«La morte ci porterà nello spazio» di Giovanni Bianconi

11 Cagliari: i 2 ragazzi avevano centinaia di riviste sull'esoterismo «La morte ci porterà nello spazio» Nelle lettere la chiave del duplice suicidio IQLESIAS dal nostro inviato Stanno appollaiati sui gradini della chiesa - «sempre fuori, mai dentro», si lamenta il prete - e si guardano in faccia. In silenzio. Due loro amici si sono ammazzati da ventiquattr'ore ma loro non hanno niente da dire, da dirsi. Perché Roberto e Stefano - due di loro, due ragazzi di sedici e diciassette anni trascorsi a Fluminimaggiore, un paese srotolato in due file di case fra le montagne dell'Iglesiente, lungo la strada tortuosa che porta al mare - si sono ammazzati a fucilate? «Io proprio non lo so - dice David, piccolo e con ima chioma da indiano - soprattutto Stefano non lo capisco. Roberto era scontento della vita, aveva dei problemi a casa, ma Stefano no, stava bene, anche se parlava sempre dell'Aldilà, degli extraterrestri, dei fantasmi e della reincarnazione». Uno prova a sorridere: «Forse l'hanno fatto per gioco». «Un gioco stupido», taglia corto Simone, zuccotto di lana calato sulla fronte arrossata dai brufoli. Stanno su queste scale perché a Fluminimaggiore - 3200 abitanti e 700 disoccupati - non c'è nemmeno una piazza. La sera si rinchiudono in un bar tra birra, videogiochi e biliardo. Lunedì mattina Stefar j e Roberto sono stati qui con gli altri, fin verso mezzogiorno, poi sono andati a casa di Roberto ed è successa la tragedia. La casa è a poche centinaia di metri più su, costruita a metà: fuori si vedono ancora i mattoni e la calce, manca l'intonaco; dentro non ci sono le porte. Con gli occhi gonfi di chi non dorme da due giorni, due zìi di Roberto stanno dipingendo le pareti per cancellare le macchie di sangue schizzate dappertutto. I genitori li hanno tenuti fuori, non hanno potuto vedere nemmeno i corpi dei due poveri ragazzi, erano troppo malridotti. Stefano l'hanno trovato all'ingresso, riverso nel sangue e con la tempia spappolata; Roberto era in camera dei genitori, davanti all'armadio, con tutti e due i fucili al suo fianco. Da questo particolare si pensa che sia stato lui a sparare all'amico, per poi tirarsi un colpo in faccia. Che si sia trattato di un duplice suicidio è scritto nel biglietto, anch'esso insanguinato, trovato accanto al cadavere di Stefano. C'erano messaggi d'addio e le firme di tutti e due. Ai genitori hanno scritto che non è colpa loro, agli amici hanno dato 1'«arrivederci nell'Aldilà», chiedendo non lacrime ma festa, musica al loro funerale e la costruzione di un tempietto in loro ricordo. Perché? David si sforza un po' più degli altri per trovare una ragione: «Roberto aveva dei problemi, diceva che i genitori lo rimbrottavano di continuo, che appena compiuti diciott'anni se ne sarebbe andato. Già qualche anno fa tentò di tagliarsi le vene. E adesso che ci penso, quest'estate, durante una gita fatta sulle mon- tagne qui intorno, davanti a uno strapiombo uno dei due disse all'altro: sarebbe bello gettarsi qui dentro. Ma nessuno li prese sul serio». E Stefano? Era l'amico del cuore di Roberto, nato in Germania, figlio unico di una famiglia di immigrati rientrata in Sardegna. «Lui era fissato col Tibet, dove diceva che c'era il Lama o non so che altro. Era fissato con gli Ufo e gli extraterrestri, qualche volta mi ha invitato a casa sua per fare quei viaggi spaziali che riuscivano solo a lui». Quei che? «Viaggi spaziali: si sdraiava sul letto, chiudeva gli occhi è diceva che