Esordiente fai-da-te come farsi pubblicare

il caso. Da sconosciuti a bestseller: negli Usa è il fenomeno del momento, lo sarà anche da noi? il caso. Da sconosciuti a bestseller: negli Usa è il fenomeno del momento, lo sarà anche da noi? Esordiente fai-da-te come farsi pubblicare EIVENTERÀ' anche da noi un fenomeno come in America? La figura del «self-published man», il «fai da te» pure del libro, il trend dell'autopubblicazione che ha portato in cima alle classifiche sconosciuti come il James Redfield della Profezia di Celestino o il Richard Paul Evans di II primo dono? Mondi e temperamenti diversi, soprattutto mercati editoriali imparagonabili. Una svolta postmoderna ancora futuribile, anche se gli episodi isolati non mancano, per il «popolo di poeti» che si kscia facilmente abbindolare e paga i cattivi editori ma non ha abbastanza fiducia in se stesso per tentare di «imporre» il suo prodotto. Crescerà. Gli italiani con il «capolavoro» nel cassetto (sarebbero 300 mila l'anno) sembra abbiano comunque fatto molti passi avanti. Proprio ieri Giorgio Calcagno ci ha raccontato da queste colonne che (apripista al solito gli stranieri) i nostri connazionali cominciano in massa, e sono naturalmente quasi tutti giovani, a mandare i loro testi in Internet. Alcuni così alla buona, ma molti all'indirizzo giusto che è soprattutto quello dell'agente. Per cyber e anche per carta. In effetti, spiega Stefano Tettamanti della Grandi & Associati, «oggi gli autori tendono a ricorrere maggiormente all'agente letterario, una figura che in Italia non è sviluppata come in altri Paesi per una serie di motivi di tipo storicoculturale, scarse cultura giuridica e abitudine al contratto. Inoltre l'esistenza di un agente "monopolistico" come Eric Linder ha frenato la nascita delle agenzie che hanno iniziato a diffondersi soprattutto dopo la sua scomparsa». Anche perché, di nuovo, l'America docet: Doris Cooper, Associate editor della William Morrow, è sicura che «l'autore che si propone in modo autonomo ha più probabilità di successo se invia il proprio testo a un agente». E le basta l'esempio di Walter: I ponti di Madison County, uno dei massini hit mondiali degli ultimi dieci anni con seguito di film interpretato dalla coppia StreepEastwood, è saltato fuori così. La via più seguita da chi sogna di diventare uno Stephen King o una Susanna Tamaro resta comunque quella di riversare sulle case editrici montagne di dattiloscritti. Non su uno come Scheiwiller, beninteso, al quale non bisogna mandare neppure una cartolina: «Da noi non si prendono in considerazione invìi autonomi, si pubblicano solo autori, noti e meno noti, non commerciali ma di qualità, che piacciono all'editore», e ^'editore «ringrazia Dìo di non essere obiettivo». Ma Scheiwiller è un unicum. I suoi colleghi piccoli o grandi non rifiutano la marea quotidiana di inediti perché «il sogno di ogni editore è di scoprire in mezzo agli orrori la perla» ammette Franchini della Mondadori; anche se «in tanti anni di lavoro - ribatte Gianandrea Piccioli della Garzanti - non ho mai trovato un testo interessante tra i cosiddetti "dattiloscritti spontanei"»; mentre Galasso della Adelphi può tranquillamente smentirlo avendo pescato tra gli ignoti proprio il Maurensig di La variante di Lùneburg. Attenzione però: l'approccio iniziale non può avvenire indiscriminatamente pena il fallimento dell'operazione. Bisogna conoscere il nervo sensibile di ogni destinata- rio. Prendiamo Feltrinelli, Rizzoli e Garzanti: loro pretendono il testo completo, invece con Adelphi o Einaudi non commettete questa gaffe: una lettera dì presentazione e una cartella con l'argomento del romanzo sono il massimo come primo approccio; se con Longanesi non ci sono regole, a Frassìnellì e Mondadori dovete telefonare e spiegare com'è il vostro capolavoro; Marsilio vi dirotta sull'agente. Ma come fare a sapere tutti questi «trucchi»? E poi? La strada verso la pubblicazione è lunga e accidentata, uno psicodramma vissuto dai protagonisti spesso in solitudine quasi sempre senza gli