Un marine ucciso dall'esplosione di una mina presso Tuzla. E' il nono morto tra le forze della Nato Bosnia, prima vittima Usa

Un marine ucciso dall'esplosione di una mina presso Tuzla. E' il nono morto tra le forze della Nato Un marine ucciso dall'esplosione di una mina presso Tuzla. E' il nono morto tra le forze della Nato Bosnia, prima vittima Usa Il giorno della visita di Christopher ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Nel giorno della visita in Bosnia del segretario di Stato Usa, Warren Christopher, è stato ucciso dall'esplosione di una mina il primo soldato americano dell'Ifor. L'incidente è avvenuto a Gradacac, a una ventina di chilometri a Nord di Tuzla, dove è sistemato il quartier generale del contingente americano della Nato. Gravemente ferito, il soldato è stato trasportato d'urgenza nel vicino ospedale di Zupanja, città confinante sulla sponda croata della Sava, ma poco dopo è deceduto. Il giovane americano è la nona vittima tra le forze della Nato dall'inizio della missione in Bosnia. Nelle esplosioni di mine e in incidenti stradali, sono stati uccisi tre soldati britannici, due italiani, due portoghesi e due svedesi. Tra gli americani, finora, ci sono stati tre feriti. Le mine continuano infatti a essere con i cecchini il pericolo maggiore per le Forze dell'Ifor. Secondo alcune stime, la Bosnia è ricoperta da sei milioni di ordigni non esplosi. Il micidiale «tappeto» copre il 60 per cento del territorio, ma nessuno sa con certezza dove si trovano i campi minati perché le mappe dettagliate mancano, mentre quelle esistenti non sono attendibili. Ieri sera due soldati britannici dell'Ifor sono stati leggermente feriti da colpi sparati da cecchini a Ilidza, sobborgo di Sarajevo in mano serba. Poche ore prima della morte del soldato americano, Christopher ha visitato le truppe Usa stazionate all'aeroporto di Tuzla. Dopo avere incontrato 0 comandante in capo dell'Ifor, l'ammiraglio Leighton Smith, il segretario di Stato americano ha dichiarato che l'applicazione degli accordi di Dayton per il momento può essere considerata un successo. La prima scadenza importante - fissata per la mezzanotte di ieri che prevede il ritiro di tutte le forze militari dalle linee di separazione e la restituzione di alcuni territori, è stata rispettata dalle unità serbe, bosniache e croate. Mentre i miliziani di Karadzic si sono ritirati da Odzak, in Bosnia settentrionale, musulmani e croati hanno lasciato Mrkonjic Grad e Sipovo, in Bosnia occidentale. Nei prossimi 45 giorni queste zone verranno controllate dalle Forze della Nato. Odzak ritornerà a far parte della Federazione bosniaco-croata, mentre le città di Mrkonjic Grad e Sipovo ritorneranno ai serbi. Un compromesso dell'ultimo minuto è stato trovato invece per i quartieri di Sarajevo finora controllati dai serbi e che devono ritornare sotto l'Amministrazione bosniaca. La scadenza è stata prolungata di altri 45 giorni. Du¬ rante questo periodo, sul posto potranno rimanere le autorità civili serbe e le Forze di polizia di Karadzic che avranno il compito di preparare la loro gente alla transizione. La decisione è stata presa dal responsabile per le questioni civili della missione di pace in Bosnia, Cari Bildt per impedire «il diffondersi del panico tra la popolazione serba» e il suo esodo di massa. Ma le autorità bosniache hanno protestato. «Non siamo per niente soddisfatti. Si tratta di una politica sbagliata che viola l'accordo di Dayton», ha detto il presidente bosmaco Izetbegovic al segretario di Stato americano e ha accusato Bildt di aver ceduto alle pressioni dei serbi. Il nuovo premier bosniaco Hasan Muratovic è stato ancora più duro. «L'Amministrazione internazionale ha una settimana di tempo per rivedere la decisione». Intanto gli abitanti dei quartieri «serbi» di Sarajevo continuano a portare via i loro averi, ma per il momento non c'è stato nessun esodo di massa come hanno minacciato i leader serbo-bosniaci. Warren Christopher ha chiesto al govemo.bosniaco di liberare i prigionieri serbi che sono ancora nelle sue mani. Si tratta di cinque soldati serbi in carcere a Gorazde, hanno spiegato i bosniaci, che si sono detti pronti a cooperare. Sarajevo chiede però agli americani d'impegnarsi nella ricerca di migliaia di musulmani spariti in se¬ guito alla caduta di Srebrenica. «Gli Stati Uniti parteciperanno alle ricerche insieme alla Croce Rossa», ha promesso Christopher. Nel frattempo sono iniziati gli scavi in una delle trecento località indicate come fosse comuni o luoghi di esecuzione di massa, compiute dai miliziani di Karadzic durante la feroce campagna di pulizia etnica contro musulmani e croati. Ingrid Badurina Due soldati inglesi feriti da cecchini serbi a Sarajevo Un artificiere bosniaco rimuove una mina durante un'esercitazione

Persone citate: Bildt, Ingrid Badurina, Izetbegovic, Karadzic, Leighton Smith, Warren Christopher