partiva, si estraniava, il suo corpo non era più materia e viaggia- va nello spazio». A casa sua i carabinieri hanno trovato montagne di riviste di esoterismo e parapsicologia, un'intera collezione di Misteri, mensile che nell'ultimo numero parla dei «riti segreti del voodoo», «l'isola dei morti viventi», «licantropi e santoni», «enigmi della mente». E poi quaderni riempiti con vere e proprie relazioni di quei «viaggi spaziali», destinate a chissà chi: «La prima volta mi sono trovato in un tunnel, ho avuto paura e sono tornato indietro. La seconda mi sono lasciato trasportare da qualcuno che non s'è fatto riconoscere...». Adesso quel materiale è a disposizione dei carabinieri e del giudice che deve cercare di capire che cosa è successo. E' da quel materiale che hanno preso corpo le voci sullo spiritismo e il misticismo come cause scatenanti della tragedia. Ma di «messe nere» e riti simili non c'è traccia. Qualcuno parla di problemi con le ragazze, ma si raccolgono solo notizie frammentarie su una certa Valentina, di Iglesias, che Roberto non riusciva ad agganciare per la sua timidezza. Risposte più precise sulla dinamica del doppio suicidio arriveranno dall'autopsia. «Secondo me hanno deciso insieme, ma poi Stefano non ha avuto il coraggio e Roberto gli ha sparato», dice uno di quelli dei gradini della chiesa. «Sì, ma forse prima era stato Stefano a trascinare Roberto verso questa decisione», ribatte un altro. Comincia a cadere una pioggia pigra e indifferente come tutto in questo paese animato d'estate e abbandonato a una specie di letargo in inverno. Ma voi siete contenti di questa vita? «Io sì, abbastanza», risponde David. Non vorreste andarvene? «Beh, quello è il sogno di tutti. Ma siamo qui...». Pure il sindaco Piergiuseppe Massa è qui, ha fatto mettere la bandiera a lutto fuori dal municipio dove un cartello firmato dai «700 disoccupati di Fluminimaggiore» ricorda: «Siamo stanchi di norme e burocrati che tutelano eucaliptus e dimenticano gli uomini». «Questo fatto drammatico - dice il sindaco - poteva succedere anche a Busto Arsizio. Non bisogna demonizzare e penalizzare ancor di più questo paese già tanto colpito dalla crisi economica, anche se il problema dei giovani c'è». I giovani sono quelli radunati davanti alla chiesa, il panorama offre case in costruzione, pecore e montagne coperte di nuvole. Avete hobby o interessi particolari? «La musica, che piaceva anche a Roberto e Stefano. Roberto era fissato con il metal, Stefano con il rap e la tecno, ha inciso pure due cassette». David va a casa e le tira fuori. Una si intitola «Agonia», sulla copertina Stefano aveva disegnato uno scheletro che si aggira fra le croci di un cimitero. Una canzone l'aveva chiamata «Problemi», David attacca il registatore ed ecco la voce del suo amico che al ritmo di Jovanotti canta: «Ma cornasi fa a sopportare i problemi della vita?... Vai avanti e vedrai/ che così capirai/ devi aprire quella porta/ è un traguardo sicuro/ è una meta per un duro». Stefano l'ha scritta e incisa l'estate scorsa; qualche mese dopo, lunedì scorso, s'è chiuso in casa col suo amico Roberto, e si sono ammazzati a fucilate. Giovanni Bianconi Un amico racconta: «Pochi mesi fa davanti ad uno strapiombo uno disse all'altro: sarebbe bello gettarsi assieme» wmm Due immagini della casa in cui si è consumata la tragedia di Roberto e Stefano. Accanto, un parente

Persone citate: Lama, Piergiuseppe Massa

Luoghi citati: Busto Arsizio, Cagliari, Fluminimaggiore, Germania, Iglesias, Sardegna, Tibet