaro maestro» ad adottare il motto «bene della libertà destinata a irritare il Duce del Fascismo (il Fascismo che l'impavido giovane identificò come «l'auto Desiderata ze¬ seconda rivista, tra Energie nove e II Baretti) verrà duramente percosso. La persecuzione si radicalizzerà fino all'ingiunzione del questore (16 novembre 1925) di sospendere qualsiasi attività editoriale e pubblicistica «in consi¬ decida inveVerrò a lavosarà possibmia iniziatsarebbe sab3 febbraio 1la moglie AOMAGGIO A TORAda e Piero Gobetti. Due viperte attraverso otto anni Luca Lamberti ha tratto lo tua breve esistenza, che andal Carignano di Torino alle 2lone fino al 18 febbraio). GPornaro e Lorenzo Fontanapagnia dei giovani», nata dabile diretta da Luca Roncondro. Il 23 febbraio, giornata dtuto Culturale Italiano di PaAl mattino, tavola rotondadella Rivoluzione LiberaleAlessandrone-Perona, Bagnres d'Arcais, Petitot; al pombetti sulla Riforma protestalia» con Paris, Spini, Vial, D Qui a fianco Piero Gobetti visto da Casorati