Como, l'ombra di un maniaco

Da due mesi un uomo su una Bmw seguiva la giovane commessa Da due mesi un uomo su una Bmw seguiva la giovane commessa Como, l'ombro di un maniaco Sgozzata a 25 anni davanti a casa COMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ha attesa sotto casa, in fondo alla scala, nella vecchia casa di cortile, in piazza Carcano 4, ad Erba. Poi, dopo averla bloccata, l'omicida con una spallata ha aperto la porta di un appartamento disabitato da anni: qui con un fendente, probabilmente con un coltello, le ha reciso l'arteria carotide, la vena giugulare e la trachea. Così è morta Marisa Fontanella, venticinquenne commessa, una bella ragazza, volitiva, sempre sorridente. E ora nel Comasco si dà la caccia al maniaco. Perché è proprio questa la pista principale seguita dagli investigatori. Quasi certamente Marisa è morta per dissanguamento, anche se l'omicida ha coperto il corpo della ragazza con un materasso ed una coperta. Probabilmente lo ha fatto per evitare che i lamenti della giovane potessero richiamare l'attenzione dei vicini di casa. Nessuno, però, si è accorto di nulla. H corpo ormai privo di vita della giovane commessa è stato scoperto poco prima delle 15 da un giovane cugino, Stefano Schinello, e da un amico di famiglia, Tito Cognetti. Lo hanno scoperto quasi per caso. Si sono infatti appoggiati alla porta dell'appartamento disabitato. Porta che si è aperta, e davanti ai loro occhi una scena agghiacciante: le gambe di Marisa che uscivano da sotto il materasso e molto sangue. L'omicida ha trascinato il corpo della giovane commessa, lasciandosi dietro una scia di sangue. Pochi istanti dopo è arrivata la mamma di Marisa, Tiziana Alfano. Subito dopo sono giunti anche i carabinieri di Erba, la cui caserma è a due-trecento metri dal luogo del delitto, e successivamente quelli del nucleo operativo di Como. La ragazza era completamente vestita. Un paio di fuseaux neri e un girocollo dello stesso colore. Non sono stati trovati segni di colluttazione e neppure di violenza. «Un solo colpo, almeno per quanto si è potuto vedere: un quadro più preciso lo avremo dopo aver effettuato l'autopsia prevista per domani» dice il dottor Giovanni Scola, anatomopatologo dell'ospedale Sant'Anna di Como, dopo una prima ispezione del corpo della ragazza. L'allarme è scattato ieri mattina poco dopo le 9. Quando cioè la giovane commessa non si era presentata sul posto di lavoro, il negozio di abbigliamento «Replay Store» di piazza San Fedele a Como. E' stato il titolare del negozio, Luca Ballabio, a telefonare a casa di Marisa. Al telefono ha risposto, sorpresa, la sorella Stefania, ventiduenne: «Come non è andata al lavoro? Qui in casa non c'è più». Marisa di casa solitamente usciva attorno alle 8,15, per raggiungere Como con la sua R5. Nel frattempo anche i genitori erano già usciti di casa, per andare a lavorare. Stefania ha perciò telefonato al fidanzato della sorella, Ivan Lissi, ventiseienne, imprenditore tessile. Il ragazzo si è messo a cercare la fidanzata, ripercorrendo le strade solitamente percorse da Marisa. Niente. E nessuna segnalazione anche ai pronto soccorso degli ospedali della zona. «L'hanno rapita!» hanno pensato i famigliari della giovane che poco dopo le 10 hanno denunciato la scomparsa ai carabinieri di Como. Perché rapita? Un'ipotesi che per adesso rimane molto fumosa. Attorno a mezzogiorno ci si è accorti che la R5 di Marisa era in garage. Tre ore dopo la macabra scoperta. Cosa può essere accaduto? Risposte all'interrogativo almeno per ora non ce ne sono. Dice il magistrato inquirente, Vittorio Nessi, sostituto procuratore di Como: «Non disponiamo di elementi utili per far luce su quanto accaduto». A tarda ora, ieri, il magistrato inquirente, e il comandante dei carabinieri tenente colonnello Orazio Ventura erano ancora nella caserma di Erba, ad interrogare numerosi testimoni. I famigliari e i conoscenti di Marisa. Emerge dal racconto di Luca Ballabio che Marisa da un paio di mesi era preoccupata, spaventata. Questo perché? «Perché c'era un tizio che a bordo di una Bmw nera e targata Varese spesso la seguiva quando tornava a casa - dice Luca Ballabio -. In un'occasione l'aveva anche bloccata, invitandola ad uscire con lui. Marisa aveva paura tanto che sempre più spesso si faceva accompagnare al parcheggio dove abitualmente lasciava la sua macchina». Negli ultimi due mesi, poi, la casa in cui Marisa, assieme ai genitori e alla sorella, abitava, per due volte era stata visitata dai ladri. E in entrambe le occasioni erano stati rubati soltanto oggetti personali della ragazza, compresa la biancheria intima. Un «colpo» da maniaco. Marco Marcili Il corpo trovato sotto un materasso Recentemente la ragazza aveva denunciato due filiti: in entrambi i casi il ladro aveva rubato solo effetti personali e biancheria intima Sopra: Gabriella Bini Accanto: l'appartamento dove è stata uccisa