Pale rompe i contatti con Sarajevo: illegittima la cattura del generale Djukic Bosnia, le guerra degli arresti

Pale rompe i contatti con Sarajevo: illegittima la cattura del generale Djukic Pale rompe i contatti con Sarajevo: illegittima la cattura del generale Djukic Bosnia, le guerra degli arresti Serbi e Nato contro i musulmani, pace in bilico ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Per rappresaglia contro l'arresto da parte della polizia bosniaca dei loro ufficiali, tra cui il generale Djukic, braccio destro del comandante in capo delle truppe serbo-bosniache generale Mladic, le autorità di Pale hanno deciso ieri di sospendere ogni contatto con il governo di Sarajevo. Dopo una riunione di emergenza del «Parlamento» serbo-bosmaco il portavoce Dragan Bozanic ha annunciato che verranno interrotti tutti i negoziati con i rappresentanti della federazione bosniacocroata fin che non verranno liberati tutti i loro uomini. «Sarajevo è diventata la Beirut europea e si è già squalificata come capitale congiunta di serbi, musulmani e croati» affermano i serbi e sottolineano che non ci saranno più trattative nella città perché mancano le garanzie per la sicurezza dei loro rappresentanti. Le autorità serbe continuano infatti a sostenere che il generale Djukic e il colonnello Krsnianovic stavano andando a una riunione con le forze della Nato, che doveva aver luogo all'aeroporto di Sarajevo, quando sono stati catturati dalla polizia bosniaca. Ma il portavoce dell'Ifor, Andrew Cumming, ha smentito che gli alti ufficiali serbi si stessero recando a un nuovo giro di negoziati. Nel quartier generale dell'Ifor si dicono sorpresi e preoccupati per le possibili conseguenze dell'arresto dei militari serbi. «Si tratta di un arresto provocatorio gravido di incognite. H tener prigioniero un generale potrebbe scatenare una reazione sproporzionata. Sarebbe un peccato se questo incoraggiasse una rappresaglia da parte dei serbi» ha detto Cumming, sottolineando che il processo di pace è ancora molto fragile. Intanto il generale Djukic e il colonnello Krsmarìovic rimangóno in prigione a Sarajevo insieme ad altri sei miliziani di Karadzic, tutti arrestati dalla polizia bosniaca nel perìodo dal 28 gennaio al 2 febbraio. «Abbiamo le prove che i due alti ufficiali serbi hanno non soltanto partecipato nell'uccisione dei civili, ma che sono stati loro ad organizzare queste uccisioni» ha dichiarato l'ex ministro degli Interni bosniaco Bakir. Alispahic che adesso dirige i servizi segreti di Sarajevo. I crimini di guerra sono stati compiuti nella regione della capitale, ha detto Alispahic, ma non ha voluto fornire dettagli per non intralciare l'inchiesta. Oltre al generale Djukic e al colonnello Krsmanovic, fermati insieme al loro autista nei pressi dell'aeroporto, i bosniaci hanno confermato l'arresto di altri cinque soldati serbi, di cui tre verranno accusati di aver ucciso civili musulmani a Zvornik, Visegrad e Foca, in Bosnia orientale, mentre due verranno rilasciati nelle prossime ore perché ritenuti non colpevoli. «L'inchiesta è stata affidata al tribunale internazionale dell'Aia e noi rispetteremo le sue decisioni» ha detto Alispahic. Ma il portavoce del tribunale internazionale dell'Aia per i crimini di guerra in ex Jugoslavia ha dichiarato che i responsabili del tribunale sono a conoscenza di soltanto tre arresti, e non otto. «Il governo bosniaco ci ha avvertiti venerdì scorso senza però fornire i nomi dei prigionieri». A detta dei serbi nelle mani dei bosniaci si troverebbero undici loro ufficiali. Comunque né il generale Djukic né il colonnello Krsmanovic si trovano per ora sulla lista dei 52 imputati compilata dal tribunale. Intanto il presidente del tribunale internazionale dell'Aia Antonio Cassese ha criticato le autorità di Zagabria e di Belgrado per la non cooperatività con il tribunale. Nella capitale croata è stato aperto un ufficio del tribunale, ma le autorità non hanno ancora fatto eseguire i mandati di cattura contro gli incriminati. In quanto a Belgrado non hanno nemmeno riconosciuto il tribunale internazionale dell'Aia, anche se, a detta di Cassese, le autorità serbe hanno promesso di cambiare atteggiamento. Quel che per il momento rimane poco chiaro è come sia avvenuta la cattura dei due ufficiali serbo-bosniaci. Pare che il generale viaggiasse nei pressi dell'aeroporto di Sarajevo, quando ad un incrocio il suo autista ha sbagliato direzione ed è finito diritto in un posto di controllo della polizia bosniaca. IngridBadurina