An: la lezione di Almirante per rifare la Costituzione

An: la lezione di Almirante per rifare la Costituzione IL CASO DESTRA E VECCHI MITI An: la lezione di Almirante per rifare la Costituzione O, non era questo, non era proprio questo che volevo dire». Davanti al paginone che il Secolo d'Italia dedica a Giorgio Abiurante, il filosofo progressista Giacomo Marramao pensa a Eliot e al Canto d'amore ài Alfred Pryfiyck. «Io sono per la riforma della Costituzione fin dagli inizi degli Anni 70, in tempi non sospetti quindi. Con Massimo Cacciari e altri abbiamo lavorato a lungo sull'innovazione istituzionale e la reimpostazione dei valori condivisi. Ma se Fini, con il suo giornale, vuole dirci che fra i valori condivisi deve esserci anche Almirante, allora no, mi dispiace, non ci sto». La pagina del Secolo cade come una pioggia gelata sulle fragili foglioline dell'accordo appena sbocciato tra i poli. In primo piano la foto del padre della Fiamma, sottotitolo «Viene da lontano la battaglia della Destra italiana per il rinnovamento delle istituzioni. La lezione di Almirante». Seguono brani tratti dal Processo alla Repubblica, scritto dal leader del msi nel 1980. Il tutto fa parte di un appuntamento fisso della testata, «I percorsi del presidenzialismo». Che cos'è? Una provocazione verso la sinistra, un modo per mettere in imbarazzo i sostenitori dell'intesa D'Alema-Berlusconi, per lo meno quelli che ricordano che il pei definiva Almirante «il fucilatore»? 0 Eiuttosto un ammiccamento alla ase, timorosa che gli ideali di destra vengano annacquati nel brodo Maccanico? Niente di tutto questo, dice il direttore del Secolo Gennaro | Malgieri, «non ci interessa provocare la sinistra né rendere più appetibile l'accordo. Abbiamo solo colto l'occasione politica per riproporre un tema che è nostro da sempre, quello del presidenzialismo. Oggi ne parlano tutti, spesso a sproposito. Noi sottolineiamo che la destra ha le carte in regola per intervenire nel dibattito. Non siamo stati folgorati sulla via di Da¬ masco, insomma, ma abbiamo una tradizione alle spalle». Ma proprio Abiurante, con tutto il suo carico simbolico, dovevate tirare fuori? «Non solo lui. Ho iniziato l'excursus con gli scritti di Zamberletti, seguiranno altri autori non necessariamente di destra: Calamandrei, Pacciardi, Galimberti». * Sarà, commenta il direttore del manifesto Valentino Parlato, «certo, provocazione o ammiccamento alla base, il gesto rimane. E' come il tic del professor Stranamore, cui ogni tanto si alzava il braccio nel saluto fascista. Lo ricordava proprio ieri D'Alema. Dimostra comunque un ribadimento, un tentativo di mantenere la continuità con le origini: come dire, la famosa Fiuggi è stata una correzione nella continuità, non una discontinuità. Sono post-fascisti solo per questioni temporali, perché il mondo in¬ torno a loro è cambiato. E' un fatto non da poco, dovrebbe far riflettere D'Alema, ma anche Maccanico». Per il momento, fa riflettere la destra. «Beh, c'erano padri nobili molto più attrezzati e più utili alla causa di An che non Abiurante commenta Pietrangelo Buttafuoco, direttore dell'Italia - penso a Michelini, De Marzio, o a Pino Romualdi. Sono più vicini ai nostri tempi, meno nostalgici, più mo¬ derni. Lo stesso Fini non c'entra niente con Almirante, è più avanti di lui, non ne raccoglie l'eredità ma segue un percorso nuovo, tutto suo. Io non ho mai creduto alla favola di Fini erede designato di Aimirante: è stato certamente un suo studente, non un suo discepolo». Sarà, ma oggi An ha fatto un «passo falso», dice Marramao, «che dimostra come un processo cosi delicato e rilevante come la riforma della Costituzione avviene in un pauroso vuoto culturale. Non ci sono i mezzi, non ci sono gli uomini per affrontarlo. E invece ci vorrebbe un lavoro complesso, rigoroso, sgombro da tradizioni emotive, che portano ulteriore confusione. Bisogna guardare al futuro, non al passato: calare l'innovazione nella cultura del nostro Paese, non concentrarsi ossessivamente sul presidenzialismo, che è solo un particolare. Piuttosto pensare a un ampliamento dei diritti e a riforme più urgenti, come quella del Parlamento e della pubblica amministrazione». Più ottimista Marcello Veneziani: «Gli acceleratori della nostalgia si mettono proprio quando è in atto un forte processo di sradicamento». «Bisogna tranquil- lizzare la base, darle degU anticorpi, spiegarle che non c'è una frana nella coerenza, che non si sta snaturando il messaggio politico». Nelle fasi di cambiamento ognuno, sostiene Veneziani «mette in azione i contraccettivi che può contro la restaurazione. E così si tirano fuori i simboli, la mozione degli affetti... Insomma, io scommetto che sulYUnità vedremo presto uno scritto di Togliatti sul presidenzialismo». Raffaella Sitipo Gianfranco Fini

Luoghi citati: Fiuggi, Italia