«Linciamo il sindaco europeo» di Foto Ansa

Rivolta e coprifuoco nella capitale dell'Erzegovina: «Divisione ingiusta» Rivolta e coprifuoco nella capitale dell'Erzegovina: «Divisione ingiusta» «Linciamo il sindaco europeo» Mostar, migliaia di croati assaltano la sede Ue ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Mentre a Sarajevo la cattura - ma qualcuno sostiene che si sarebbero costituiti - degù alti ufficiali serbi da parte della polizia bosniaca ha portato all'interruzione dei contatti tra le due parti, mettendo in pericolo il fragile processo di pace, una nuova minaccia agli accordi di Daytpn è .venuta ieri da Mostar. Nella «capitale» dell'Erzegovina, migliaia di manifestanti croato-bosniaci hanno assediato la sede dell'amministratore europeo della città, Hans Koschnik, per protestare contro la sua decisione di suddividerla in sette distretti. La folla ha assaltato le macchine dei rappresentanti dell'Unione europea, danneggiando alcuni mezzi. Dopo aver frantumato i vetri, un centinaio di persone sono penetrate nell'albergo Ero, dove si trova l'ufficio di Koschnik, e hanno esposto la bandiera croata. Dopo l'intervento delle locali autorità croate, la situazione si è calmata. Dalle prime ore del pomeriggio la sede dell'Unione europea è pattugliata da due blindati dell'Ifor, mentre gli elicotteri della Nato continuano a sorvolare Mostar dove è stato introdotto il coprifuoco. Dopo l'annuncio fatto in mattinata da Koschnik, secondo cui Mostar sarebbe stata divisa in sette distretti, tre a maggioranza croata, tre a maggioranza musulmana, e uno centrale, il sindaco della parte occidentale della città controllata dai croati, Mijo Brajkovic, ha dichiarato che la decisione dell'amministratore europeo viola gli accordi di Dayton che prevedevano sei distretti, nonché la costituzione della Federazione bosniaca, dividendo di fatto la città in due. «Da questo momento interrompiamo ogni contatto con l'Unione europea», ha dichiarato Brajkovic accusando Koschnik di essersi schierato con i musulmani, mettendo i croati in posizione minoritaria con la costituzione del settimo distretto centrale. Nella sua veste di presidente di turno del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, il ministro degli Esteri Susanna Agnelli ha annun¬ ciato di aver compiuto «un passo con la presidenza a Zagabria per sollecitare energicamente la massima cooperazione in merito alla situazione^ Mostar». Di fronte alla commissione Esteri Susanna Agnelli ha confermato che è stata minacciata l'incolumità dell'ammi¬ nistratore europeo a Mostar e che il suo arbitrato si è scontrato con la resistenza croata. Nel frattempo il tribunale internazionale dell'Aia per i crimini di guerra in ex Jugoslavia ha chiesto al governo bosniaco di trattenere in carcere il generale serbo Djukic e il suo vice, il colonnello Krsmanovic, perché ci sono indizi seri sulla loro responsabilità nei massacri dei civili a Sarajevo. La reazione dei serbi è stata immediata: la rottura di ogni contatto con le autorità di Sarajevo é le accuse all'Ifor. «Se le forze della Nato non provvederanno al rilascio e alla riconsegna dei nostri 11 militari noi non riconosceremo più l'Ifor», ha dichiarato in un'intervista il comandante in capo delle truppe serbo-bosniache generale Ratko Mladic. Insieme a Karadzic, il generale Mladic è il primo sulla usta degli incriminati del tribunale internazionale dell'Aia, e secondo gli accordi di Dayton avrebbe già dovuto essere consegnato al tribunale. «La detenzione dei nostri ufficiali è illegale e ingiustificata», ha ribadito Nikola Koljevic, braccio destro di Karadzic, sottolineando che gli accordi di Dayton rischiano di saltare. «I serbobosniaci sbagliano nel non voler più cooperare nell'applicazione del piano di pace, perché quello che hanno fatto le autorità bosmache è del tutto corretto. Anche i serbi dovrebbero cercare ed arrestare quelli che considerano criminali di guerra», ha dichiarato il presidente del tribunale internazionale dell'Aia Antonio Cassese. Ma i serbi hanno cancellato l'incontro con il responsabile delle questioni civili della missione di pace in Bosnia Cari Bildt e con il principe Carlo che oggi visiterà i soldati britannici in Bosnia. La notizia sul fatto che gli arrestati si sarebbero costituiti è stata così commentata da un ufficiale straniero a Sarajevo: «E' possibile che qualcuno voglia consegnarsi agli investigatori internazionali per scindere le proprie responsabilità da quelle di chi ha commesso i CTimini di guerra». Ingrid Badurina La folla inferocita circonda l'auto (al centro della foto) del rappresentante dell'Unione Europea a Mostar [FOTO ANSA]