«Deciderò entro il weekend». Berlusconi: ci vuole senso di responsabilità Meccanico: non torno indietro di Alberto Rapisarda

«Deciderò entro il weekend». Berlusconi: ci vuole senso di responsabilità «Deciderò entro il weekend». Berlusconi: ci vuole senso di responsabilità Meccanico: non torno indietro Ma si inasprisce il duello tra Fini e D'Alema ROMA. Tuoni e fulmini di An con minacce di rottura e elezioni. Repliche puntigliose del pds, con accuse di «sfasciacarrozze». Per l'intera giornata è andato in scena il duello Fini-D'Alema con fendenti e rumorose piattonate che lasciavano temere che potesse scorrere il sangue (del nascituro governo). Ma a sera, il laconico presidente del Consiglio incaricato, Antonio Maccanico, assicurava di essere «sempre moderatamente ottimista». Al cronista che gli chiedeva se è possibile andare avanti, ha risposto: «Non vado certo indietro». E con un comunicato ha precisato che oggi si concederà «una breve fase di studio e riflessione». Per tirare le somme di quello che gli hanno detto o gridato i vari interlocutori e per preparare una bozza di programma da sottoporre alle delegazioni dei partiti da domani. Con l'obiettivo di formare il govèrno tra sabato e lunedì. E la minaccia di Fini di romper tutto se Maccanico non si impegnerà esplicitamente per il semipresidenzialismo alla francese? E la richiesta di D'Alema a Maccanico perché si limiti a fare il «notaio»? Pura sceneggiata, sostiene Rocco Buttigliene, al térmime di un colloquio col presidente incaricato: «D'Alema e Fini fanno solo un po' di propaganda. E' fumo per le loro tifoserie. L'importante è non prenderli troppo sul serio». Il qapo del Polo, Berlusconi, concorda uscendo da' un lungo e preoccupato silenzio: «Io non drammatizzerei. Spero che alla fine prevalga il senso di responsabilità di tutti». Ed ha annunciato per oggi una riunione del Polo. In realtà, diradato il polverone della battaglia polemica, si scopre che Fini e D'Alema si aspettano da Maccanico cose assai simili. Chiede il presidente di An: «Concluso il giro da notaio tocca a Maccanico fare una proposta esplicita che metta insieme le diverse esigenze». Chiede il segretario del pds: «Maccanico certifichi se esistono le condizioni per fare le riforme e su quale base, registrando le posizioni». E il presidente incaricato si è concesso la pausa di oggi proprio per redigere un* documento da sottoporre alle parti, Documento che alcuni arrivano addirittura a prevedere che sarà di 32 righe. Di fatto, Maccanico si terrebbe sul vago senza esprimere sue valutazioni, ma rimettendosi alla volontà maggioritaria di coloro che ha consultato e che è per la soluzione semipresidenziale alla francese, ma con alcune correzioni per adattarla alla tradizione parlamentare italiana (il Capo dello Stato non potrebbe sciogliere le Camere senza una «intesa» con i vertici del Parlamento). Il vero impegno per le parti politiche si realizzerebbe in Parlamento con una mozione di fiducia motivata, sottoscritta prima di tutto dai capigruppo di Forza Italia, di An e dei progressisti. Dotti, Tatarella e Berlinguer. Mozione nella quale sarebbero fissati, in linea di massima, il tipo di riforma della quale dovrà discutere la commissione bicamerale (federalismo compreso) e, probabilmente, l'impegno per tempi certi e rapidi. In questo modo Fini avrebbe le garanzie richieste: «Non ci interessa un accordo generico volto solo ad evitare le elezioni». «An non può accettare una delega in bianco a un non meglio precisato voto parlamentare» ha chiarito Maceratini rivolto al pds. «La garanzia è che ognuno può ritirare la fiducia al governo. Ognuno è garante di se stesso» ha risposto, con tono di sfida, D'Alema che ha invitato Fini a fidarsi della sua parola. «Se gli basta, bene. Se no, arrivederci e grazie e andiamo a votare». Alla fine, pare di capire che An sta conducendo una battaglia per coprirsi soprattutto all'interno del Polo. Dove già si parla (D'Onofrio) di passare alla formazione del «grande centro» (Forza Italia più Casini, Buttigliene e Costa) all'ombra della tregua che dovrebbe garantire il governo Maccanico. Alberto Rapisarda il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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