Pacciani per un giorno torna all'inferno

Perplesso uno degli avvocati: «Il mio ruolo mi impone di chiedere l'ergastolo, però credo sia innocente» Perplesso uno degli avvocati: «Il mio ruolo mi impone di chiedere l'ergastolo, però credo sia innocente» Pacciuni per un giorno torna all'inferno Le parti civili: «Riaprite ilprocesso o condannatelo» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Una scacchiera scossa, con le pedine cadute, confuse, irriconoscibili. Dopo la requisitoria del procuratore generale, Piero Tony, somiglia proprio a questo la sentenza che ha mandato in carcere Pacciani Pietro, come l'assassino della Beretta, come il «mostro di Firenze». E così, è cominciato un rammendo. Difficile, minuzioso, mterrninabile. Perché lo squarcio è di quelli che rendono vecchio e da buttare un vestito nuovo. Dopo la scelta, di certo tormentata, ma pure onesta, del pubblico ministero, tocca agli avvocati di parte civile convincere i giudici che il Pietro «è il mostro», che gli indizi alla base della sentenza, il blocco da disegno, la cartuccia, il portasapone, non sono poi così sfumati e incerti com'è stato detto, ma se considerati nel loro insieme reggono alla verifica e spiegano l'ergastolo. Anzi, i quattordici ergastoli. Ma le strategie usate dagli avvocati sono differenti, talora cozzano l'una contro l'altra ed è difficile capirne la logica. Perché, ormai, sul maniaco ognuno ha la sua idea. O, magari, ne ha più d'una. Se n'è innamorato e ci crede. E quando Luca Santoni Franchetti, patrono per la famiglia di Stefania Pettini, delitto del 1974, e per i francesi, 1985, mette fine al suo interven- to, sui volti dei giudici, sempre impassibili, passa un'espressione di sorpresa e d'imbarazzo. «Concludo dicendo: "Condannate Pacciani". Ma è una finzione, è un assurdo, Lo chiedo, sennò siamo esclusi dal processo. Ritengo Pacciani non colpevole, ma non ho prove». No, la convinzione di Santoni Franchetti è che l'assassino debba ricercarsi fra i componenti del «clan dei sardi», primo duplice omicidio della Beretta cai. 22, 1968. «E' quel delitto, la chiave di tutto. E lo sa bene, la procura della Repubblica, che in quel fatto non c'è traccia di Pietro Pacciani». Così son tornati a risuonare i nomi di Stefano Mele, ma¬ rito di Barbara Locri, la prima vittima, che confesso di aver ammazzato la moglie e fece 14 anni di carcere; poi quello di Francesco Vinci, che della donna fu amante e finì in galera, lui pure come «mostro» scagionato dal vero assassino che ammazzò mentre lui era dietro le sbarre. Ma, se i colpevoli del '68 erano i sardi, come ha fatto la pistola a passare di mano? Non sembra esserci niente di chiaro, in tutta questa storia, e Santoni Franchetti osserva: «Nel processo c'è una maledizione, uno prende una strada e si ritrova in un labirinto». Appunto. Il suo intervento non piace agli altri patroni. «Se non ci fos¬ simo noi, in questo processo mancherebbe l'accusa, cadrebbe ogni dialettica processuale», tuona Patrizio Pellegrini, legale di Winnie e Renzo Rontini, i genitori della Pia, 1984. «Di fronte a certi atteggiamenti si prova un senso di vertigine: ci si costituisce parte civile contro Pacciani, e poi se ne sostiene la non colpevolezza. Eppure il nostro interesse è solo stabilire la verità e noi riteniamo che la verità sia scritta nella sentenza di cui si discute». Ma se i giudici non dovessero esser convinti, ecco la proposta: «Riaprite il processo, la legge ve lo consente. Non ri lasciate con il dubbio. I parenti aspettano e c'è chi lo fa da venti¬ due anni, può farlo ancora per un po'». Perché certi interrogativi, una volta per tutte, devono essere spazzati via. «Pensate se a fianco di Pacciani ci fossero gli eventuali complici, certi aspetti si chiarirebbero? Allora riaprite il dibattimento e sospendetelo subito dopo in attesa che si definisca l'inchiesta bis in corso sui presunti complici negli omicidi, se questo vi può tranquillizzare. L'indagato come complice di Pacciani negli omicidi è quel Vanni che in primo grado venne in aula a giurare che, lui, dell'imputato era solo un compagno di merende. Ma poi aggiunse che ne aveva una paura folle. E' evidente che qui sotto ci dev'essere qualcosa di molto conturbante». Il fatto è, aggiunge, che il procuratore generale ha «nùnimizzato i fatti. Per esempio l'ossessivo ricordo di Pacciani per Miranda Bugli, per la quale uccise nel 1951. E non ha apprezzato nel giusto valore il trauma per il torto subito perché, quando uscì di carcere, lei non lo aveva aspettato ma si era sposata. Di qui la sua ossessione, l'obbligo di punire la donna». Già, perché tutto nascerebbe da quel fatto avvenuto nella preistoria del Mugello. Fece scalpore, e un cantastorie, Aldo Fezzi, detto II Giubba di Dicomano, ci scrisse una ballata. Dice una strofa: «Tal Pier Pacciani ha 26 anni / E parlarne il sangue si ghiaccia / Lui sta a paterno poder detto La Faccia / oh sentite tutto quel che fa». E quello che faceva era aver accoppato un altro con un coltello e una pietra. Il pubblico ministero ha sottolineato la grande abilità dell'assassino nel maneggiare il coltello e la scarsa perizia del Pietro. Ma l'aw. Aldo Colao, patrono delle famiglie Mainardi e Migliorini, delitto del 1982, ricorda come in casa del contadino abbiano trovato due trincetti e come la lama del più grosso, un arnese di quasi mezzo metro, appaia smussata. «Poteva lasciare un segno identico a quello scoperto sull'osso del braccio dell'ultima vittima, Jean-Michel KraveichviH. Verificate». Convinta, la Corte? Non uno dei giudici ha preso un appunto. Ma se non son persuasi, chiedono in coro i difensori di parte civile, allora si rifaccia questo processo. Il tempo c'è, anche se Pacciani potrebbe uscire di carcere il primo di maggio, per scadenza dei termini. E si esamini la cartuccia trovata nell'orto del Pietro. Per il procuratore generale è il vero nodo. Più del blocco da disegno, o del portasapone, più di tutto. Ma c'è qualcosa, nella sentenza, che l'ha convinta, procuratore Tony? «Beh, sì, molto». Per esempio? «E' scritta bene». Vincenzo lessandosi C'è anche chi chiede di aspettare l'esito dell'inchiesta sui complici L'agricoltore potrebbe uscire a maggio per scadenza dei termini sg3ss Ol: : - _> Hi/ Da sinistra, la moglie di Pietro Pacciani a Mercatale e una recente immagine dell'agricoltore. A destra, il testo di una ballata popolare che venne scritta nel 1951 quando Pacciani uccise il rivale

Luoghi citati: Dicomano, Firenze, Locri, Mercatale