DAVANTI AL DRAGO di Guido Ceronetti
Veltroni: all'Unità nessuna rivolta DAVANTI AL DRAGO definito da un poeta demente «il più umano degli uomini», riceve nell'urna dei Santi più miracolosi un omaggio che stupisce non poco chi abbia un'idea della sua ferocia e della sua follia di nichilista supremo... E non basta: ogni tanto si vedono sfilare lunghi cortei dove la sua Venerabile Effigie compare abbondantemente sopra teste di pensionati nati tutti poco prima o poco dopo il fatale 1917, l'anno più pestifero del secolo, il quale però non è ancora concluso. E dopo di loro, in quali mani passeranno i ritratti? Leggevo queste parole del nostro grande slavista Vittorio Strada: «Il passato comunista è un morto che s'attacca tenacemente al presente vivo del postcomunismo, trasformandosi e trasformandolo, ossia decomponendosi e infettandolo». Allora pensi: la Mummia! Qualcosa di maligno seguiterà a diffondersi, anche al di là della Russia, da quel punto superstizioso, finché un potere veramente radicale o un bel moto popolare non avranno fatto sparire tutto... Il matta resiste bene, se ne infischia anche, al soffio di verità che si è alzato dai libri, dalle rivelazioni... La Mummia, infatti, sotto le luci rosse, qualche volta sogghigna, mi ha detto un vecchio che vende bandiere e ritratti dello zar Nicola e della zarina, fatti massacrare dal più umano degli uomini in quella famosa casa che il proconsole Eltsin fece, non so più in quale anno, demolire. La piazza, ogni tanto, vede anche selve di barbe ortodosse e i Santi Michele Arcangelo, Nicola, Filippo, Dimitri, l'Odigitria di Smolensk e di tanti altri luoghi, le Trinità e le Dormizioni: passano soltanto o una certa funzione di restaurazione spirituale, esorcizzatrice, ce l'avranno? Non so rispondere... Se il drago morto si attacca a loro per riprendersi, il rischio che se ne lascino infettare non lo escluderei... Ma che piacere, per queste vie di Mosca dove di allegro non ti arride niente, incontrare un'amica, Marja Nykanen, la finlandese! Mi dice: come, tu così nordico qua sei nel Nord più completo, tutte le facce sono nordiche, e non ti trovi benissimo? Eh no, non mi trovo benissimo. L'infelicità, qui, è prima russa che comunista o postcomunista: russa e nordica... «Mi pare (scriveva Custine nel 1839) che di tutte le parti della terra la Russia sia quella dove gli uomini godono meno di felicità reale. Noi non siamo tanto felici, certo, ma sentiamo che in qualche modo la felicità dipende da noi: cosa impossibile per i Russi». Custine aveva ancora un'idea illuminista del bonheur, lo riteneva misurabile, ma in Russia l'infelicità reale si tocca proprio come una massa vivente. Adattare un liberalismo figlio pur sempre dei Lumi alla infelicità sostanziale che è la realtà immutabile della Russie éternelle è un'impresa da demiurghi, più che da partiti e presidenti. Il frutto, per ora, è questo oscuro Caos dal quale è emerso, mostruosamente logico in quanto erede di uno strazio ben noto e patito, uno Ziuganov. Le facce che vedo entrare e agitarsi alla nuova Duma saranno pur nordiche: questo però è un Nord umano, biologico, che si è formato nel grembo di una terra triste, impregnata di dolore, in cui cova un desiderio strano, uno generosità crudele: regalare infelicità al resto del mondo, esportarla, espanderla. Il monde ha respinto il tentativo russo-sovietico di tristificazione integrale, ma questa idea fissa russa è indomabile, ha la forza di una visione... Per rallegrarmi, un bel concerto. Suonano come meglio non si potrebbe. Il programma è da brividi: il poema sinfonico L'Isola dei Morti di Rachmaninov. Guido Ceronetti
Persone citate: Eltsin, Michele Arcangelo, Nykanen, Rachmaninov, Vittorio Strada, Ziuganov
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