Il personale offre una tregua ma vuole firmare solo con Tedeschi Alitalia, attacco a Riverso
Il personale offre una tregua ma vuole firmare solo con Tedeschi Il personale offre una tregua ma vuole firmare solo con Tedeschi Alitatici, attacco a Riverso I sindacati all'Iri: vertici da cambiare ROMA. Si consuma ufficialmente il «divorzio» fra il top-management dell'Alitalia e i sindacati, che si riuniscono oggi per mettere a punto il protocollo d'intesa, con una tregua contrattuale di 18 mesi, da sottoporre direttamente all'Ili e al presidente incaricato Maccanico. E la premessa è appunto il ricambio radicale dei quadri dirigenti della società, a partire dal presidente Renato Riverso. Dopo le ipotesi circolate in ambienti Iri sulla nomina di un direttore generale da affiancare a Riverso, è possibile che la decisione possa essere presa nel prossimo consiglio di amministrazione dell'istituto, giovedì prossimo. E quali siano gli umori dei principali sindacati, dai confederali ai piloti, è emerso chiamente ieri. «Il vertice della compagnia oggi non è più credibile. Non si può affidare il rilancio a chi ha gestito lo sfascio» dichiara battagliero il segretario generale della Uil-Trasporti, Sandro Degni. Aggiunge, di rincalzo, Bruno Loi della Ktl-Cgil: «Se Tiri intende intervenire sul vertice deve farlo in maniera globale. Affiancare Riverso non è sufficiente». E conclude, battendo sullo stesso tasto, il presidente dei piloti Appi, Arturo Radini: «Il problema del management è posto da tempo. Serve un vertice credibile, altrimenti il risanamento è un'illusione». La lista dei candidati al futuro vertice di Alitalia si allunga. Oltre a Domenico Cempella, amministratore delegato di Aeroporti Roma ed ex Alitalia, indicato anche in ambienti sindacali, si parla di Giovanni Sebastiani, alla guida dell'Air One che fa concorrenza alla compagnia di bandiera sulla rotta Roma-Milano. E circolano anche le candidature di Gateano Galia, ex Ati, del presidente del Registro Aeronautico, Spartani e del direttore generale delle Fs, Vaciago. Naturalmente queste pressioni sindacali di «ribaltone» non sono piaciute a Riverso. E Alitalia contrattacca con una nota: «Delegittimare il vertice e il gruppo dirigente è un tentativo maldestro e inaccettabile di taluni esponenti sindacali che si esercitano in un ruolo che non è di loro competen- za» attuando perciò «un'azione diversiva che non aiuta la ricerca di una soluzione». Ma prima del toto-presidente, i sindacati oggi mirano ad accordarsi sul protocollo d'intesa da inviare, saltando il vertice Alitalia, al presidente dell'Ili, Tedeschi, e al premier incaricato. E fra le nove sigle del sindacalismo di terra e navigante si è profilata concretamente un'intesa «da prendere o lasciare, non trattabile». Secondo le indiscrezioni, verrebbe accolta la richiesta dell'azienda di una «tregua» contrattuale di 18 mesi. Du¬ rante questa moratoria ai lavoratori sarebbero concessi aumenti salariali legati solo al recupero dell'inflazione programmata da calcolare sui minimi. Per i piloti e il personale di terra, i cui contratti sono già scaduti, si tratta per definire una «una tantum» che mantenga aumenti retributivi compresi fra l'inflazione programmata e quella reale. Oppure, secondo un'altra versióne, i piloti accetterebbero un ridimensionamento dell'«accordo segreto» siglato la scorsa estate da Anpac e Appi con l'allora amministratore delegato Schisano che prevedeva 28 milioni di aumenti annui. Per disinnescare questa mina, ai piloti si riconoscerebbe il recupero dell'inflazione (quantificato in 20 milioni entro il '97) mentre la quota di produttività sarebbe negoziata successivamente. «Siamo entrati nell'ultima fase, speriamo nell'accordo» dice possibilista il leader dell'Anpac, Augusto Angioletti. [r. e. s.l
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