«Tokyo risarcisca le 200.000 schiave del sesso» L'onu interviene per le coreane e cinesi stuprate durante la guerra

«Tokyo risarcisca le 200.000 schiave del sesso» GIAPPONE Ma il premier respinge l'invito: non è legale. Il racconto delle superstiti sulle atrocità subite «Tokyo risarcisca le 200.000 schiave del sesso» L'Onu interviene per le coreane e cinesi stuprate durante la guerra GINEVRA. Il governo giapponese ha respinto ieri con imbarazzo l'invito rivoltogli da un'organizzazione umanitaria dell'Onu a pagare un indennizzo ufficiale alle cosiddette «donne di conforto» costrette a lavorare come prostitute per l'esercito imperiale durante l'ultima guerra. Il premier Ryutaro Hashimoto ha detto che l'invito «non ha base legale». Duecentomila ragazze dai 13 anni in su (un migliaio soltanto sono ancora vive) furono costrette ad avere fino a 70 rapporti sessuali al giorno, umiliate, picchiate, torturate, spesso uccise ad opera dei militari dell'armata imperiale giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Tutti gli orrori subiti dalle cosiddette «donne di conforto» sono stati denunciati in un dettagliato rapporto dell'Onu anticipato ieri a Ginevra. Nel documento, che sarà sottoposto il mese prossimo alla Commissio¬ ne dei Diritti dell'Uomo, si descrive come le circa 200.000 giovani, reclutate con la forza soprattutto in Corea e costrette a fare le prostitute, siano state trattate alla stregua di animali. La condizione nelle quali esse, prima di morire o essere uccise, hanno vissuto per anni e anni viene definita dall'Onu col termine «schiavitù sessuale multare». Le ragazze erano obbligate a «lavorare» nelle «case di conforto» - baracche di legno o tende a poca distanza dalla linea del fronte - praticamente senza interruzione: c'erano sempre decine di uomini in fila davanti al cubicolo numerato che a ognuna di esse veniva assegnato. Quelle che si ribellavano venivano selvaggiamente picchiate e poi fatte sparire, quelle che presentavano i sintomi di una qualche malattia venerea venivano uccise sul posto. La relatrice speciale della Commissione dei Diritti dell'Uomo, Radhika Coomaraswamy, ha impiegato mesi e mesi a ricostruire con frequenti visite in Corea, Giappone e altri Paesi asiatici la loro agghiacciante vicenda e raccomanda nel suo rapporto che il governo di Tokyo chieda scusa a ognuna delle superstiti e fornisca loro una somma di denaro in segno di risarcimento. E' stato chiesto anche che questa vicenda venga inclusa nei libri di testo di storia degli studenti giapponesi. La signora Coomaraswamy ha parlato con molte di queste sopravvissute ed ha raccolto testimonianze raccapriccianti. «Una mia compagna, che si lamentava perché non ce la faceva a subire la violenza di 40 militari ogni giorno, è stata decapitata davanti a tutti, a un'altra è stato infilato un ferro rovente nelle parti intime per disinfettarle. Io avevo 13 anni e fui torturata ogni giorno», ha raccon¬ tato Chong Ok Sun. Alle ragazze non veniva quasi mai consentito di uscire dal loro alloggiamento, il loro solo aumento era un po' di riso accompagnato da un sorso d'acqua e i loro vestiti venivano cambiati due volte l'anno. Erano però tenute a lavarsi con cura tra uno stupro e l'altro, ma a volte non ne avevano il tempo perché venivano immediatamente aggredite da coloro che attendevano il loro turno. Secondo il rapporto Onu, è fuor di dubbio che questa turpe vicenda venuta ora alla luce in tutti i suoi macabri dettagli vada ascritta tra i crimini contro l'umanità. Tokyo da parte sua respinge il rapporto perché opera di «estranei» e si ritiene esente da obblighi legali nei confronti delle vittime perché all'epoca dei fatti «il Giappone non aveva firmato le convenzioni internazionali in materia di territori occupati in guerra». [Ansa]

Persone citate: Chong, Coomaraswamy, Ryutaro Hashimoto

Luoghi citati: Corea, Giappone, Ginevra, Tokyo