E l'operaio-spot non ci sta

Viaggio nella base della Quercia e di An dopo il Grande Patto tra pds, forzisti ed ex missini Viaggio nella base della Quercia e di An dopo il Grande Patto tra pds, forzisti ed ex missini E Koperaio-spot non <i sta «La fabbrica non vuolepapocchi» L'ACCORDO SPACCA B PIDIESSIN! ITORINO L compagno Nicola si fa un po' pregare, ma alla fine ficca le mani dentro la polvere dell'armadio e ne cava fuori la foto, formato gigante, angoli arricciati, sfondo ingiallito. Ecco in prima fila Diego Novelli, che adesso è nella Rete, Bonaventura Alfano, un Cipputi salito fino alla Sala Rossa del Comune e che poi non s'è nemmeno iscritto al pds, Giuliano Ferrara, finito con Berlusconi. Anno? «1976-77, più o meno». Luogo? Mirafiori, il viale delle Meccaniche. Gente tanta e ridente dietro le bandiere del pei: 6, 7 mila. E oggi? Siamo qui in quattro nella sezione pds di Mirafiori, via Quarello, a contemplare il muro della grande fabbrica di cui sarebbe stato bello misurare il polso pidiessino se non fosse che oggi sono quasi tutti in cassa integrazione. Come la prenderanno lì dentro la svolta di D'Alema, l'idea di un governo con Berlusconi, il grande patto con forzisti ed ex fascisti per le riforme? «Aspettiamo lunedì - ci dice un sindacalista pds della Quinta Lega -, ma io li conosco bene, l'altra settimana abbiamo fatto assemblee a ripetizione sul contratto integrativo e le posso dire che per prima cosa ci chiederanno: questo governo Maccanico, cosa vuol fare ad aprile alla trattativa per il recupero dell'inflazione sui salari? Ed è questa la domanda che, se permette, rivolgo anch'io al compagno D'Alema : che si fa sui salari?». Sembra cinico, o qualunquista, o distaccato? Bè l'uomo della Quinta Lega ci dice che adesso, là dentro, la pensano così. D'altra parte il governo gli ha abbassato da poco la cassa integrazione ad un tetto massimo di un milione e 50 mila lire al mese, che vogliono dire tra le cento e le 200 mila lire in meno al mese. «Il vero problema non è se andare o no al governo con Berlusconi o Fini: quelle barriere lì le abbiamo superate da un po'. Ma la gente chiede quanto recupererà del suo salario bloccato da due anni. E il sistema politico invece di rispondere, parla di se stesso». Dalla sede del pds di Settimo, Salvatore Buglio ci risponde mentre c'è una lunga riunione con i responsabili delle maggiori fabbriche di Torino e cintura: vogliono sapere e vogliono mandare a dire qualcosa. Cosa? Buglio ci descrive lo stato d'animo generale: «Nessuno, per il momento pensa di lasciare il partito, ma le nostre condizioni sono queste: un governo tecnico e non politico che nel giro di tre-quattro mesi consenta di fare le regole tutti insieme e poi si va a votare». Dunque, nessun governo con Berlusconi o Fini? «Nossignore e perché lo capiscano bene gli manderemo un bel fax». Buglio è l'operaio (in cassa integrazione) della Viberti finito a parlare sul palco dell'ultimo congresso pds tra Berlusconi e Veltroni e diventato famoso per aver incominciato l'intervento con: «Scusate, non sono uno spot...» E mentre i due big si lanciavano reciproci e virtuali messaggi mediatici, Buglio riportò tutti con i piedi per terra: «Ma che ci dite sulla questione sociale?». La domanda, dice ora Buglio da Settimo, è ancora lì. Chi invece non c'è più - nel pds - è Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom, del quale Sergio Chiamparino ci mostra il fax di dimissioni dal partito per protestare contro gli accordi con la «destra autoritaria e affaristica». Chiamparino, segretario regionale piemontese dice di non essersi sorpreso: «Cremaschi poteva mandarla uno, due, tre anni fa. Mi dispiace che se ne sia andato, ma