«No a jeans e T-shirt col suo nome» di E. N.

«No a jeans e T-shirt col suo nome» «No a jeans e T-shirt col suo nome» BONN. Si può chiamare «Anna Frank» una collezione di articoli da regalo? E' lecito usare su Tshirt e tazzine da caffè il nome della ragazzina ebrea olandese, morta poco prima della fine della guerra nel lager di Bergen-Belsen? La Fondazione di Amsterdam fondata nel 1960 e a lei intitolata - la stessa che ha la cura della casa-museo in cui la giovane visse nascosta per due anni, prima di essere catturata dalle SS - ritiene di sì. Ma il «Fondo Anna Frank» di Basilea - costituito dal padre di Anna con il ricavato dèlia vendita del «Diario», un bestseller tradotto in sessanta lingue e venduto in 25 milioni di esemplari vuole impedire a ogni costo l'uso commerciale della sua immagine. Il suo presidente, Vincent Frank-Steiner, è già ricorso ai giudici per evitare che due commercianti di Singapore fondassero una «Società di investimenti Anna Frank», o che un industriale tessile brasiliano mettesse sul mercato i «Jeans Anna Frank». Ora, si muoverà contro la Fondazione olandese, alla quale in passato ha garantito appoggi finanziari indispensabili per la ristrutturazione del museo della Prinsengracht di Amsterdam, [e. n.]

Persone citate: Anna Frank, Vincent Frank-steiner

Luoghi citati: Amsterdam, Basilea, Bergen, Singapore