Sin dove si può spingere l'ingerenza verso i figli

Sin dove si può spingere l'ingerenza verso i figli LETTERE AL GIORNALE il lunedi' di ©.«8.b. Sin dove si può spingere l'ingerenza verso i figli Genitori preoccupati C'è chi si dimentica dei propri figli e c'è chi si preoccupa. L'ideale sarebbe stargli accanto, cercar di capirli e dì aiutarli. Ma sin dove si può spingere l'ingerenza? Sin quando vige la responsabilità? Pubblichiamo in questa puntata due messaggi tra i tanti che ci sono arrivati negli ultimi tempi. [o.d.b.l Non vorrei esser frainteso Gentile Signor Del Buono, scrivo alla sua rubrica nella speranza di ottenere da lei indicazioni circa una questione che mi sta molto a cuore. Circa un mese fa ho inviato alla Preside della scuola media statale frequentata dai miei due figli una lettera in cui chiedevo come genitore e come rappresentante di classe di togliere dalle aule scolastiche i grossi croci, fissi appesi al muro sopra le lavagne. Puntualizzo: grossi, perché forse un piccolo crocifisso posto in modo discreto non mi avrebbe colpito più di tanto, ma ho sentito di dover intervenire nel vedere questo simbolo di religione (e non religioso) esposto in modo così prepotente e appariscente. Anche il miglior oratore dopo qualche ora si stanca di parlare. La stessa cosa non succede invece per i simboli, essi parlano 24 ore su 24 e ogni momento trasmettono il loro messaggio a tutti i livelli consci e inconsci. Nella mia casa ho provveduto personalmente a toglierli perché non ritengo questo simbolo rappresentativo per la nuova umanità. Non vorrei essere frainteso. Come tutte le medicine, i tempi di utilizzo vanno calibrati e, se per curare l'umanità (me compreso) è stato utile crescere all'ombra del Cristo in croce, è mio personale convincimento che i nuovi uomini possono fare a meno di questo emblema di sofferenza e di agonia. Naturalmente accetto che nella vita privata di ognuno esista la libertà di utilizzare in ogni modo e forma questa simbologia. Prima di inviare la lettera mi sono rivolto al consiglio di classe e ho portato la questione agli altri genitori e insegnanti. Il momento è stato piuttosto imbarazzante e le risposte veramente contraddittorie; in sintesi mi è stato detto che nessuno aveva il diritto di mettere questo simbolo nelle aule, ma anche che nessuno poteva toglierlo e, quindi, doveva restare. Per me non è questione di lottare contro un'ideologia, ma credo di esercitare unicamente il mio diritto affinché, avendo scelto per i miei figli una scuola statale in alternativa a istituti privati e religiosi, possano frequentare aule non caratterizzate da simboli di religione. A oggi non ho ricevuto alcuna risposta e sono piuttosto perplesso su come agire. Ho pensato, quindi, di rivolgermi a lei e ai suoi lettori per sapere se qualcuno ha avuto esperienze simili e quale ne è stato l'epilogo... Pierluigi Cullino . . Chieri Uno schiaffo morale dal Coni Gent.mo Signor Del Buono, mi rendo perfettamente conto che il no¬ stro stesso Paese sta attraversando un delicato periodo politico-economico, tanto da far apparire sterile la protesta su un'ingiustizia molto minore che da tempo ristagna nel mondo sportivo. Però bisogna sempre tener conto che è risolvendo le piccole ingiustizie che si aiuta il popolo italiano a credere che i nostri governanti sappiano anche battersi su scala maggiore con altrettanta onestà nei riguardi del proprio popolo. Il giorno 3 gennaio su Rai3 è stata ampiamente dibattuta nella trasmissione Italia mia. benché (al cui numero di fax in sovrimpressione 06824.239 abbiamo già scritto come sempre senza risposta alcuna) se la caccia sia o no uno sport. Sta di fatto che troviamo disgustoso, illegale e irriverente che il Coni con i soldi delle schedine del calcio e dei vari stanziamenti che riceve, sranzi S miliardi l'anno per un'attività venatoria che non è da ritenersi sport né tanto meno gratificante per il nostro Paese. Nessun cacciatore ci rappresenta all'estero, nessun podio olimpico, grazie al cielo, mai ospiterà un'attività venatoria. Per portarle un esempio personale, per farle capire meglio dove stia il problema che mi permetto di sottoporle, l'arrampicata sportiva riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico e quindi vicina ai giochi olimpici non riesce nemmeno a pagare le trasferte ai suoi atleti più emergenti, facendo, come sempre, all'estero la figura dei cugini poveri come il «turismo itinerante» su cui ci sarebbe da aprire una parentesi enorme con i responsabili del turismo in Italia. Basti pensare che all'estero la sentieristica è un business che dà da vivere autonomamente a tantissime attività ricettive di località alpine anche piccolissime e qui, invece, le Pro Loco stesse fanno orecchie da mercante, coprendosi gli occhi per non vedere cosa accade in quest'industria fiorente d'Oltralpe. Pensi solo che, come responsabile della Commissione Tutela Ambiente di Torino, mi fa dispiacere in incontri internazionali sedere a un tavolo dove si dice che gli escursionisti stranieri disdegnano i nostri sentieri e le no- stre località alpine per l'abbandono in cui versano i nostri percorsi a piedi. Ma soprattutto questo stanziamento irriguardoso del Coni verso I cacciatori a discapito dei veri atleti, se non addirittura illecito, è uno schiaffo morale verso campionesse come mia figlia e tante altre, vittime solo di essere emergenti in una delle tante attività sportive degne di tale nome ma non finanziate a sufficienza, in cui le atlete devono spendere di tasca loro soldi oltre a compiere sacrifici enormi in allenamenti e tempo libero per difendere i colori del nostro Paese in campo internazionale. Questa volta desidero andare sino in fondo rendendo pubblica quest'accusa, aspettando per correttezza una sua cortese quanto gradita risposta. Mi dica lei se nel nostro Paese si deve fare la fame se non si scende a compromessi con la nostra coscienza... Lodovico Marchisio Grugliasco Gentili signori Gullino e Marchisio, i vostri due casi sono molto differenti, ma il problema è lo stesso. Quando un genitore parla in nome dei figli, affronta una discussione difficile con gli altri. L'importante è di essere in buona fede e mi pare che in un caso e nell'altro la buona fede non manchi. Ma gradirei che i lettori di questa rubrica si pronunciassero. Sono in ballo tante cose. E' giusto comportarsi in questo modo o bisogna aspettare che i figli se la cavino da soli? t, Io.d.b.]

Persone citate: Del Buono, Gentile Signor Del Buono, Gullino, Lodovico Marchisio, Marchisio

Luoghi citati: Italia, Torino