I trionfi sportivi non nascondono le contraddizioni di una società insanguinata e divisa Sud Africa: gol, un po'di festa e violenza

I trionfi sportivi non nascondono le contraddizioni di una società insanguinata e divisa I trionfi sportivi non nascondono le contraddizioni di una società insanguinata e divisa Sud Africa: gol, un po'di festa e violenza Nove morti dopo la vittoria, un bilancio normale JOHANNESBURG DAL NOSTRO INVIATO I sogni muoiono all'alba. Gli uomini, di notte. E spesso, ironia della sorte, dopo aver realizzato il sogno della loro vita. Il nuovo Sud Africa segue fi flusso:. e la vecchia Soweto, la città satellite dei neri alle porte di Johannesburg, non perde il vizio. Sabato pomeriggio, la Nazionale di calcio aveva liquidato la Tunisia (2-0) e conquistato l'ambito titolo di campione d'Africa. Il calcio è, per tradizione, lo sport dei neri. Così lontano, per «appeal», al sofisticato cricket e ai più «istruito» rugby. Il problema, il pericolo, il dramma è che la vera notizia possa essere questa, il trionfo nella Coppa d'Africa, e non il flash battuto dalle agenzie di ieri, relativo al bilancio della festa, chiamiamola così, che ha tenuto fin troppo sveglia Soweto. Nove morti: ecco il dispaccio che ha lasciato indifferente persino la Cnn, una citazione di corsa e via. Nove morti di morte violenta. Tutti neri. Quattro a colpi di pistola, due accoltellati, uno calpestato. Più due ragazzi, di 9 e 13 anni, travolti da un'au¬ to che poi si è data alla fuga. Nessun dettaglio sui feriti e sugli arresti: non perché non ce ne siano stati (anzi), ma perché nessuna agenzia ci bada più. Quando c'è di mezzo Soweto, si parte dai due ammazzati in su. Come si dice in gergo, la polizia sta battendo tutte le piste. Si parla di regolamenti di conti fra efferati malavitosi: in preda, magari, a un'overdose di alcolici e/o stupefacenti. Si dice sempre così, in questi casi: e a volte, ci si azzecca. Non è il caso di gridare allo scandalo, se non altro perché la notte degli altri non è quasi mai più tenera. Basti pensare a quello che succede da noi l'ultimo dell'anno, fra un botto e l'altro, senza Soweto fra i piedi o sulla coscienza. 0 a Rio de Janeiro durante il carnevale. 0 nella città americana la cui squadra si laurea campione di basket. Non appena finisce la partita «dentro», comincia la partita «fuori», per le strade, nelle piazze, dove l'unica legge diventa la legge della giungla. D'altra parte il Sud Africa, oggi, è nel mirino di tutti. E non soltanto in senso metaforico. Lo sport può cementare - e, con i fatti, ha cementato - il concetto di nazio- ne, a maggior ragione in un Paese che, «nazione» come si dovrebbe intendere, unita, senza distinzione di razze, lo è diventata da poco, nell'aprile del 1994, con le prime elezioni ubere e con l'ascesa di Nelson Mandela. Ma neppure lo sport può fare miracoli. Prima o poi arriva l'ora, il momento, il giorno in cui è l'oscura vita di sempre, e non l'impresa di un singolo o di una squadra, a fare la differenza, a determinare il salto di qualità, e visto che ci siamo, di civiltà. Se la doppietta di Mark Williams è valsa la coppa d'Africa, quanto varrebbe, al cambio, l'abolizione di quei cartelli che, ovunque, invitano le persone a depositare «eventuali» armi da fuoco prima di entrare nei luoghi pubblici, dagli uffici a Golden City, la città dell'oro ricostruita a scopo turistico nelle viscere di Johannesburg? Tenere insieme, tenere a bada, cin¬ que milioni di bianchi (che possiedono quasi tutto) e trentacinque milioni di neri (che possiedono quasi niente). Ci vorrebbero una coppa del mondo di rugby e una coppa d'Africa di calcio al mese. Che in cinque anni, dal 1990 al 1994, l'inflazione sia scesa dal 14,4% al 9, interesserà agli esperti, non certo alle famiglie di quegli otto poveri cristi, rigorosamente neri, falciati lunedì scorso dai mitra di un drappello di sicari mentre facevano la fila per un posto di lavoro: e su duemila postulanti, la fabbrica ne offriva non più di duecento. Bene ha fatto Mandela a vestirsi da capitano delle squadre di rugby e di calcio, e a festeggiare con esse imprese che hanno spinto i bianchi nelle braccia dei neri, i neri nelle braccia dei bianchi. Di retorica non è mai morto nessuno. E poi Mandela, nel suo grande, costituisce un fenomeno a sé: one man one country, un uomo una nazione. Capace, lui sì, di caricarsi sulle spalle il ciclopico peso di un Paese che solo nel 1994 ha concesso il voto ai neri. In Sud Africa, continuano a morire, ogni anno, 53 neonati su 1000 (contro i 9 degli Stati Uniti). Sono cifre che non lasciano trofei dietro di sé, ma tanti interrogativi davanti. Roberto Beccanti ni Da sinistra tifosi sudafricani allo stadio e un gruppo di estremisti di destra dell'Awb Nella foto piccola Nelson Mandela [FOTO REUTEA)

Persone citate: Golden City, Mark Williams, Nelson Mandela, Soweto