Da Monet a Gauguin, mostra a Milano Armani fa sfilare i re della pittura di Antonella Amapane

Da Monet a Gauguin, mostra a Milano Da Monet a Gauguin, mostra a Milano Armoni fa sfilare i re della pittura MELANO. «L'arte, che emozione. Ricordo ancora quando da ragazzino, quasi in stato di choc, sgranavo gli occhi di fronte a una natura morta di Morandi. Quei paesaggi sospesi nel tempo mi entusiasmavano. Credo che sia nato in quel momento il mio amore per la pittura», racconta Giorgio Ann ani, promotore - insieme con il Comune di Milano e Leonardo Mondadori - di una grande mostra: da Monet a Picasso. Una straordinaria collezione di dipinti impressionisti e post impressionisti che, al completo, per la prima volta escono dal museo Puskin di Mosca per essere esposti a Milano, a Palazzo Reale, dal 15 febbraio al 30 giugno. Si tratta di sessanta tele e di venticinque disegni di Monet, Picasso, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Rousseau e Degas. Insomma una rassegna di altissimo livello, come da anni non se ne vedevano. Costo dell'operazione: 4 miliardi e ottocento milioni. Giorgio Armari racconta come l'iniziativa l'ha subito entusiasmato: «E' stato Leonardo Mondadori, pochi mesi fa, sul finire dell'estate, a propormi di promuovere insieme con lui questo grande evento culturale. Devo dire che mi emoziona molto anche il fatto che sia un rappresentante della moda a sostenere una manifestazione artistica che avrà sicuramente una grande risonanza, richiamando centinaia di migliaia di visitatori provenienti da svariati Paesi». E' anche grazie al suo intervento che i dipinti sono usciti per la prima volta dal Museo Puskin di Mosca? «Magari! Io mi limito a profondere in questa operazione il mio entusiasmo e una grossa sponsorizzazione. Per il resto credo che il nome di Armaru' abbia influito». Non è mai accaduto che uno stilista promuovesse una rassegna di questo calibro, l'iniziativa è anche dettata dal fatto che lei sentiva la mancanza di una mostra internazionale a Milano? «Milano è la mia città, si può immaginare quanto mi stia a cuore che se ne parli per un'iniziativa specialissima, al pari di quelle che animano la vita culturale di Parigi, Londra, New York. E poi Milano merita l'attenzione internazionale: è civile, elegante... Ha conosciuto periodi storicamente e artisticamente vivacissimi. Non sarà una temporanea crisi di identità a metterla in ginocchio». Lei è famoso per il suo stile pulito, understatement. L'impressionismo è la prima vera arte borghese, che cosa le piace di questa scuola? «Proprio per il fatto che è la prima vera arte borghese: ritratti, paesaggi urbani, giardini... soggetti realistici, calma meditativa, intellettualità spontanea, chiara e rigorosa assieme. Tutte sensazioni che mi sono molto familiari». Quando è stato al Museo Puskin? «Purtroppo mai». E' un collezionista d'arte? «No, appartengo a quella categoria di persone convinte che dei patrimoni artistici possano fruire tutti. E' meglio che le opere d'arte restino nei musei. Ma se lo fossi acquisterei dipinti impressionisti, perché rappresentano l'inizio dell'avventura artistica moderna, sono la rivelazione della luce e del colore». La donna degli impressionisti è molto lontana, ovviamente nel tempo ma anche nello stile, dal suo modello feniminile. E' un'osservazione corretta o invece hanno qualche cosa in comune? «Nel tempo q^eU'immagine è effettivamente lontanissima, ma nella concezione mi pare molto vicina. La donna degli impressionisti, come la mia, è composta, dignitosa, viva, corretta, priva di accenti caricaturali. Totalmente priva di volgarità». Fra arte e moda esiste un parallelo? «Soltanto se è senza forzature. Se significa che entrambe sono formidabili mezzi per esprimersi e altrettanto straordinari mezzi per comunicare». Antonella Amapane