Laudadio, Pugni e la Bonaiuto fra stupri e condanne ingiuste di Alessandra Comazzi

Laudadio, Pugni e la Bonaiuto fra stupri e condanne ingiuste TIVÙ' & T!VU' Laudadio, Pugni e la Bonaiuto fra stupri e condanne ingiuste GRANDE Eros Pagni, brava Anna Bonaiuto nel film per la tv di Francesco Laudadio, in onda l'altra sera su Raidue. Tema scabroso (stupro), che il regista ha trattato con misura e garbo, senza scordarsi peraltro di avere a che fare con un prodotto per il piccolo schermo, quindi con le esigenze di ritmo, velocità, spettacolarizzazione. '(L'ultimo concerto», primo episodio della serie «Diversi» (ecco Raidue che punta sul sociale) racconta la storia di un errore giudiziario, di una morte, di pregiudizi, di opportunismo giornalistico. Daniel Ezralow è un famoso cantante rock che non disdegna, alla fine dei concerti, tra una sniffata di cocaina e parecchia vodka, di farsi raggiungere in camera da qualcuna delle numerose ragazzine che fanno la coda alla sua porta, e non soltanto per un autografo. Il suo manager le passa al vaglio, per accertarsi che non siano minorenni. Una di queste ragazze lo accusa di averla invitata a cena, fatta bere e stuprata. Il cantante nega, la sua casa discografica assume per difenderla un avvocatessa (la Bonaiuto) che nel processo per direttissima non riesce a farlo assolvere. Forse perché nemmeno lei è convinta della sua innocenza. Tutti gli sono contro: il pubblico ministero che è una donna (una di quelle vestali della giustizia che c'è da aver paura a trovarsi davanti), la giuria, l'opinione pubblica pilotata da una giornalista che non si fa scrupolo di usare il «mostro» per migliorare le sue prime pagine. Il cantante è condannato a 6 anni. Ma il dubbio alligna nel capo della Bonaiuto: aiutata dall'investigatore privato Eros Pagni, riesce a scoprire che la ragazza e il suo fidanzato avevano incastrato il cantante. E in effetti erano arrivati i soldi e la possibilità di girare un film per la tv dove lei interpretava se stessa. Processo d'appello, la pm pentita che aiuta l'avvocato, Ezralow viene assolto. Subito dopo muore in un gravissimo incidente d'auto. Forse è suicidio. E la stessa giornalista televisiva che l'aveva descritto come un mostro, lo esalta adesso quale vittima sacrificale. Tre milioni 693 mila spettatori. Dopo il bel film, l'approfondimento. Luogo: la comunità di don Gelmini. Conduttore: Giovanni Anversa. Tema: storie di uomini di fronte alla giustizia e all'informazione spettacolo. Protagonisti: Giulio Andreotti, in attesa di giudizio per reati di mafia, e Bruno De Santis, accusato di essere il «killer dagli occhi di ghiaccio». Si ricostruisce anche il delitto di via Poma, con il mostro individuato nella persona di Pietrino Vanacore. Domanda: genera più mostri una condanna sbagliata o i titoli di prima pagina? Accanto a don Gelmini, Sandro Curai, che non è mai andato tanto in televisione come da quanto Cecchi Gori l'ha licenziato in tronco. Sono tutti convinti che faccia peggio un titolo che una condanna. E' una bella scelta, vediamo proprio in questi giorni gli ulteriori sviluppi del caso Tortora, i magistrati che si occuparono dell'istruttoria del suo processo indagati a loro volta. Ma Tortora è morto. Alessandra Comazzi zzi