«Lagos è una sede disastrata»

«Lagos è una sede disastrata» «Lagos è una sede disastrata» L'ex ambasciatore solidale con i colleghi in Nigeria ROMA. «Quello che è successo all'ambasciata di Lagos è gravissimo ma comprensibile. In fondo solo la persona che istruisce le pratiche per la concessione dei visti conosce i fatti. E diventa obiettivamente molto difficile per l'ambasciatore tenere la situazione sotto controllo. E' un vecchio problema». Che Giovanni Jannuzzi, ambasciatore italiano presso la Nato, conosce molto bene: ha guidato la missione italiana a Lagos all'inizio degli Anni Ottanta e ricorda perfettamente «le condizioni di lavoro davvero indescrivibili» in quell'ambasciata «sempre disastrata». Lo sfogo di Jannuzzi non è isolato. Alla Farnesina i diplomatici serrano le file e si mostrano solidali verso i due colleghi - l'attuale ambasciatore a Lagos Umberto Plaja e il suo predecessore Stefano Rastrelli, oggi a Sofia - attualmente nel mirino dei giudici di Torino per lo scandalo dei visti facili in Nigeria. «C'è anche tutta l'amarezza cu' vedere il ministero degli Esteri trascinato ancora una volta nel fango, quando si stava appena riprendendo dopo lo scandalo della Cooperazione», aggiunge un diplomatico. L'ispettore generale della Farnesina, Luigi Maria Fontana Giusti, ha già diramato a tutte le ambasciate italiane nuove disposizioni: controlli molto più rigidi su tutta la procedura della concessione dei visti. Ma i controlli non saranno sufficienti a garantire visti «puliti», e al ministero degli Esteri si fa avanti l'ipotesi di vietare che la concessione dei visti - uno degli incarichi più delicati in un'ambasciata - venga assegnata a «contrattisti» assunti in loco dall'ambasciata, com'era appunto Graziella Monaci, l'impiegata presso l'ambasciata di Lagos arrestata nei giorni scorsi. Di norma, è l'ambasciatore che decide chi si occupa dei visti. E i giudici di Torino vorranno chiarire, tra le altre cose, come mai proprio nell'ambasciata di Lagos, che era già stata al centro di una indagine cinque anni fa e che ogni giorno deve difendersi da un assalto di nigeriani e nigeriane che cercano di venire in Italia, la concessione dei visti era stata lasciata nelle mani di una semplice «contrattista». L'ambasciatore Jannuzzi, che reggeva l'ambasciata quando la pressione all'ufficio visti era già fortissima nonostante l'ondata delle prostitute dovesse ancora arrivare, prese alcuni provvedimenti: «Come prima cosa tolsi gli impiegati nigeriani dal settore visti. Poi affidai la responsabilità della concessione dei visti al mio primo addetto commerciale, un diplomatico. Avevo anche fatto installare una macchinetta per l'identificazione dei passaporti falsi». L'ambasciatore Plaja, che sarà interrogato nei prossimi giorni a Torino, ha già spiegato che era arrivato da poco tempo a Lagos e non immaginava l'esistenza del traffico di visti. Altri diplomatici aggiungono che quando un ambasciatore arriva in una nuova sede e trova personale collaudato - anche «contrattisti» assunti in loco - diventa difficile decidere immediate rimozioni. Andrea dì Robilant

Persone citate: Fontana Giusti, Giovanni Jannuzzi, Graziella Monaci, Jannuzzi, Luigi Maria, Plaja, Robilant, Stefano Rastrelli, Umberto Plaja