Vita braccata del carabiniere-eroe di Vincenzo Tessandori

Vita braccata del carabiniere-eroe Vita braccata del carabiniere-eroe Sempre infuga dai boss che lo vogliono uccidere mandata da Milano. A Patrizio si gela il sangue. Ma Perre commenta: «Qui siamo in zona mia, non faranno niente». L'affare è concluso. Frutta bene anche l'eroina, dice Perre. Lui non la tratta, se Patrizio vuole, farà da intermediario. «Con un turco amico mio, nipote di uno che conta». Ilham Kirteler e suo zio Hamza Turkuresin riforniscono il mercato e al momento ce ne sono disponibili 425 chili. I trafficanti promettono un quintale a settimana, prezzo: 55 milioni a chilo, un affare. La campionatura rivela merce purissima. «Da star male in auto, quando ce la siamo portata via per l'esame». L'appuntamento decisivo è per la sera della vigilia di Natale, ancora a Trezzano. Patrizio è puntuale. Lo sa che andare da soli a certi incontri equivale a un suicidio perché quelli ammazzano per un nonnulla, e lui ha con sé un miliardo e 750 milioni. E' disarmato, «tanto, in un modo o nell'altro ti perquisiscono». Stavolta, però, lo hanno accompagnato quelli della sua «banda», una quindicina di giovanotti dall'aria decisa. Aspettano in auto e su un camper. Nella zona, ci sono altri carabinieri di copertura. Neppure Perre è venuto solo: i suoi aspettano sulle Peugeot, a fianco ha Francesco Musitano, uno abituato a comandare e che subito dice: «Il denaro. Poi vi daremo la merce». Patrizio ribatte: «Ci volete portare via i soldi!». Non è un accordo fra gentiluomini, gli altri vogliono la certezza di non esser sorvegliati, così comincia una specie di gioco dell'oca con tappe a Busto Arsizio, Legnano, ancora Trezzano. All'ultimo appuntamento Perre si presenta con due nuovi compagni, Mario Sgambellone e Giovanni Sorrentino che tiene per mano un bimbo di 4 o 5 anni: suo figlio. «Pagate o lasciate uno di voi, come garanzia», ordina Sorrentino. «No, niente ostaggi», ribatte l'infiltrato. «Come garanzia io dò mio figlio». Ci mancava soltanto un bimbo tra i piedi! «Niente ostaggi, scambio contestuale». E qualcuno deve ispezionare la merce. Tocca a Patrizio, perché è il più conosciuto e perché nessuno si fa avanti. Lo caricano su una Mercedes, con quattro uomini. Il denaro è sul camper e anche quello va controllato. Così, per tranquillità. Tutti giù, tranne l'autista che prima dell'esame fa sparire i mitra Beretta e tutti capirebbero di avere di fronte i carabinieri. Sulla Mercedes che trotta per le vie buie, per Patrizio ogni minuto non ha fine. Quando lo fanno scendere per ricaricarlo su una Peugeot con due armati di 38 special e fucile a canne mozze, pensa: «Mi hanno scoperto». No, non l'hanno scoperto. Però hanno individuato quelli d'appoggio sulle gazzelle. «E' pieno di sbirri, stasera. Ma non ce ne frega niente, questa è zona nostra», dice Perre. La merce è dentro due borse. «Devo guadagnar tempo perché i miei riescano a intervenire. Dico: "Non posso decidere io"». «La roba è a posto, paga». «Vorrei discutere, ma come mi volto, mi trovo la canna di una 38 in bocca. Si dice che quando si sta per morire rivedi tutta la vita, io non ho rivisto nulla. Davanti agli occhi avevo solo quello che urlava: "Sali in macchina, il gioco lo conduciamo noi. Stasera finisce male"». Ancora alla Mercedes, parcheggiata sotto una chiesa affollata per la Messa. Sta per scoccare mezzanotte e Patrizio consegna il pacco delle banconote. E' il segnale. «Fermi tutti! Carabinieri, la festa è finita». In cinque vengono subi¬ to ammanettati, ma qualcuno spara, anche Perre fa fuoco: l'ha voluto lui l'affare e lo sa che gli altri non gliela perdoneranno. Perre colpisce due dei suoi, poi viene abbattuto, Patrizio è in mezzo e fa appena in tempo a gettarsi a terra. Un attimo, e la gente uscita di chiesa invade la strada. Più tardi quelli della cosca si passeranno voce: «Hanno ammazzato il Perre, a sangue freddo. E' stato un carabiniere di Bologna a preparare la trappola: bisogna fargliela pagare». E lo conoscono bene in viso, quello che li ha fregati. «Al carabiniere scelto M.P. è conferita la promozione straordinaria per benemerenze di istituto al grado di appuntato. Roma, 3 ottobre 1991». Patrizio va avanti. Diventa Cesare, poi Piero. Aggancia i colombiani che riforniscono 'ndrangheta e Cosa nostra. Con un altro carabiniere «agente provocatore» si trasferisce ad Amsterdam, sta per mettere le mani sulla rete dei narcos, ma per trattare occorre denaro. E stavolta si preferisce non rischiare un pacco di banconote. Ormai il suo volto è troppo conosciuto. Sono cominciati i processi, a Bologna e a Milano, Lui deve testimoniare. Una volta chiede se può farlo a volto coperto. «Non è mica un pentito, lei», gli risponde il giudice Tiziana Parenti. Ancora minacce contro di lui e la sua famiglia. Naturalmente, l'Arma garantisce la protezione, ma si sa che quando ha deciso, la mafia non esita neppure di fronte a una caserma. Patrizio implora il trasferimento all'estero, attraverso il legale Giuseppe Silvestri, di Bologna, il 17 luglio '95 si rivolge al Presidente della Repubblica. Cinque mesi più tardi, la risposta. Dalla prefettura, la dottoressa Elisabetta Margiacchi comunica: «Impossibile, l'estero. Non sa le lingue». Vincenzo Tessandori Un'azione dei carabinieri: il sequestro di un ingente quantitativo di droga

Luoghi citati: Amsterdam, Bologna, Busto Arsizio, Legnano, Milano, Roma