Di Pietro: indaghi Bergamo Conflitto di competenza con Brescia?

Il procedimento è quello che vede iscritti sul registro degli indagati Silvio e Paolo Berlusconi L'ex giudice si è rivolto alla procura sul presunto complotto Di Pietro: indaghi Bergamo Conflitto di competenza con Brescia? i «WS, s?j ,rr,*r MELANO. Adesso entra anche la procura di Bergamo nella complicata vicenda delle inchieste su Antonio Di Pietro. A farcela entrare è stato lo stesso ex magistrato che ha lì presentato un «qualcosa» (il suo avvocato dice che non è né una denuncia né un esposto) sul presunto complotto per impedirgli di entrare in politica. Sulla base di questo «qualcosa» la procura di Bergamo ha chiesto a quella di Brescia la trasmissione degli atti: non siamo ancora al «conflitto di competenza», ma ci si può arrivare. E' questo l'obbiettivo di Di Pietro, innescare un conflitto e cercare così di togliere a Brescia almeno una parte delle inchieste? Il suo avvocato Massimo Dinoia, in un comunicato, sostiene di no e fornisce una ricostruzione di quanto accaduto. «Avuta conoscenza dell'esistenza presso la procura della Repubblica di Brescia di un procedimento che vedeva il dottor Di Pietro parte lesa, abbiamo depositato copia degli atti relativi alla procura della Repubblica di Bergamo, luogo di residenza del dottor Di Pietro, per conoscenza». Questo si legge nel comunicato. Il procedimento è quello che vede iscritti sul registro degli indagati Silvio e Paolo Berlusconi, il costruttore Antonio D'Adamo e l'ex prefetto di Napoli Umberto Improta. Il reato è l'«attentato ai diritti politici del cittadino»: secondo l'ipotesi dei pm bresciani Fabio Salamone e Silvio Bonfìgli, era stato messo in atto un tentativo di impedire (attraverso pressioni o ricatti?) ad Antonio Di Pietro di entrare in politica. E' l'inchiesta con le ormai note inter- cettazioni telefoniche dove Berlusconi dice a D'Adamo: «Ingegnere, siamo nelle sue mani; solo lei può aiutarci»; e D'Adamo chiama i suoi famigliari e dice: «Vogliono alcune cose...» (mentre Improta - ma lui respinge tale ipotesi - avrebbe dovuto contattare Di Pietro). Ed è sempre la stessa inchiesta in cui il gip Anna Di Martino respinge la proroga delle intercettazioni perché «le conversazioni ad oggi captate non evidenziano azioni atte ad impedire all'ex magistrato l'esercizio dei suoi diritti politici». Quasi una premessa ad un'archiviazione della vicenda sul piano penale. Resa ancor piùr evidente dal rifiuto - sempre da parte del gip - di ammettere tali intercettazioni tra gli atti del procedimento che vede invece Di Pietro nella veste di indagato, per abuso d'ufficio. E' però proprio dal deposito di queste intercettazioni che lo stesso Di Pietro «viene a conoscenza» dell'inchiesta. E cosa fa? Va a Bergamo. Spiega ancora il suo avvocato: «U dottor Di Pietro non ha presentato alcuna denuncia o esposto o istanza contro chicchessia, né è mai stato interrogato da qualche autorità giudiziaria su quei fatti; egli si è limitato a informare la procura di Bergamo mediante il deposito degli atti processuali di un altro procedimento (quello di Brescia, ndr)». Perché lo ha fatto? «Perché ritiene suo diritto, come parte lesa, che per quei fatti siano le procure interessate a decidere sulla competenza territoriale». E non è questo innescare un conflitto? Dinoia sostiene di no: «Ogni illazione è del tutto ingiustificata», conclude il suo comunicato. Che non spiega, però, quale competenza possa mai avere la procura di Bergamo. E' vero che tutto sarebbe avvenuto nell'autunno del '95, quando Di Pietro era ormai solo un privato cittadino. Però il codice parla di «competenza per territorio» solo per il luogo dove è avvenuto il reato (via etere: è tutto sui telefonini); o per la residenza dell'imputato o dell'indagato (Di Pietro è parte lesa); oppure della procura che per prima lo ha iscritto a registro (e indubbiamente è Brescia), [r. m.] Il procedimento è quello che vede iscritti sul registro degli indagati Silvio e Paolo Berlusconi | Antonio Di Pietro A sinistra: il sostituto ~ procuratore Bresciano Fabio Salandone