Da An un nuovo ostacolo per Maccanico: il voto popolare su due proposte di presidenzialismo la Quercia: il doppio referendum? Mai

Da An un nuovo ostacolo per Maccanico: il voto popolare su due proposte di presidenzialismo Da An un nuovo ostacolo per Maccanico: il voto popolare su due proposte di presidenzialismo la Quercia: ii doppio referendum? Mai Bassanini: quello di Fini èplebiscitarismo bello e buono ROMA. Passi per il semipresidenzialismo, che già la sinistra ha dovuto ingoiare a fatica, ma il referendum alternativo quello proprio no. E poi non l'aveva lanciata Bettino Craxi l'idea che fosse il popolo a scegliere tra due proposte di riforma istituzionale, quella approvata dal Parlamento e la seconda classificata? Adesso che fa, Gianfranco Fini, ritira fuori questa ipotesi? «In questo caso si rompe», tuona il capogruppo progressista Cesare Salvi, il quale, appunto, con un pizzico di malizia ricorda che fu proprio l'allora segretario socialista ad avanzare questa tesi. Fini come Craxi? Già, torna nella Quercia quella paura antica del «plebiscitarismo» che da sempre cova sotto Botteghe Oscure. All'ex segretario del psi proprio quello imputarono all'epoca gli uomini del pei, e questo imputano adesso i dirigenti del pds al presidente di Alleanza nazionale. Già, non hanno dimenticato, a Botteghe Oscure, il Craxi che definiva un «parco buoi» il Parlamento, o che spediva uno dei suoi colonnelli, Fabio Fabbri, a dire che le Camere si occupavano solo di prosciutti. «Ciò di cui parla Gianfranco Fini - spiega senza celare il proprio fastidio Franco Bassanini è plebiscitarismo bello e buono. Ma su questo si ricompatta tutto il centro sinistra. Sì, su que- sto non si va avanti. La loro quindi è una provocazione perché sanno bene come la pensiamo noi. Eppoi che significato ha far scegliere la gente su meccanismi istituzionali complessi? Non è che i cittadini sanno di che cosa si tratta: un conto era il referendum tra monarchia e repubblica. Lì c'era una scelta chiara da fare. E' proprio vero che questa destra mantiene intatta la sua vocazione plebiscitaria». «Forse quelli di Alleanza nazionale sperano ancora di scassare tutto perché è chiaro che su questo punto non si tratta», gli fa eco Diego Novelli. Quindi è la volta di Luigi Berlinguer, capogruppo pro¬ gressista alla Camera: «Quella di Alleanza nazionale - dice - è un'arma spuntata, capisco il presidenzialismo, che potrebbe attirare la gente, però questa storia del referendum alternativo che presa può avere?». Ma una «presa» ce l'ha, eccome. Altrimenti non si capisce perché la sinistra si sia agitata tanto quando lo propose Craxi e torni ad agitarsi adesso che lo ipotizza Fini. Dunque, nel Transatlantico stranamente affollato per essere sabato (ma non è un sabato qualunque: Antonio Maccanico tiene le sue consultazioni) i progressisti stanno sui carboni ardenti per questa «novità» che li spiazza e li rende sospettosi. La delegazione di Alleanza nazionale non è ancora uscita dalla stanza del presidente incaricato, Fini non ha ufficializzato la sua proposta, ma tra i dirigenti del pds comincia già a manifestarsi un malessere palpabile. Salvi arriva a Montecitorio scuro in volto. «Avevo su- bodorato qualcosa ieri - racconta - e quel che sento adesso non mi piace proprio. Anzi dirò che è una cavoiata. Questi sono proprio inaffidabili: prima dicono "Facciamo le larghe intese parlamentari" e poi propongono un meccanismo che ne è la negazione». E i timori del pds non si attenuano nemmeno quando Gianfranco Fini spiega ai giornalisti che lui non porrà come «pregiudiziale la richiesta del referendum alternativo». Il sospetto persiste. Il che, del resto, è perfettamente comprensibile. Infatti, chi avrebbe mai detto che la sinistra, dopo aver sferrato degli attacchi violentissimi a Bettino Craxi che proponeva l'elezione diretta del Capo dello Stato, si sarebbe trovata solo qualche anno dopo nelle condizioni di dover intraprendere la strada di una riforma sul modello francese? Ma quello che è troppo è troppo: almeno sul referendum alternativo il pds ha tutte le intenzioni di tener duro. Nel centro sinistra, però, c'è una voce difforme: quella di Mario Segni. Al leader dei democratici non dispiace l'idea di Fini: «E' una proposta interessante - dice Segni - quella del referendum alternativo. Sarebbe giusto interpellare gli elettori sulle riforme. E non escludo di rilanciare questa proposta». Maria Teresa Meli II segretardel pds Massimo D'Alema II segretario del pds Massimo D'Alema

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