Al convegno di Davos crescono i dubbi sull'Unione monetaria nel '99 «L'Europa è in recessione» di Stefano Lepri

Al convegno di Davos crescono i dubbi sull'Unione monetaria nel '99 Al convegno di Davos crescono i dubbi sull'Unione monetaria nel '99 «L'Europa è in recessione» Bernabò frena su Maastricht DAVOS DAL NOSTRO INVIATO «Ci sono segnali di recessione in Europa, forse siamo già in recessione»: quella parola che i potenti dell'economia mondiale pronunciavano solo per esorcizzarla la usa ora Franco Bernabè, presidente dell'Eni. Qualche motivo c'è, se per i prossimi mesi è prevista disoccupazione in aumento sia in Germania sia in Francia. Fa impressione che una figura di primo piano dell'industria di Stato si pronunci contro l'applicazione rigida dei criteri di Maastricht, e accusi la politica monetaria della Germania di imprimere «una spinta deflessiva». Se la ripresa rischia di finire così presto, dopo poco più di 18 mesi - dice Bernabè - c'è qualcosa che non va: «Il fine ultimo di un sistema economico è di creare benessere». In tutta Europa questo timore serpeggia. Al World Economie Forum riunito a Davos, alcuni lo esprimono in modo più cauto. Di giorno in giorno è più evidente che dai parametri dì Maastricht si discostano i bilanci di tutti gli Stati, non dell'Italia soltanto. Le «manovre» ovunque necessarie, siano fatte con tasse o con tagli alle spese, un qualche effetto restrittivo comunque l'avranno. «Neanche la Germania ce la farà a rispettare i criteri già a fine '97», decide finalmente di pronosticare, dopo quarantot- t'ore che ci girava attorno, l'economista tedesco Horst Siebert: è uno dei «5 saggi» che consigliano il governo di Bonn, è vicino alle posizioni degli industriali. Il deficit tedesco del '96 sarà attorno al 3,5%; l'altro parametro, quello del debito pubblico accumulato non superiore al 60% del prodotto interno lordo, è in zona rischio, forse al 59,5%. Fa rumore la strana gaffe del numero due della edu tedesca, Wolfgang Schaeuble, in un'intervista: «Stiamo pensando a una ipotesi di rinvio della scadenza del 1999 per la moneta unica europea; ma non dobbiamo parlarne». Meno peggio il rinvio, o un allentamento dei criteri? Nono- stante le smentite, si capisce che la discussione è già in corso anche negli uffici dell'Unione europea a Bruxelles. Dal punto di vista italiano sarebbe probabilmente meglio il rinvio; ^interpretazione politica» dei criteri a calendario invariato difficilmente potrebbe essere abbastanza elastica da aprirci l'accesso. Trapela in queste ore una prima ipotesi di compromesso: data ferma al 1999, «intepretazìone politica» dei criteri in cambio del «patto di stabilità» proposto dalla Germania, che vincoli a un irrigidimento negli anni successivi. Forse in questo senso vanno lette, tra le righe, le parole del presidente della Commissione europea, Jacques Santer: «Credo che da 7 a 9 Paesi saranno pronti per il 1999». L'allarmismo sulle conseguenze di un rinvio non è condiviso dal vicepresidente, l'inglese sir Leon Brittan: «Il mercato unico è un problema separato, dalla moneta unica. E' ben possibile che difficoltà nel processo di unificazione monetaria sottopongano a tensioni il mercato unico, ma non è affatto detto che lo distruggano». Ma non si sa come uscirne: più si parla delle difficoltà di Maastricht, più il marco tedesco sale e le aumenta. Stefano Lepri Franco Bernabè

Persone citate: Bernabè, Bernabò, Franco Bernabè, Horst Siebert, Jacques Santer, Leon Brittan, Wolfgang Schaeuble