L'ultimo segreto di Khun Sa

Estero Il signore del «triangolo d'oro» della droga si è arreso all'esercito birmano, ma è libero t'uhimo segreto di Khun Sa La strana capitolazione del re dell'oppio UN POTERE CHIAMATO EROINA GLI elicotteri dell'esercito birmano non osavano avventurarsi dalle parti di Homong, nel triangolo d'oro, a una trentina di chilometri dalla frontiera thailandese. Il feudo di Khun Sa, uno dei baroni dell'oppio, era difeso da «Sam-7», i temibili missili terra-aria di fabbricazione cinese. Ora, dopo l'inizio dell'anno, gli elicotteri arrivati da Rangoon, la capitale birmana, sorvolano impunemente il settore. Chang Chifu, alias Khun Sa, uno dei più potenti trafficanti di droga, su cui pende dal 1989 una richiesta di estradizione da parte della giustizia americana, si è arreso senza combattere ed ha accettato di abbandonare il traffico di oppio e di eroina. Il 1° gennaio 1996, unità militari birmane hanno occupato Homong senza trovare alcuna opposizione e contemporaneamente l'armata di Khun Sa U'Amt) ha consegnato le sue armi. Khun Sa e i generali birmani hanno festeggiato l'avvenimento brindando con whisky. Da quel momento un ponte di elicotteri ha assicurato i collegamenti tra la tana di Khun Sa, situata al limite degli stati shan e kayah e gli avamposti dell'esercito birmano, ad Ovest della Salween, un fiume che attraversa lo shan, prima di segnare, più a valle, il confine tra la Birmania e la Thailandia. Così sarebbe finita, almeno ufficialmente, la saga di uno dei principali protagonisti delle guerre dell'oppio - durata decenni - nel Triangolo d'oro situato ai confini dello Yunnan cinese, del Laos della Birmania e del Nord della Thailandia. Non più di due anni fa Khun Sa esibiva, davanti a giornalisti arrivati clandestinamente dalla vicina Thailandia, la sua armata, i cui effettivi - stimati circa mecimila - sono ben addestrati e ben armati. Homong era collegata - e lo è indubbiamente ancora - con il resto del mondo attraverso comunicazioni satellitari. Khun Sa, al quale tutti i visitatori hanno sempre riconosciuto un certo senso dell'umorismo e dell'ospitalità, vi viveva con tutti i confort, senza in apparenza preoccuparsi degli eventuali attacchi dell'esercito birmano, riequipaggiato dopo il 1992 da Pechino. Egli controllava ancora una parte del traffico di oppio e eroina che alimenta il 60 per cento del mercato nordamericano. L'uomo, nato nel 1934, è arrivato da molto lontano. Dopo la morte del padre, un immigrato cinese, che apparteneva alla minoranza shan birmana, la madre sposò in seconde nozze un esattore birmano. Mentre i suoi tre fratelli più piccoli frequentavano le scuole della missione cristiana, il giovane Chang Chifu vivacchiava con il nonno, capo del villaggio shan di Loi Maw, dove si installarono alcune unità militari sconfitte del Kuomintang, come un po' dappertutto nel triangolo d'oro, agli inizi degli Anni Cinquanta, sùbito dopo la vittoria comunista in Cina. La regione, incontrollabile, divenne allora preda di bande che si disputarono il mercato dell'oppio e delle armi. Ma vi lavorarono anche uomini di numerosi servizi segreti stranieri, in particolare americani e di Taiwan. La dittatura del generale Ne Win, che ha preso il potere a Rangoon nel 1962, non è riuscita mai a battere del tutto le insurrezioni etniche o comuniste. Con le nazionalizzazioni che l'hanno accompagnata, la «via birmana verso il socialismo» ha sconvolto ancora di più, in tutto l'Est birmano, l'economia risicola delle valli ed incoraggiato nelle regioni più alte, la molto più redditizia coltura del papavero. Le alleanze locali si sono fatte e disfatte in base ad interessi e tradimenti. La ripresa della guerra nel Laos nel 1965 ha poi accresciuto l'importanza della posta in gioco ed alimentato l'anarchia. Nel villaggio di Loi Maw, dove i militari arrivati dal Kuomintang occupano una posizione sociale elevata, il giovane Chang Chifu, che non ha ancora trent'anni, organizza una sua banda personale inquadrata nel Ka Kwe Ye (Kky), milizie di autodifesa arruolate attraverso Rangoon. In cambio di danaro, il Kky offre regolarmente i suoi servizi ai mercanti della droga, dei quali proteggono i trasporti fino a Tachilek, mercato birmano situato all'incrocio delle tre frontiere (Birmania, Laos e Thailandia). La brutale repressione dell'esercito birmano nei confronti delle bande del Kuomintang contribuisce in quegli anni ad accendere le insurrezioni armate nei centri shan. Da parte sua la Thailandia favorisce la presenza delle ex divisioni del Kuomintang che in qualche modo tengono impegnato il regime socialista di Ne Win. Agenti americani e di Taiwan continuano a pullulare nella regione. E' questo il clima in cui Chang Chifu diventa alla fine degli Anni Sessanta uno dei più potenti capi delle milizie locali. Loi Maw, il villaggio del nonno, è il suo feudo. Di qui il salto a diventare il principale «avvocato» dell'autonomia shan è quasi d'obbligo. Ed anche in questo caso Bangkok favorisce la manovra. Ma nell'ottobre 1969 Chang Chifu