Ieri nove tiri dal dischetto (3 falliti), eguagliato il record Rigore, ma non per tutti di Gian Paolo Ormezzano
Ieri nove tiri dal dischetto (3 falliti), eguagliato il record Ieri nove tiri dal dischetto (3 falliti), eguagliato il record Rigore, ma non per tutti RECORD stagionale battuto, record assoluto eguagliato. Ieri in serie A sono stati fischiati 9 rigori, dei quali 6 realizzati e 3 parati. Molti rigori sono parsi, anche al vaglio della moviola, discutibili: specie quando c'è stato il contatto fra l'attaccante e il portiere, uno dei massimi misteri e in st emani (massa ed energia) del nostro tempo. Di contro non sono stati assegnati rigori in azioni che, anche al vaglio della moviola, sono sembrate emblematiche della massima punizione, sia per scorrettezza dell'intervento che per valutazione di quel limite dell'area che dovrebbe essere una linea e, invece, è 0 vasto territorio delle interpretazioni più disparate e allegrone. Inutile, onanistico addirittura addentrarci nell'esame attento e particolareggiato di ogni rigore dato o non dato. Una sola osservazione generica: col metro dell'arbitro di Lazio-Bari (Tombolini, 4 rigori), l'arbitro di Milan-Roma (Bazzoli, nessun'rigore), avrebbe dovuto fischiare una decina di volte, in larga maggioranza prò giallorossi. Una sola osservazione spicciola: per annullare la ribattuta in rete da parte di Cristallini, dopo il rigore-deviazione-palo di Rizzitelli, l'arbitro di Torino-Padova ha dovuta raschiare il fondo del regolamento, del buon senso e anche delle virtù visive personali, fornendo la casistica di un altro esempio di fiscalismo sulla pelle del Torino abbonato a queste finezze (ricordiamo l'interpretazione del vantaggio contro la Fiorentina). E dire che dei 6 rigori ieri segnati, almeno... 6 hanno visto prima del tiro giocatori in area (non sulla linea, tipo Cristallini) e/o portieri in movimento. Gli arbitri devono decidere in una frazione di secondo, molti giocatori sono figli di buona donna, il vittimismo da noi è una religione, i cui sommi sacerdoti appartengono sempre a grandi squadre, così come una volta erano le famiglie nobili e ricche a fornire papi e cardinali. Tanto per dire che comprendiamo errori e soprattutto sbagli di misura. E siamo sempre d'accordo con l'arbitro quando dice che nessuna moviola rende l'«odore» ferino dell'intervento, il senso di cattiveria volontaria, l'idea implicita di violenza (o no), tutte cose che lui, da vicino, percepisce e giudica. Però, siccome bene o male domenica dopo domenica si gioca sempre lo stesso calcio, passare da giornate senza rigori a giornate con 9 rigori fa un certo effetto. E allora calcio elettronico, strumentazioni sofisticatissime per sapere subito tutto e decidere o controdecidere su basi scientifiche? Per la carità, no. Il calcio è bello anche e magari specialmente per il suo teatrino, per le discussioni su rigore sì-rigore no, fuorigioco sìfuorigioco no, arbitro occhio di lince-arbitro testa di cervo. L'ingiustizia dovuta a errori umani ha un buon profumo di cibo casereccio, è pane quotidiano, nutre meglio e più del caviale. Soltanto, la vorremmo spalmata su tutte le squadre. Non arrivando a sognare arbitri perfetti, e non volendo algide macchine al loro posto, sognamo arbitri che sbaglino nella stessa misura contro ricchi e poveri. Gian Paolo Ormezzano
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