Il tour prenderà il via a Palermo l'11 marzo: «Devo ai miei fans una rimpatriata» Zero a teatro con trent'anni di canzoni di Stefania Miretti

Il tour prenderà il via a Palermo l'il marzo: «Devo ai miei fans una rimpatriata» Il tour prenderà il via a Palermo l'il marzo: «Devo ai miei fans una rimpatriata» Zero a teatro con trenf anni di canzoni «Ma vorrei fare uno spettacolo in televisione» ROMA. Torna nei teatri, Renato Zero, per festeggiare trent'anni di canzoni, travestimenti, crociate, imprese. Ma pensa alla tv: «Mi piacerebbe fare un programma insieme a Venditti, Baglioni e Pino Daniele. Lo intitolerei "I quattro moschettieri"». E cosa vorrebbe fare, in televisione, con loro? E perché poi proprio Venditti, Baglioni e Daniele? «Vorrei fare uno spettacolo dal vivo, d'improvvisazione. Noi musicisti siamo sempre ostinatamente single, anche se poi condividiamo mille cose. I tre colleghi che ho citato, poi, sono quelli che sento più vicini, una specie di asse Roma-Napoli, alla ricerca dei valori comuni. Senza farsi assillare dal problema dell'audience. Perché è chiaro, se si cerca l'audience, la lacrima paga di più». A proposito di lacrime, è vero che va a «Carramba»? «Sì, all'ultima puntata. Non m'aspetto sorprese, grazie al cielo vedo frequentemente tutti i miei amici, e non mi risulta d'avere figli segreti. Se invece me ne presentassero uno in tra smissione... più che col pianto, reagirei con una crisi isterica». Invece in teatro si esibisce da solo. «Racconto la mia storia musicale, una sorta di rimpatriata col mio pubblico. Ogni tanto ci vogliono, queste cose. Sarà un lungo tour attraverso l'Italia, quello che inizierà l'I 1 marzo dal teatro Biondo di Palermo». E prima farà un salto a Sanremo? Lei quest'anno partecipa in veste di pro¬ duttore, con Bindi e i New Trolls. Scommettiamo che Baudo troverà il modo di farla salire sul palco? «A Sanremo ci dovrò andare, per forza. Tra l'altro, noi di Fonopoli da tre anni abbiamo un premio per il miglior arrangiatore: non mi farebbe schifo salire sul palco dell'Ariston per consegnarlo». Il progetto Fonopoli è sempre al centro dei suoi pensieri? «Sì, ma ormai siamo vicini alla realizzazione: conto molto sull'aiuto del sindaco Rutelli, che ha promesso di darci una mano ad eludere le trappole burocratiche. Fonopoli vuole essere una scuola, una palestra di vita, e anche un modo per togliere i giovani dai bar, per dare speranze e occasioni a chi non ne avrebbe». E con Loredana Berte vi vedete ancora? «Fonopoli produce il nuovo disco di Loredana, che uscirà in marzo. Certo, dopo la morte di Mimi Loredana è ancora più fragile di prima. Anche io lo sono, ma io, a differenza di lei, ho una famiglia, vivo con mia ma¬ dre e non sono mai solo». Come mai vive ancora con sua madre? «Mi sento utile. Lei è stata talmente generosa e presente con me, a questo punto è giusto che si ribaltino i ruoli. Poi mamma mi diverte, è folcloristica. Lei è la Roma che non esiste più, se non vedo lei i romani dove vado a cercarli? Ai confini del raccordo anulare?». Tre anni fa lei scrisse «Ave Maria» e molto si parlò di una sua conversione. A che punto è con la religione, Zero? «Intanto vorrei chiarire che allora non stavo cercando alcun riscatto, ci sono anche troppe conversioni fasulle da parte di persone che pensano di garantirsi così una vecchiaia senza Tavor. Io sono cresciuto in mezzo ai religiosi, zii preti, insegnanti in abito talare, e ho avuto bisogno di tempo per smaltire l'intossicazione. Oggi per me Dio non è più un castigatore celeste, ma una presenza democratica e rassicurante». Stefania Miretti Renato Zero

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