I sindacati: patto per il lavoro

I sindacali; patto per il lavoro Oggi confronto col presidente incaricato, mentre i dissidenti s'incontrano per dare battaglia (forse c'è Trentin) I sindacali; patto per il lavoro Ma il leader Uil anticipa il vertice con Maccanico MILANO. Scusi Larizza, perché è andato da Maccanico? «Capisco che non sia facile credermi - replica il segretario della Uil - ma si è trattato per davvero di una visita privata, senza significati politici». Eppure questa visita privata di un leader confederale al prossimo mquilino di Palazzo Chigi, a ventiquattr'ore dall'incontro ufficiale di oggi tra il presidente del Consiglio incaricato e le parti sociali, un significato politico ce l'ha comunque, anche perché a sinistra c'è chi non nasconde i suoi malumori verso la grande intesa... «Maccanico è un laico come me - replica Larizza e parliamo lo stesso linguaggio e lui ha avuto un grande ruolo nell'intesa del luglio '93. Spero proprio che tutti facciano nei suoi confronti un atto di intelligenza e di coraggio e che non prevalgano personalismi e capricci». Almeno una parte del sindacato, insomma, tifa per Maccanico. Questo vale per Larizza, ma anche per Sergio D'Antoni. «Certo risponde il leader della Cisl - io ho sempre sostenuto che il nostro interesse fondamentale fosse di non andare alle elezioni ma di utilizzare questo scorcio della legislatura per le riforme. Non solo quelle istituzionali, ma anche economiche e sociali». Già, si è parlato poco finora di economia. Forse perché il quadro è confuso? «Macché, questo è il momento di affrontare le cose assieme come ha fatto la Germania di fronte al- la sfida dell'unità. Altrimenti come la mettiamo con il Sud e la disoccupazione?». Ma cosa chiedere a Maccanico? «Da un punto di vista sindacale continua D'Antoni - non ci sono dissensi tra noi. Chiederemo di fare, con decisione, la lotta all'inflazione. E questo vuol dire: no a tasse indirette e tariffe ferme per il '96, anche quelle locali. E non accetteremo aumenti ingiustificati come quelli delle Rcauto. E poi...». E poi? «Avanti sulla strada dell'accordo di luglio. Adesso tocca al problema occupazione. Ci vuole un patto per il lavoro. Noi faremo la nostra parte in quanto a flessibilità. Il resto tocca alla politica economica. Bisogna innescare un meccanismo virtuoso che porti al calo di inflazione, tassi e rilancio degli investimenti». E Maccanico è la persona giusta? «Certo. Non è, ovviamente, solo questione di persone. Ma non dimentichiamo che fu lui, sottosegretario con Ciampi, a seguire la trattativa per l'accordo del '93. Ma non è solo allora che ha dimostrato la sua abilità. Vi ricordate Crotone, la rivolta dell'autunno del '93? Beh, in quell'occasione fu Maccanico a disinnescare la bomba della protesta, a non far degenerare la situazione. E' lì che ho conosciuto il grande mediatore, l'uomo di raccordo». Ma nel sindacato non si respira solo aria di consenso verso «l'aggiustatutto» Maccanico (definizione del «Financial Times»). C'è chi, come Giorgio Cremasela della Fiom piemontese, ha restituito la tessera del pds al momento dell'accordo di governo. E proprio oggi, a Roma, mentre Cofferati, D'Antoni e Larizza si incontreranno con Maccanico, si riunirà la «sinistra visibile», ovvero quell'area che non si riconosce in Rifondazione ma nutre forti perplessità sulla grande intesa con la destra. Tra gli invitati spiccano sindacalisti di Cgil e Fiom (il segretario nazionale Claudio Sabattini, ad esempio, o il responsabile della Lombardia Tino Magni) e, addirittura, ci dovrebbe essere l'ex segretario generale Bruno Trentin. E anche Sergio Cofferati, da Rimini, non lancia certo commenti entusiastici sulla nuova situazione. «E' preoccupante e sbagliato - ha detto - che siano riusciti a trovare un'ipotesi d'accordo sul cambiamento della Costituzione senza dir nulla sulle altre priorità del Paese. Nulla è stato detto sui problemi di carattere economico e sociale che per noi sono fondamentali». «Capisco tutte le critiche commenta D'Antoni - ma io spero che Maccanico ce la faccia. Lo scenario alternativo è tutto negativo, per il Paese e per noi. Questo tempo, i 18 mesi necessari per le riforme, servono anche a noi per dar vita a un sindacato forte e adeguato a una situazione nuova, basata sull'alternanza». Ugo Bertone D'Antoni (Cisl) «E' sul caso-Crotone che ho conosciuto il grande mediatore» Cofferati (Cgil) è perplesso «Intesa sulla Costituzione, ma tacciono sulle altre priorità» A sinistra: Pietro Larizza (Uil) Qui sopra: Sergio Cofferati (Cgil) Il segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni

Luoghi citati: Crotone, Germania, Lombardia, Milano, Rimini, Roma