veniva alle riunioni e ci spiegava quanto era bella Rifondazione...». Chiamparino giura che quelle di Cremaschi sono le uniche di- missioni e che nella lunga sfilza di riunioni a cui ha partecipato nessuno gli ha restituito la tessera. Lui che già tre anni fa anticipò l'Ulivo con V «operazione Castellani» che portò ad un sindaco di centrosinistra vittorioso al ballottaggio contro un candidato della sinistra con il carisma di Diego Novelli, naturalmente è d'accordo con la svolta, a patto che «niente governissimo: prima l'accordo sulle regole, infine un governo più tecnico che politico». Sulla forma di Stato, Chiamparino rivendica addirittura un'anticipazione che risale a più di due mesi fa, al congresso della federazione di Torino di cui ora ci mostra la relazione: «...personalmente sono dell'idea che una forma di semipresidenzialismo alla francese sia quella che più si adatta...». Perché? Risponde: «Perché dà ai cittadini il potere di bilanciare i poteri dello Stato». Ma anche per Chiamparino il «vero» problema è un altro e cioè: «Provare a rappresentare in modo credibile la società del Nord così com'è cambiata». E lui, battuto per 385 voti dal forzista Meluzzi sul campo di casa (Mirafiori) alle politiche del '94, ne sa qualcosa. «In tutto il Nord abbiamo vinto solo in sei collegi maggioritari. Vogliamo continuare così, o pensiamo di vincere anche noi qualcosa?». Regole, regole, doppio turno. Una minestra che hanno ingoiato e ripetono alla perfezione anche qui a Mirafiori, dietro la. saracinesca alzata solo a metà, luogo simbolico di una base sbriciolata e dunque sele- zionatissima. Il pds sarà anche il primo partito per voti, ma quanto a funzionari e militanti, è diventato un partito superleggero: tra la federazione di Torino e quella del Piemonte ci sono solo tre segretarie e due funzionari. Per i militanti prendiamo questo dignitosissimo campione di resistenza umana raccolto intorno al tavolo della sezione di Mirafiori. Segretario Nicola Parano, 50 anni, di Candela, Foggia (terre di Di Vittorio, dove ora - a proposito degli steccati ideologici - il fascista Tatarella, gli sta dedicando un museo), dal '68 nel pei e alla Fiat, da due segretario della sezione che una volta aveva tremila iscritti e ora ne ha 250, anche se a Mirafiori erano 60 mila e ora ne sono rimasti solo 20 mila. Accanto a lui c'è Carmine Di Lago, 29 anni, da 7 in Mirafiori, alle presse, dove confessa di essere l'«unico militante tra i giovani», che sono attentissimi alle questioni del sindacato mentre della politica più o meno se ne fregano. E ancora Nicola Campanella, 38 anni, dall'80 a Mirafiori; e Michele Lupo, 48 anni, alle carrozzerie dal '69. In sintesi, il loro pensiero è stampato sul volantino che lunedì distribuiranno ai rientranti cassintegrati: «Responsabili sì, ma fessi no». E anche loro non stanno mica lì a far tante questioni su ex fascisti e forzisti dal momento che tutto si misura sulla tivù e i due che piacciono di più sono D'Alema e Fini perché «sanno farsi capire». Molto più difficile capire loro, come dice il compagno Nicola, «una massa fluttuante e indecifrabile». Stretti fra D'Alema e la fabbrica, i quattro della sezione di Mirafiori, contemplano il muro bianco della Fiat e sperano di cavarsela. Cesare Martinetti «Sulla questione sociale aspettiamo ancora risposte» Chiamparino: «E' ora di pensare a vincere le elezioni» «Responsabili sì, ma fessi no» (Volantino a Miraliori) A sinistra: militanti pidiessini Qui accanto: l'operaio cassintegrato Salvatore Buglio che parlò all'ultimo congresso pds Qui accanto: l'ex segretario del movimento sociale Giorgio Almirante

Luoghi citati: Candela, Foggia, Miraliori, Piemonte, Torino