Sul segretario i fulmini dei «grandi vecchi» e di una parte della Cgil: «Il dissenso non mi fa paura» Sotto la Quercia esplode la fronda di Fabio MartiniPietro Ingrao

Sul segretario i fulmini dei «grandi vecchi» e di una parte della Cgil: «Il dissenso non mi fa paura» Sul segretario i fulmini dei «grandi vecchi» e di una parte della Cgil: «Il dissenso non mi fa paura» Sotto la Quercia esplode la fronda ED'Alema: se si fa il governo, subito il congresso ROMA. Nella saletta di Montecitorio «apparecchiata» da tre giorni per le interviste postconsultazioni, Sergio D'Antoni e Pietro Larizza offrono alle telecamere visi ridanciani e ottimisti, ma Sergio Cofferati il «cinese» fa capire subito che la Cgil ha un'altra marcia: «Il mio scetticismo rimane integrale, non posso credere che partiti fino ad oggi ferocemente divisi possano trovarsi d'accordo sulle priorità sociali». E le parole pronunciate dal leader del più grande sindacato italiano sono la spia dei malumori che da gualche giorno stanno covando nella Cgil assai più che nel pds. Il profilarsi della Grande Intesa sta avendo lo stesso effetto che si ottiene scoperchiando improvvisamente una pentola a pressione: tutti gli irrequieti che circolano dentro e attorno al pds hanno ricominciato ad alzare la voce. E così, al termine di una giornata gonfia di umori incerti, una giornata che ha visto tornare alla ribalta alcuni tra i «grandi vecchi» dell'ex pei come Ingrao e Macaluso, Massimo D'Alema ha lanciato a tutti i «frondisti» un messaggio: «Se si formerà un governo - ha fatto sapere durante un comizio a Napoli - scatterà subito il meccanismo per l'indizione del congresso del pds». Come dire: il dissenso non mi fa paura, se volete fatevi avanti. D'Alema sa che sotto la Quercia la fronda è sfrangiata, divisa: Occhetto lo attacca un giorno da destra e un giorno da sinistra; i comunisti democratici sono una frazione sovrarappresentata. E, soprattutto, D'Alema ha preso atto che nel gruppo dirigente neppure una voce di dissenso si è alzata contro la Grande Intesa. «Chi ha battuto a tappeto la periferia - dice Piero Fassino della segreteria - sa che la linea scelta ha trovato larghissima conclivisione». E così, a ben 5 anni dal primo, il pds celebrerà il secondo congresso della sua storia. E D'Alema si sente così sicuro di sé da dire: «Il nostro statuto non prevede autocandidature per la segreteria, ma se qualcuno vorrà avanzare il mio nome...». Certo, nel pds non sembra esserci partita, eppure il «mal di pancia» che si agita nella Cgil stavolta va oltre le frange più arrabbiate, va oltre il dissenso cronico e coinvolge personaggi come il leader dei metalmeccanici Claudio Sabattini, grande amico di Achille Ochetto. E i leader della sinistra Cgil, guidati da Alfiero Grandi, si muovono, cercano collegamenti e ieri si sono dati convegno (a porte chiuse) con alcuni dei «profeti disarmati» della sinistra italiana. Luogo dell'incontro - che ha suscitato qualche ironia - era la sede dei pensionati-Cgil. C'erano battitori liberi come Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Stefano Rodotà e Diego Novelli ; comunisti restati nel pds come Aldo Tortorella e Giuseppe Chiarente; comunisti ex Rifondazione come Lucio Magri e Famiano Crucianelli. E il vecchio Ingrao non si è limitato a partecipare, ha voluto dire la sua: «Abbassiamo i ponti levatoi, usciamo dai fortini, dobbiamo cercare di lavorare insieme anche ai compagni di Rifondazione comunista». E paradossalmente proprio questo richiamo unitario fatto dal vecchio combattente ha fatto emergere il limite che si agita sulla «sinistra che non ci sta»: il terrore di passare dall'egemonia di D'Alema a quella di Bertinotti. Dopo aver ascoltato l'appello unitario di Ingrao, ecco cosa diceva ieri sera Marida Bolognesi, che da pochi mesi ha lasciato Rifondazione: «Gli steccati li hanno alzati quelli di Rifondazione comunista, loro parlano di golpe, noi di una sinistra di governo. Sulle riforme dobbiamo dialogare con tutti, anche con i Popolari». Come dire: ci siamo appena affrancati da Bertinotti, non possiamo tornare a Canossa. E anche la freddezza di Cofferati davanti al tentativo di Meccanico può avere diverse letture: «Entro l'estate - spiega Giuliano Cazzola, che nella Cgil ha trascorso una vita • si terrà il congresso della confederazione e Cofferati cerca di coprire tutte le posizioni, non si lascia scoperta la sinistra. Tanto più che nella Cgil il dibattito sembra più vivace che nel pds. Ma questo non vuol dire che Cofferati farà la guerra a D'Alema...». Fabio Martini Ingrao: usciamo dai fortini. Ma nella «sinistra che non ci sta» serpeggia il terrore di passare dall'egemonia del pds a quella di Rifondazione Da sinistra: Achille Occhetto e Pietro Ingrao

Luoghi citati: Canossa, Napoli, Roma