Agnell, profezia d'Europa Il sogno della grande Unione,80 anni prima di Attilio Cabiati

I Come bandire i conflitti fra le nazioni: convegno a Torino sul progetto elaborato nel 1918 dal fondatore della Fiat e da Attilio Cabiati Agnelli, profezia d'Europa % sogno della grande Unione, 80 anni prima I L libro di Agnelli-Cabiati era uscito nel 1918, ancora prima della fine della guerra. Einaudi cominciò a scrivere per il Corriere della Sera gli articoli sul tema della pace, e sui mezzi migliori per raggiungerla, il ,3 luglio 1917. Tra essi ha particolare importanza quello del gennaio 1918 in cui prende netta posizione contro la, Società delle Nazioni, che sarà una semplice Confederazione, e in favore dello Stato Federale,, nato per la prima volta sulle coste dell'Atlantico. Le Confederazioni del passato, osserva, hanno da- J to cattiva prova, perché il potere che a esse viene attribuito non è il potere dello Stato, che consiste essenzialmente nella capacità di imporre le tasse e nel monopolio della forza legittima: due poteri, tra l'altro, strettamente connessi fra loro, perché il primo ha bisogno, per essere esercitato. con successo, del secondo. Conclude: «La guerra presente è la condanna dell'Unità Europea imposta con la fòrza di un impero ambizioso, ma è anche lo sforzo per elaborare una forma politica di ordine superiore». Quale sia questa forza politica di ordine superiore non è precisato: Einaudi si limita a parlare di «un superiore organo statale», non meglio definito, «che solo può vincere l'anarchia internazionale». L'importanza di quest'articolo non passa inosservata ai nostri due autori: viene citato con onore proprio nel paragrafo in cui tracciano la storia delle tappe. ja^aversD,','cuÌ passava la i formazione dolio Stato foo^òrale^ ameg^BSfei idalla prece.4 Confederazione alla nuova e originale forma di Stato di Stati. Il rifiuto di due dogmi Che le idee di Einaudi, nonostante il vigore con cui è espressa la pars aestruens, non siano ancora approdate a una proposta positiva bene articolata, di cui egli stesso sia convinto, risulta abbastanza chiaro dalla recensione da lui stesso redatta dell'opera dei due alleati nella comune battaglia per la «riforma sociale» alla fine dello stesso anno. Dopo averla lodata, perché confortata da buone letture, e avere esposto gli argomenti principali, soprattutto quelli economici, in favore della tesi federalistica, commenta: «Sul punto vitale non vi è alcun dubbio che hanno ragione gli autori». Utile come parola d'ordine, il concetto di Società delle Nazioni, osserva, resta indefinito. Lo si può definire solo se questa nebulosa prenderà la forma di uno Stato federale: «Non basta un'associazione più o meno umanitaria tra Stati sovrani; fa d'uopo un Super-Stato, formato di organi proprii e di forze finanziarie adeguate». Tuttavia su un punto dissente: l'ambito territoriale. Quale Europa? Il termine Europa, senza alcun'alt'rà specificazione, significa, osserva, troppo e troppo poco. Troppo, se si vuol mettere insieme popoli che non hanno né tradizione comune né comunità d'interessi. Troppo poco, se si può includere in essa l'Inghilterra, che è potenza extra-europea. Ma senza Inghilterra non diventerà potenza egemone la Germania? Il piano d» un'Europa federale non è, per Einaudi, abbastanza realistico. Più realistico sarebbe pensare non a un'unica Federazione Europea, ma a Federazioni meno ambiziose di popoli più omogenei, per esempio a una Federazione di popoli latini o germanici o slavi, che aprirebbero la via non tanto all'unica Federazione Europea, ma alla più ampia e definitiva Federazione Universale. Una proposta di questo genere voleva essere anche più rispettosa del principio di nazionalità. Non vorrei sbagliare, ma proprio in questa maniera differente di giudicare la rilevanza del principio di nazionalità si può vedere forse la ragione princi¬ pale della differenza tra i due progetti, pur simili nella fonte di ispirazione, neU'anunirazione per il presidente Wilson e la civiltà anglosassone, unita a un profondo e ben radicato antigermanesimo. Delle affinità e delle differenze dei due progetti, altri hanno già scritto. Io mi limito a questo