strumenti per decrittarlo, a parte secolari e gustosissime storie di capolavori rimandati al mittente, i «grandi rifiuti» da Proust a Morselli suicida pour cause. A soccorrere il «candidato» allo Strega o al Campiello arriva una guida edita dalla Bibliografica, frutto dì meticolosa indagine della giornalista Maria Grazia Cocchetti: L'autore in cerca di edi¬ tore - Istruzioni e consigli pratici per farsi pubblicare un libro. Non è il primo volume sull'argomento ma certo il più aggiornato nel proposito di offrire, ripercorrendo in 10 robuste stazioni la vìa crucis dell'aspirante narratore, una rete fittissima dì informazioni tutte necessarie e di prima mano poiché ogni capitolo è chiuso da interviste a scrittori, editori e consulenti (in questa pagina diamo in sintesi gli interventi di Adelphi, Einaudi e Guaraldi, scelti per l'attenzione che in modo diverso riservano agli esordienti). Dalla Capriolo che spiega la vocazione di scrivere «da sempre la cosa più importante della mia vita» a Pontiggia e Gravi pionieri dei «corsi di scrittura», arrivati anch'essi in Italia con ritardo ma oggi in larga diffusione, vedi la fol- la di studenti alla Holden di Baricco, a Gabriella D'Ina della Feltrinelli che segnala una preccupante tendenza all'uniformità: «Il narratore giovane raccoglie i rumori del mondo. Vorrei invece che ascoltassero la musica, andassero di più al cinema. Un testo deve avere ritmo, il lettore non può crollare a pagina 20. E chi ama il cinema non potrà mai scrivere un finale che occupa tre quarti dell'opera. Vorrei anche autori più solidi, in grado di difendere la propria opera, invece di affidarsi completamente all'editing...». I suggerimenti sono moltissimi e concreti. «Attenzione all'isolamento, tenete rapporti, incontrate gente» è l'invito di Cesare De Michelis (Marsilio) che ha una comprensibile nostalgia, mitteleuropea ma non solo, per i caffè letterari, i luoghi di Joyce, di Bobi Bazlen, ma anche di Cardarelli, di Sartre e Simone de Beauvoir. «Una buona proposta, cioè un approccio corretto è metà dell'opera» confida Mauro Bersani (Einaudi). Giorgio Boatti, consulente Baldini, rivelando che la casa editrice della Tamaro riceve 250 manoscritti al mese e li valuta tutti, aggiunge sgomento: «A volte c'è quasi un livello di inciviltà, dattiloscritti offensivamente». TI telefono come grande arma di comunicazione, una infarinatura di diritto per valutare un contratto, il massimo dell'informazione sui propri interlocutori e non lesinare sull'autopromozione: la Cocchetti conduce per mano il suo ignoto interlocutore con l'aria di voler fortemente farlo arrivare in porto con buona pace dell'amico Scheiwiller che raccomanda di «leggere solo buone poesie e non pubblicare...». E tra i tanti salvagente da lei gettati ai troppi candidati al naufragio letterario ce n'è uno, l'ultimo, che sembra il più efficace e senz'altro inedito: una trentina di schede informative sulle principali case editrici, con le loro linee di produzione, il numero delle novità all'anno, le modalità di approccio specifiche. Soprattutto i tempi di attesa. Quel buco nero che accompagna il periodo in cui il testo «è in lettura», che provoca quella bulimia del dubbio straordinariamente descritta da Laura. Mancinelli in uno dei suoi Racconti della mano sinistra: la fame nervosa, l'autore che estrae «dal frigorifero una intera collezione di salami e salsicce sui quali sfoga la sua frustrazione tagliandosi larghe fette dopo aver affilato, lama contro lama, un grosso coltello da cucina...». Roba da grand guignol. Certo meno sanguinoso un bel «fai da te». Provateci, magari. Mirella Appiatti Una guida insegna tutti i trucchi per piazzare i propri «capolavori» I consigli di scrittori, editori e consulenti «Non restate isolati, tenete rapporti» «Un approccio corretto è metà dell'opera» «Ma certi manoscritti sono quasi incivili» i trucchi olavori» Sopra James Redfield, autore-rivelazione con la «Profezia di Celestino». A fianco Paola Capriolo, sotto Paolo Maurensig

Luoghi citati: America, Italia, Madison County, Usa