viene catturato dai birmani, mcriminato per alto tradimento e internato a Mandalay. Mentre i suoi uomini si imboscano nella giungla. Quattro anni più tardi, U rapimento di due medici sovietici permette ad un suo luogotenente, Charlie Win, di negoziare il suo rilascio. Liberato, prende il nome shan di Khun Sa. Nel 1973 la contemporanea cattura di uno dei suoi concorrenti, Lo Hsing-han, permette a Khun Sa di impossessarsi della maggior parte del traffico della droga impiantando una raffineria di droga presso Hin Taek. Khun Sa conoscerà il suo momento di maggior celebrità quando proporrà - unico tra i baroni della droga - di vendere l'oppio da lui prodotto agli Stati Uniti. Ma il Congresso di Washington respinge l'offerta. Non solo, ma sotto pressione americana, Bangkok scarica l'ingombrante boss alleato. Così in seguito a due attacchi, nel settembre 1981 e nel gennaio 1982, Khun Sa è co¬ stretto a riparare in territorio birmano. Un anno dopo aver lasciato il territorio thailandese, egli controlla tutta la frontiera tra lo Stato shan birmano e la Thailandia. Si installa allora a Homong che rimarrà il suo quartiere generale fino alla recente «resa» e che potrebbe tornare ad esserlo. Poiché Kuhn Sa non è al suo primo accordo con i generali di Rangoon. Il 7 marzo 1984 aveva patteggiato, in cambio della impunità dei suoi traffici, un appoggio militare contro gli altri gruppi guerriglieri e in particolare contro il partito comunista birmano. Un patto per altro categoricamente smentito da Rangoon. Ma gli avvenimenti successivi hanno dimostrato l'esistenza dell'accordo. Nel 1987 Rangoon annuncia un attacco contro Homong, ma la Birmania in quel caso vuole soltanto dare un contentino agli Stati Uniti che versa al Paese milioni di dollari per la lotta alla droga. Ma, nel 1989, un giudice di New York mcrimina Khun Sa contro il quale viene emesso un mandato di cattura internazionale. Frattanto il suo concorrente Lo Hasing-han, amnistiato ormai da nove anni, approfitta di una serie di circostanze favorevoli per ricostruire una sua rete. Khun Sa riprende dunque a «corteggiare» la Thailandia. Il signore della guerra di Homong dichiara l'indipendenza dello Stato shan proponendo il ricongiungimento a Bangkok. Ma la Thailandia è un Paese che si sta modernizzando e sembra decisa a far sparire al Nord le colture del papavero. Il traffico della droga diventa sempre più rischioso. Nel dicembre 1994 una rete di distribuzione di Khun Sa viene smantellata dalla polizia thailandese. L'avvertimento, per un boss che conosce bene il suo mestiere, è molto serio ed oltretutto i dirigenti shan cominciano a rinfacciare al loro leader le sue origini cinesi arrivando a proporre un accordo di cessate-il-fuoco con Rangoon che permetta loro di riprendere fiato. Nel 1995, così, nel gruppo si verifica una scissione e l'impero di Khun Sa si riduce come una «pelle di zigrino». La situazione complessiva spinge il boss a cercare di trattare con Rangoon. Ed anche per la giunta militare la «resa» del celebre bandito offre vantaggi. In cambio Khun Sa si dice abbia ottenuto di poter mantenere una milizia armata e di poter continuare qualche traffico. Sospettando un accordo simile, Washington il 4 gennaio ha annunciato di mettere a disposizione una taglia di 4 milioni di dollari a chi fornirà informazioni utili alla cattura del boss. Da parte sua, la Birmania ha annunciato che il barone della droga non verrà estradato, non poiché non esista un accordo di estradizione tra i due Paesi, ma perché Khun Sa si è impegnato lui stesso a «bloccare i traffici di droga». In realtà qualcuno pensa che Khun Sa sia a conoscenza di troppi segreti perché i generali birmani osino consegnarlo alla giustizia americana. Naturalmente tutti gli altri trafficanti sono all'erta in attesa di capire esattamente che cosa Khun Sa abbia ottenuto e concesso a Rangoon. Il boss, che avrebbe già comprato una casa di tre piani a Tachilek, città protetta da una guarnigione birmana, probabilmente intende sparire nell'ombra e successivamente installarsi in qualche altra zona dove gli sia possibile riprendere i suoi traffici. Del resto quello che a Rangoon interessa è che il mondo dimentichi il «prigioniero». La produzione dell'oppio in Birmania negli ultimi sei anni è raddoppiata e non potrà essere condizionata dalla resa di Khun Sa. La domanda è sempre fortissima e la diversificazione delle reti di spaccio assicurano ancora lo smercio in tutto il mondo. Jean-Claude Pomonti Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» La sua armata di diecimila uomini perfettamente armati e addestrati non ha combattuto Anzi, il boss può tenere una milizia Dall'89 sul suo capo c'è un mandato di cattura Usa, oltre a una taglia di quattro milioni di dollari, ma non verrà estradato Conosce troppi segreti Una donna in un campo thailandese di papaveri. La foto è di un fine gennaio: il trattamento per l'estrazione dell'oppio dal bulbo si inizia entro la fine febbraio[Fo-ro/u>] Il cinese Chang Chifu ha preso il nome shan di Khun Sa