E Gianfranco si fa colomba «Lascio ad altri la rottura» di Alberto Rapisarda

E Gianfranco si fa colomba Lascio ad altri la rottura « » E Gianfranco si fa colomba Lascio ad altri la rottura « » BL NERVOSISMO DELLA DESTRA SROMA CENE di nervosismo nei dintorni di An: Francesco Storace sbatte la porta in faccia alla cronista di «Tempo reale» che gli si appropinqua con un microfono; il direttore del Secolo d'Italia, Gennaro Malgieri, risponde con un laconico «sto male» al giornalista che gli chiede «come va». E' l'ora di pranzo e chiusi in una sala al quinto piano del palazzo dei gruppi parlamentari, a Montecitorio, Gianfranco Fini e i suoi sono immersi in un'interminabile riunione deD'esecutivo del partito. Chi entra o esce da quella stanza si porta appiccicata addosso un'aria di inquieta trepidazione. Dentro, il leader sta convincendo Alleanza nazionale della bontà dell'«operazione governo». Quasi mezza An è recalcitrante. «Berlusconi e D'Alema - dice Publio Fiori - hanno siglato un patto per conto loro. E il primo ha fatto uno scarto nei nostri confronti e ha mutato radicalmente strategia. Quindi, quale che sia l'esito della crisi, dopo ci vorrà un chiarimento all'interno dello schieramento di centro destra. Dobbiamo riflettere: il Polo, dopo la mossa di Berlusconi, esiste ancora?». Mugugni e musi lunghi. Il deputato Vincenzo Zaccheo scuote la testa e sospira nell'orecchio di un collega: «Non capisco perché questo che prima era un inciucio adesso è diventato un governo: noi non siamo abituati al "contrordine camerati"». L'atmosfera è quella che è. La battuta che circola è: «Speriamo che sia il pds a rompere». Ma Fini gioca con abilità e poi gran parte dei «big» è con lui. Anzi c'è addirittura chi pensa che sia opportuno inserire dei politici dentro il governo. «Non possiamo tirarci indietro spiega il presidente di An - non possiamo dire sempre di no: per noi questa potrebbe essere un'occasione storica. Quindi non dobbiamo essere noi ad assumerci l'onere della rottura. Ma dobbiamo evitare che al momento di stringere sull'accordo ci rifilino una scatola vuota». Di qui l'ordine del giorno della riunione in cui si chiede a Maccanico di spiegare che cosa intenda per semipresidenzialismo . La discussione va avanti. Marco Zacchera, responsabile enti locali, invita tutti a riflettere: «Quando uno entra in una stanza d'albergo - dice - spera di fare una. bella vacanza, ma si accerta anche che ci sia un'uscita di sicurezza, non si sa mai». Molti, poi, insistono sul fatto che Berlusconi ha tirato ad An un tiro mancino. Ed è proprio per rispondere a queste inquietudini che Fini spiega: «Noi partiamo avvantaggiati: abbiamo due carte da giocare, elezioni o governo. Gli altri ne hanno una sola, quella dell'esecutivo. Certo, c'è il pericolo che proprio per questo tentino di iso- larci: sta a noi evitarlo». Termina così l'esecutivo, con un Fini che spiega ai giornalisti: «Faticosamente, ma si va avanti». La giornata, però, è lunga. E la conferenza stampa di D'Alema le imprime un'altra svolta. Il presidente di An legge sulle agenzie le dichiarazioni del segretario pidiessino. «Se le cose stanno così - sbotta - si rompe e si va alle elezioni». Nel suo studio al secondo piano di via della Scrofa, Fini si consulta con i vertici del partito. Su Alleanza nazionale adesso grava una strana atmosfera. Gli scontenti della mattinata ora gongolano. «Stasera - dice Fiori - c'è aria di voto. A noi un semplice preambolo Maccanico non basta. D'Alema, che vuole tirarci il bidone, deve fare macchina indietro: noi non possiamo». E il capogruppo al Sena¬ to, Giulio Ma cera tini aggiunge: «Se il pds conferma la sua posizione la sorte del governo è segnata». Mentre il vicepresidente della Camera Ignazio La Russa avverte: «Noi non possiamo tradire i nostri impegni». Ma sulle riforme, un patto scritto, di una trentina di righe c'è già, e Fini lo ha portato con Letta da Maccanico la settimana scorsa. Ad An non basta più, dopo le parole di D'Alema? «Lasciamo perdere i preliminari», replica Maurizio Gasparri. L'impennata serale di An non sembrerebbe far presagire nulla di buono. Ma ci pensa Pinuccio Tatarella, reduce da un colloquio con Fini, a riportare la vicenda sui binari giusti: «Se ieri dicevo che c'erano il 51 per cento di probabilità di fare il governo - afferma - oggi dico che sono 50. Comunque D'Alema dovrebbe avere più coraggio». Maria Teresa Meli Il leader: il rischio è che ci isolino Fiori: il Polo esiste ancora? Tatarella: ieri c'era il 51% dichances di fare il governo oggi è sceso al 50 o a Maccanico. Alberto Rapisarda presidente di An Gianfranco Fini A sinistra: Antonio Maccanico presidente di An Gianfranco Fini

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