Grandi manovre al terzo piano

Grandi manovre al terzo piano Grandi manovre al terzo piano / vip sfilano in casa del premier incaricato I' A casa di Maccanico ih'cui i sapienti della politica vanI no a consulto per stabilire quale sia la miglior terapia per la Repubblica agonizzante, era ieri piuttosto simile alla casa in cui il burattino Pinocchio giaceva fra i guanciali mentre i cerusichi sentenziavano che se il malato non era ancora morto, allora certamente si poteva anche dire che doveva essere ancora vivo. In realtà il padrone di casa ha ieri prevalentemente ascoltato. Ha anche risposto, ma sulle sue parole nessuno ha voluto dir nulla, per non violare la regola della riservatezza, A tarda sera Maccanico ha chiamato Rocco Buttigliene, che aveva visto il giorno precedente e che lo aveva trovato «commosso, ma pimpante» e gli ha detto che le cose stavano andando piuttosto bene, ma che era seccato per le illazioni sul toto-ministri scatenato sia dai giornali che da molti interessati: «Tutte sciocchezze campate per aria. Non abbiamo fatto nessun nome e non se ne faranno prima di aver definito il programma di governo». Tuttavia la giornata dell'aggiustatore sul cui cognome tutti, in Italia e all'estero, hanno trovato divertente scherzare, è stata scandita sulle due questioni cardinali: come comporre la lista dei ministri di un governo che dovrebbe garantire tutti, e come mettere m piedi e far funzionare il meccanismo riformatore. Mario Segni, intabarrato in un eskimo elegante e accompagnato da Diego Masi, ha detto a Maccanico: «Abbiamo due anni per lavorare? Benissimo, facciamo votare per la Costituente, soltanto per modificare la seconda parte della Costituzione. E manteniamo fermo il punto del Sindaco d'Italia». Gianni Letta, che si è visto opporre un veto da Walter Veltroni, ha diplomaticamente detto che le difficoltà sono molte, ma che c'è una forte voglia di concludere bene. Però non è un mistero che il Polo intenda chiudere a Dini e aprire a Ciampi. Dini, è stato ripetuto a Maccanico, non è più un tecnico, ma un politico, e nel disperato tentativo di salvarsi ha ecceduto nel chiedere di essere difeso dalla sinistra. Anche Fazio, governatore della Banca d'Italia, come il professor Monti, condivide la qualità comune anche a Dini e Ciampi di promuovere un forte effetto di fiducia sui mercati inernazionali: ma i primi due è bene che restino ai lo oro posti e quanto al presidente del Consiglio uscente, è fuori gioco. Maccanico ha ascoltato, ha preso appunti, ha sorriso, ha sollevato qua e làjjualche obiezione, ma ha sottolineato il suo ruolo investigativo della prima fase. Che cosa si sia detto con D'Alema, come con ciascuno dei suoi interlocutori, è circondato da un riserbo prudentissimo. Il segretario del pds gli ha garantito il suo appoggio e si è augurato una soluzione rapida, anche perché si sente piuttosto stranito nella scomoda posizione in cui fa da bersaglio agli strali dell'estrema sinistra che lo sbeffeggia. Gli altri che hanno salito le scale di casa Maccanico son'o stati il senatore liberale Luigi Compagna, figlio del repubblicano storico Chinchino, e l'ex sindaco di Roma Carraro. Anche Lorenzo Necci, commissario alle Ferrovie dello Stato, è andato dal presidente incaricato, e non è un mistero che per lui sia allo studio l'ipotesi di un grande ministero dei servizi e delle infrastrutture di'trasporto, fortemente unificato, così come dovrebbe essere fortemente unificato un ministero delle faccende economiche affidato a Carlo Azeglio Ciampi, decano fra i governatori delle banche centrali e considerato a livello internazionale un filosofo dell'ecnonomia, oltre che un grande tecnico. Giorgio La Malfa è andato dal suo vecchio amico, e grande amico di suo padre Ugo, come un cugino felice di rientrare in famiglia. L'ex segretario dell'ex partito repubblicano non fa mistero della sua forte voglia di rientrare nella politica attiva nazionale e il ministero che si va a formare intorno al nome e alla storia di Antonio Maccanico rappresenta un habitat conosciuto e amato. La cosa curiosa è che Maccanico, uomo dalla discendenza assolutamente laica, piace moltissimo ai cattolici. E' lo stesso Buttigliene, filosofo e amico personale del papa, a dirlo: «E' vero, Maccanico rappresenta quell'Italia risorgimentale che viene dal partito d'azione e molto distante dal cattolicesimo, che si dedicò con la massima devozione alla costruzione dello Stato. Anzi, dello Stato fece una vera religione. E adesso spero che anche loro siano diventati un po' più laici di quanto non fossero i loro avi. Quanto a Maccanico, ci frequentiamo da tempo perché è una delle non frequenti persone che hanno veramente qualcosa di nuovo da dire». Naturalmente si è parlato in modo velato di Bossi e della lega. Che fare? La Lega vorrebbe la Costituente, ma pds e Alleanza Nazionale non vogliono, proprio perché la Costituente è un forte desiderio di Bossi, un suo progetto continuamente rilanciato. Ma sono stati più d'uno, oltre Mario Segni cioè, a sostenere davanti al capezzale della Repubblica morente, che in fondo in fondo anche la Costituente potrebbe essere una buona soluzione: avrebbe il potere di offrire al popolo del Nord una espressione di volontà che altrimenti rischia di venir meno. Gli invitati e i grandi esperti di malattie repubblicane ieri salivano e scendevano le scale di via della Scrofa, sostenendo più o meno tutti con parole molto simili fra loro che le cose stanno procedendo, che in fondo il governo si sta coagulando, che l'accordo c'è e si tradurrà nei fatti. Però il gelo della pioggia che fredda le ossa imponeva e ancora impone una forte dose di cautela, piedi di piombo come quelli dei palombari. La parola d'ordine era quella di far trasparire comunque ottimismo, anche un po' forzato. E' stato forse Mario Segni quello che ha rotto la consegna nel modo più esplicito: «Maccanico sa benissimo che ha davanti a sé un compito difficilissimo e non è affatto sicuro di farcela, o meglio : è perfettamente consapevole dei rischi che corre». Parole simmetriche a quelle di Letta: «Le difficoltà sono enormi, i problemi da risolvere sono grandi e tanti, guai se così non fosse, ma credo anche che alla fine prevarrà lo spirito costruttivo e il governo finirà per uscir fuori e nel migliore dei modi». Complessivamente ieri si respirava un'aria diversa e relativamente nuova: quella di una certa rivincita del centro rispetto al periodo in cui hanno dominato le estreme, una affermazione del bipolarismo centrista su quello divaricato. E su questa ipotesi di forte centro dominante, con Fini recalcitrante ma disciplinato nel Polo di destra, già si scatenano le fantasie di una ricostruzione di tessuti che sembravano distrutti. Il presidente del Consiglio incaricato ha cenato in modo ancor più frugale di come abbia pranzato: insalatina e un frutto. Il telefono non ha cessato di suonare e soltanto alle dieci di sera in casa Maccanico è scesa una calma quasi piatta. E fuori seguitava a piovere come Iddio la mandava. Paolo frizzanti Buttiglione applaude «E' uno dei pochi che ha qualcosa di nuovo da dire» Soltanto Segni rompe l'ottimismo generale: «Ha paura di non farcela» Lorenzo Necci, candidato a un importante ministero

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