Beethoven il figlio segreto

Amadeus, la rivista più ascoltata in Italia. Con nuove rubriche e la Guida all'Ascolto inserita nel CD. Beethoven, il figlio segreto Tutte le «coincidenze» d'una biografia: la tesi d'una studiosa inglese «La sua musica? Fu dedicata a lui» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un Beethoven scontroso, irascibile, travolto dalla sordità e dall'alcol? Forse. Ma a spiegare la disperazione di alcune fra le sue ultime opere potrebbe avere contribuito anche altro: il dolore per la malattia che stava distruggendo il suo unico figlio, illegittimo e segreto. Il ragazzo, afferma Susan Lund, si chiamava Karl Josef: quintogenito di Antonie Brentano, la dorma ormai generalmente accettata come la misteriosa «Amata Immortale» di Beethoven. La Lund è un'esperta del grande musicista. Ma per rivelare quell'amore e quel figlio ha scelto il romanzo. «Mi consentiva una maggiore libertà - spiega - nell'esplorare gli stati d'animo e l'umore di Beethoven», Romanzo fin che si voglia, il suo Raptus - edito in questi giorni in Inghilterra, dà corda a inevitabili polemiche. Il pregio di Susan Lund, tuttavia, è di non aver voluto scoprire o inventare, ma semplicemente - incoraggiata dall'accademico americano Maynard Solomon che la ammira ma che non condivide la tesi conclusiva - di avere riletto la storia giustapponendo elementi finora non collegati. Per esempio le tre lettere aÌT«Amata Immortale» trovate accanto al letto di morte ma scritte nel luglio 1812, e la nascita nel marzo 1813 di Karl Josef Brentano. Non è che l'inizio di un viaggio fra strane coincidenze, che vanno ben oltre la somiglianza - la fossetta sul mento e gli stessi «occhi penetranti» - fra il grande musicista e il suo figlio segreto, un cui ritratto è appeso a Winkel, presso Francoforte, nella residenza estiva del barone Udo von Brentano. Beethoven e Antonie si erano incontrati nel 1810 a Vienna, lei sposata a un ricco mercante 15 anni più vecchio che le aveva dato quattro figli ma poco amore. Perché Antonie visitò il suo amante a Praga il 3 luglio 1812, se non per dirgli di essere incinta? Sono dì quei giorni le tre lettere all'«Amata Immortale», anche se in quasi due secoli altri nomi, per esempio le sorelle Josephine e Teresa von Brunswick, si sono contese quella nicchia nelle ipotesi dei biografi. E quando Karl Josef fu concepito, Franz Brentano era molto malato; ma in nessuna delle sue lettere dei mesi successivi, neppure agli amici più intimi, fa riferimento alla gravidanza della moglie. Quell'estate del 1812 Beethoven lasciò improvvisamente le terme di Teplitz per quelle di Karlsbad, dove si trovavano i Brentano. «La foga dell'uomo innamorato», commenta Susan Lund. Eppure dopo la nascita di Karl Josef i rapporti con i Brentano furono perentoriamente troncati. Beethoven solo dopo molti anni avrebbe ripreso una corrispondenza epistolare. Guarda caso, quando un anno dopo la nascita di Karl Josef egli divenne tutore del nipote, figho di suo fratello gravemente ammalato e destinato a morire di lì a poco, ne trasformò subito il nome da Cari in Karl, facendosi chiamare «padre» e trattandolo come un figho. E quando morì, nel 1827, gli lasciò nel testamento tutte le rendite, ma il capitale ai suoi «eredi naturali». Perché «naturali» e non «legittimi», come si usava allora? Invano gli amici avevano cercato di fargli modificare il documento. Probabilmente Beethoven pensava a Karl Josef, anche se poi l'eredità andò tutta al nipote. All'età di 4 anni, nel 1817, in quel figlio segreto erano emersi i gravi sintomi di un'infermità mentale. Guarda caso, quell'anno Beethoven era così depresso che cessò di comporre per 13 mesi. E nel 1821, nove anni dall'ultimo incontro con Antonie, quando le condizioni del ragazzo peggiorano e si scopre che soltanto la musica gli allevia il dolore, ecco Beethoven abbandonare ogni altro lavoro e a comporre le ultime tre sonate per piano, dedicate alla stessa Antonie oppure (è il caso dell'opera 109) alla figlia Maxe. E la Messa Solenne del 1823: secondo Susan Lund è «come se l'avesse scritta per salvare l'anima del figho; un figho che, ai suoi occhi, non era nato innocente ma frutto del peccato». Fabio Galvano Susan Lund. Eppure dopo la nascita di Karl Josef i rapporti con i Brentano furono perentoriamente troncati. Beethoven solo dopo molti anni avrebbe ripreso una corrispondenza epistolare. Guarda caso, quando un anno dopo la nascita di Karl Josef egli divenne tutore del nipote, figho di suo fratello gravemente ammalato e destinato a morire di lì a poco, ne trasformò subito il nome da Cari in Karl, facendosi chiamare «padre» e trattandolo come un figho. E quando morì, nel 1827, gli sintomi di un'infermità mentale. Guarda caso, quell'anno Beethoven era così depresso che cessò di comporre per 13 mesi. E nel 1821, nove anni dall'ultimo incontro con Antonie, quando le condizioni del ragazzo peggiorano e si scopre che soltanto la musica gli allevia il dolore, ecco Beethoven abbandonare ogni altro lavoro e a comporre le ultime tre sonate per piano, dedicate alla

Luoghi citati: Francoforte, Inghilterra, Londra, Praga, Vienna