rilievo. L'ideazione degù Stati Uniti d'Europa implica il rifiuto di due dogmi tramandati, quindi una battaglia su due fronti: contro il principio di sovranità come potere assoluto e contro il principio nazionale inteso come diritto di ogni singola nazione ad avere il proprio Stato. La combinazione di questi due principi ha costituito un'ideaguida nella storia politica del secolo scorso, é ha avuto la sua consacrazioJàie alla finè>;-della 11 prima guerra mondiale. ' I "'•■':o;i> m- L'idea degustati Uniti d'Europa è in contrasto nello stesso tempo col principio che lo Stato sia sovrano e, come tale, non riconosca nessuna autorità al di sopra di sé, e con la dottrina che considera la nazione come l'unica reale destinataria della formazione di un potere statale. Mi pare di poter affermare che di questi due dogmi il progetto Agnelli-Cabiati mira a combattere soprattutto il secondo, quello di Einaudi il primo. L'ar¬ gomento principale di Einaudi contro la Società delle Nazioni è il non superamento della sovranità dei singoli Stati che è «immensamente malefica» e ha «una potenza diabolica». Chi può pretendere di non avere alcun superiore al di sopra di sé, se non il Signore del Mondo? Questa opposizione al dogma della sovranità tornerà ancora più forte dopo la seconda guerra mondiale, quando in un celebre discorso all'Assemblea Costituente, il 19 luglio 1946, dirà: «Il problema dell'unità europea non può essere risolto se non in due maniere contrapposte: con la spada di Satana o con la spada di Dio». Nel progetto Agnelli-Cabiati, il tema di fondo, cui è dedicato il capitolo centrale, è quello del principio di nazionalità, di cui si mettono in rilievo i limiti, i difetti e i danni che ne derivano. Di questi danni il principale è che esso «suscita ed acuisce i conflitti di predominio nazionale e di tutti gli interessi malsani che intorno allo Stato-Nazione si vengono formando». Poniamo il problema in questi termini. Il progetto di una Federazione di Stati nasce per liberare l'umanità dal flagello della guerra. Alla domanda «Quali sono le cause delle guerre?», tra le molte risposte che sono state date c'è chi mette in maggior rilievo, come Einaudi, la pretesa 'di ógni singolo Stato alla sovranità assólufó, e chi, come Agnelli-Cabiati, accentua la nefasta influenza del nazionalismo. Inutile dire che si tratta soltanto di due accentuazioni diverse che, isolatamente considerate, hanno ciascuna le proprie buone ragioni.Tanto che si integrano perfettamente l'una nell'altra. Forse, ancora più inutile osservare, tanto è evidente, che i due problemi, ancora non del tutto risolti, non hanno perduto nulla della loro attualità. Norberto Bobbio « i TORINO L senatore Giovanni Agnelli e l'unità europea» è il tema del convegno che si è tenuto ieri pomeriggio all'Auditorium del Lingotto, con la partecipazione dell'avvocato Giovanni Agnelli, di Jacques Delors, Mario Monti e Sergio Romano. La discussione ha preso le mosse dal saggio Federazione Europea o Lega delle Nazioni?, scritto dal senatore Agnelli insieme con l'economista Attilio Cabiati e pubblicato nel 1918, che nel 50° anniversario della scomparsa del fondatore della Fiat è stato riedito da Studio Tesi e tradotto per la prima volta in inglese. Al convegno non ha potuto partecipare Norberto Bobbio, che ha inviato un intervento. Ne pubblichiamo la parte conclusiva, insieme con uno stralcio della relazione di Romano. Un piano approvato anche da Luigi Einaudi, che però lo riteneva troppo idealistico L'economista liberale voleva non una sola, ma molte Federazioni di popoli omogenei approvato anche Einaudi, che però roppo idealistico Cabiati 18, anne deludi co per il articoli i mezzi a, il ,3 articoel gene netta tà delle mplice ore del J politi non è mita a organo efinito, narchia artico ai noato con rafo in lle tapsava la foo^òrale^ e.4 uova e di Stati. L'economista libenon una sola, maFederazioni di popNell'immagine grande il fonGiovanni Agnelli. Sotto l'ecoAttilio Cabiati, esponente dA destra Luigi Einaudi Agn% sognoJ11m Nell'immagine grande il fondatore della Fiat Giovanni Agnelli. Sotto l'economista Attilio Cabiati, esponente della scuola liberista A destra Luigi Einaudi