PUCCINI E IL GRANDE SCHERMO Dal 5 febbraio dieci pellicole per il centenario della «Bohème»

PUCCINI E IL GRANDE SCHERMO PUCCINI E IL GRANDE SCHERMO Dal 5 febbraio dieci pellicole per il centenario della «Bohème» ON poteva mancare il cinema nel quadro delle manifestazioni allestite dalla Città di Torino per il centenario della «Bohème» al Teatro Regio. Il programma curato dal Museo Nazionale del Cinema, in cartellone al Massimo dal 5 all' 11 febbraio, privilegia dieci titoli fra gli innumerevoli disponibili: segno indiscutibile di una particolare sintonia fra il melodramma pucciniano e le strategie narrative e spettacolari del nuovo linguaggio popolare. A cominciare dal muto, quando furono realizzati «The Girls of the Goden West» di Cedi B. De Mille (1915, prima trasportazione dell'opera), «Harakin» di Fritz Lang (1919, una variazione sul tema straordinaria Lilian Gish, a tutt'oggi considerata una delle migliori versioni del romanzo di Murger. Ancora più numerose sono le frequentazioni pucciniane del cinema sonoro, più o meno rispettose di trame e ambientazioni. Tradimenti d'autore - e perciò decisamente interessanti - sono, per esempio, la «Manon» di Clouzot, che sposta l'azione nella Francia del 1944; o quello di Carmine Gallone, che reinterpreta «La Tosca» in chiave di rilettura popolare dei temi della restistenza («Avanti a lui tremava tutta Roma», 1946). 0, ancora, il grottesco-surreale «Vita da Bohème» di'Aki Kaurismaki (1992), che a forza di astrazioni recupera un più profondo legame con la poesia melodrammatica del romanzo originale, scordandosi completamente di Puccini. Da vedere o rivedere, facendo il confronto con la versione del 1942 di Marcel L'Herbier, con Maria Denis. Completano infine il programma, l'inquietante «M Butterfly» di David Cronenberg (1993), il biografico «Puccini» di Carmine Gallone (1952, con Gabriele Ferzetti: gran successo popolare all'epoca della sua uscita), e il mediocre «Tosca» (1941), preparato da Renoir, che dovette abbandonarlo nelle mani del suo assistente Karl Koch a causa dello scoppio della guerra. Una curiosità: Luchino Visconti fece l'assistente alla regia per il film, il cui maggior interesse risiede nell'aver immerso la vicenda nel clima della Roma barocca e papale «per amplificare con il suo plastico chiaroscuro» il dramma delle passioni. Quanto al «Maggio musicale» di Gregoretti, che chiude la rasegna, è un film del 1980, che usa il Teatro Regio come set per la messa in scena di un'ennesima versione della «Bohème». [a. b.] Jeremy Irons è il protagonista del drammatico «M Butterjly», presentato nella rassegna al Massimo

Luoghi citati: Bohème, Francia, Roma, Torino