Bianco: ma D'Alema non è stato corretto di Luciano Borghesan

Bianco: ma D'Alema non è stato corretto Bianco: ma D'Alema non è stato corretto LTORINO A delusione è cocente, anche il giorno dopo. Il segretario del ppi, Gerardo Bianco, confessa la sua perplessità sull'accordo di D'Alema («a che titolo?») con il Polo delle Libertà. «Quell'accordo non ci convince né sul merito, né sul contenuto» dice davanti a un centinaio di militanti piemontesi. Ma, garantisce, il ppi non romperà la coalizione di centrosinistra e darà al governo Maccanico un «appoggio condizionato». Vi sentite scavalcati? «Sì, sulle riforme D'Alema ci ha scavalcato. Il segretario del pds ha assunto un ruolo per il quale non era stato delegato». Su quali scelte D'Alema è andato oltre? «Si era detto che non si trattava se si rovesciava il governo Dini e invece il pds ha dato a Berlusconi una risposta solitaria. E' passato dall'accordo sulla proposta di riforma definita fisichelhim ad altra formula, senza coinvolgere gli alleati. Una scorrettezza». Quindi, non farete più la stessa strada? «Le ragioni della coalizione di centrosinistra sono molto più forti del dissenso: non romperemo, ma chiederemo un chiarimento». D'Alema, durante la trattativa, ha chiesto al Polo: «chi comanda?». E nel centrosinistra, secondo lei, chi comanda? «La guida del centrosinistra toccava a Prodi e Veltroni. Ora ha deciso di comandare D'Alema, ma il mandato rimane agli altri. Il segretario del pds ha ritenuto di poter trattare per proprio conto e ora si trova dei cocci nelle mani. Ma cercheremo di dargli una mano». Rilanciate Prodi? «Va rafforzata la sua leadership: sono pronto a cedere il passo se si unificano i comitati Prodi con il ppi e forze laiche-riformatrici». Ma sosterrete il governo Maccanico? «Ho stima di Maccanico. Avremo un atteggiamento costruttivo per aiutare 0 suo governo a raggiungere alcuni obiettivi, a patto che Maccanico non sposi determinate formule istituzionali. Il governo si limiti ad accompagnare la dialettica parlamentare favorendo un'intesa tra le forze e si concentri sui problemi dell'economia del Paese». Niente semipresidenzialismo? «Noi siamo figli di don Sturzo, di De Gasperi, abbiamo il Dna della democrazia. Sul semipresidenzialismo francese ci sono perplessità profonde, a cominciare da quelle del compianto Mitterrand. Non vogliamo correre il rischio di una guida eletta in modo plebiscitario. Per di più in un Paese dove c'è chi uni-, sce il potere politico a quello televisivo». Quale formula proponete? . «Il cancellierato tedesco: dà maggiore stabilità al governo, senza creare conflittualità. In una cultura come quella italiana che alimenta il referendarismo disordinato di Pannella, il separatismo che ha fratture di tipo politico, sociale e regionale, la scelta del presidenzialismo può comportare rischi pericolosi». Riuscirà a convincere anche D'Alema? «Ci ha dato due assicurazioni: che "l'accordo non si fa se pensano ad un sistema di governo non parlamentare", che "senza i popolari non si fa nulla". Gli voghamo credere». Luciano Borghesan