Il Papa in Guatemala, arrivo con brivido Misterioso attentato (fallito) alla vita del presidente Arzu di Foto Ansa

7 Giovanni Paolo II in Centro America a tredici anni dalla prima visita pastorale nell'area Il Papa in Guatemala arrivo con brivido Misterioso attentato (fallito) alla vita del presidente Arzu SULL'AEREO PAPALE DAL NOSTRO INVIATO Visto da vicino, in una conversazione di mezz'ora, Giovanni Paolo n appare curvo, appesantito nel fisico, quasi gonfio; tiene il braccio sinistro costantemente appoggiato allo schienale di una delle poltrone del jet, ma il tremore è evidente, per tutta la durata del colloquio. Risponde in spagnolo, ma poi torna all'italiano, diventato ormai la sua seconda lingua, quella che - dopo il polacco - gli costa meno sforzo parlare. Solo gli occhi, scintillanti di arguzia in alcune risposte, e il sorriso sono rimasti gli stessi di qualche anno fa. Nel suo primo viaggio, nel suo primo contatto «ravvicinato» con i giornalisti dopo la malattia di Natale, quella che lo obbligò a una clamorosa interruzione del discorso «Urbi et Orbi» dalla finestra del suo studio, Papa Wojtyla sembra stanco e determinato allo stesso tempo; più lento, meno guizzante e tagliente di una volta nella replica alle domande, più incline - e forse anche questo è segno degli armi - a ricordare, alla memoria e alla nostalgia. Alle domande sulla salute del Pontefice l'entourage ha una sola risposta: sta bene. Il tremito al braccio sinistro è innegabile; e in maniera molto indiretta ti fanno capire che la cura costante per ovviare a questo disturbo potrebbe spiegare perché in certe mattine il Pontefice appare più stanco, meno reattivo del consueto, e anche certe espressioni di fatica, oltre a certi sbalzi di colore sulle guance. Così ci è apparso ieri sull'aereo che ci portava verso il Guatemala, prima tappa del percorso di una settimana in Centro America. Un Papa nostalgico, ricorda la sua prima visita nella regione, tredici anni fa. «Bisogna dire che ci sono stati tanti cambiamenti dopo il 1989, dopo la caduta dell'Urss. Si sentiva che questo era un poligono dove c'erano due forze superpotenti, che si incontravano, si urtavano e si scontravano. E questi pòveri popoli soffrivano di annui orto oioioa |lpi i questo. Ora vivono molto di più la loro vita autentica, la loro sovranità». A Managua fu oggetto di una contestazione molto dura, da parte della «Chiesa popolare» sandioista. «E' vero, la mia prima visita in Nicaragua era quasi un salto mortale, ma siamo rimasti vivi. Tutto è cam¬ biato, lo stesso Ortega (leader della giunta sandinista all'epoca, n.d.r.) scrive adesso che non c'è nessun problema in Nicaragua e non si ricorda che l'ultima volta non mi è stato facile incontrare il popolo, incontrare la gente. Così corre il mondo». Gli chiedono: «Aiuterà la causa di beatificazione di mons. Romero?». «Se vogliono portare la causa avanti, se portano la causa avanti - risponde - si farà come sempre. Io l'ho conosciuto, mons. Romero, l'ho conosciuto bene. Nella mia prima visita a El Salvador sono andato a visi- tare la sua tomba. La sua morte fu certamente un evento che ha scosso un po' tutta l'America Centrale. Quando si vedono le fotografie di questo attentato, durante la Comunione uno che arriva e spara...... Un vulcano, il Centro America, carico di violenza latente, o in atto. e di povertà. «Ma alla violenza si può rispondere con altra violenza, e questo porta piuttosto, e l'abbiamo visto in questo secolo, ai sistemi totalitari, ai sistemi di oppressione maggiore, ove non si può più fare violenza perché tutto è schiacciato. Allora si deve cercare una soluzione democratica, cioè in base ai principi della libertà e della giustizia controllata dalla società». Ieri, prima dell'arrivo del Papa, il neo-eletto presidente guatemalteco Alvaro Arzu è uscito illeso da quello che sembra un attentato: un uòmo a bordo di un camioncino ha tentato di travolgerlo mentre stava andando a cavallo in compagnia della moglie e di una coppia di amici. Il guidatore, un ventiquattrenne identificato come Pedro Haroldo Sas Rompich, ha investito una guardia, poi alcune vetture della scorta, ma è stato ucciso con tre colpi di pistola prima che raggiungesse il presidente. Ieri sera la presidenza guatemalteca parlava senz'altro di attentato, mentre il ministero degli interni non escludeva che il guidatore avesse sbandato sotto l'effetto dell'alcol. Sull'accaduto, Giovani Paolo ii non si esprime: «Non si quale è la motivazione, non se ne conoscono i dettagli, attentato, non attentato, non sappiamo». Di sicuro il viaggio porterà armi e argomenti alle rivendicazioni degli indios: «E' un problema di giustizia sociale, perché loro sono i primi signori di questa terra. Molte volte vengono trattati come una minoranza degradata. Allora qui certo la giustizia sociale esige che siano trattati come eguali, con tutti i diritti, i diritti economici, sociali, e culturali. Che possano studiare, che possano arrivare ai posti di rilievo nella società». Un'ultima domanda riguarda tre viaggi «diffìcili»: Terrasanta («Non subito, ma le cose lavorano per una visita», Cuba (non si sa: il Pontefice ha detto che al momento non è in programma un viaggio all'Avana, sebbene sia stato invitato dalla Conferenza episcopale cubana; aspetta un invito ufficiale dal governo, come ha spiegato il portavoce della Santa Sede Joaquin Navarro) e Sarajevo: «Quest'anno non so, ma ci si deve pensare, il card. Ruini mi ha detto che la gente aspetta il Papa». . Marco Tosarti Il Pontefice: «C'è un problema di giustizia per gli indios Ma non va affrontato con la violenza» «Io all'Avana? Aspetto un invito dal governo cubano» Terrasanta e Sarajevo sonerpiù vicine hi «w» v-> ****** . \.< • ... _ Poe... ,v a • Ritratti di Giovanni Paolo II in una via di Città del Guatemala Il Papa aveva già visitato il Paese 13 anni fa In basso il ministro dell'Economia argentino Domingo Felipe Cavallo [FOTO ANSA]