Chirac contestato in Usa

Parla al Congresso, ma quasi tutti i democratici restano fuori. Fattorini e studenti chiamati a riempire i vuoti Parla al Congresso, ma quasi tutti i democratici restano fuori. Fattorini e studenti chiamati a riempire i vuoti Chirac contestato in Usa Deputati lo boicottano per i test WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' andato quasi tutto liscio, ma la bomba è stata disinnescata solo all'ultimo minuto. E, anche se si trattava di una bomba diplomatica, il ritiro a Jacques Chirac dell'invito a parlare davanti al Congresso degli Stati Uniti avrebbe creato senz'altro un notevole frastuono, udibile distintamente in tutto il mondo. Invece, ieri mattina, il presidente francese, che era arrivato nella capitale americana mercoledì sera, è riuscito a pronunciare il suo discorso, anche se la maggior parte dei parlamentari democratici ha abbandonato l'aula in segno di protesta per gli appena conclusi esperimenti nucleari francesi nel Pacifico. In effetti, solo una trentina dei 197 deputati democratici ha ascoltato il discorso di Chirac. Al suo ingresso in aula, diverse file dei seggi riservati ai democratici erano vistosamente vuote, e per riempire i posto vacanti i funzionari del Congresso hanno chiamato i fattorini e gli inservienti (un incarico svolto prevalentemente da studenti liceali, impiegati a tempo parziale). «Ha avvelenato la nostra terra» protestavano i parlamentari democratici presenti, proprio mentre Chirac si apprestava ad annunciare personalmente al Congresso quanto già anticipato nei giorni scorsi: che, cioè, gli esperimenti sono finiti e che, anzi, la Francia è pronta a battersi per un bando universale di tutti gli esperimenti nucleari. Una decina di quegli stessi parlamentari, in rappresentanza degli eletti di alcune minoranze (asiatici, neri e popolazioni del Pacifico), aveva presentato una mozione per ottenere la cancellazione dell'invito al Presidente francese, il cui discorso di fronte alle Camere riunite era già stato annunciato da giorni con la solennità del caso. Guidata dall'onorevole Pat Schroeder del Colorado e da Patsy Mink delle Hawaii, la pattuglia ha presentato una mozione insidiosa, che è stata sventata dalla presidenza repubblicana con un'obiezione di procedura. Ma l'onorevole Mink ha continuato a dichiarare che le sessioni congiunte dovrebbero essere riservate a gente «con capacità di guida e personalità», insinuando apertamente che il Presidente francese manca di entrambe le caratteristiche. Il fatto che Chirac abbia annunciato la fine degli esperimenti proprio alla vigilia del viaggio americano, ma dopo averne autorizzati già sei, è stato definito dall'onorevole Eni Faleomavaega, rappresentante senza voto delle Samoa americane, «un'alta ipocrisia». Bill Clinton, che prima ha incontrato Chirac in mattinata e poi ha tenuto con lui una conferenza-stampa congiunta nel pomeriggio, non era certo nella posizione di corteggiare l'ostilità di vasti settori del suo partito e degli ambientalisti verso il Presidente di un importante Paese alleato. Oltretutto, in una sua precedente visita, Chirac aveva manifestato forte simpatia per Clin- ton e una visibile distanza politica dal repubblicano Newt Gingrich. Così l'accoglienza riservata dalla Casa'Bianca al Presidente francese è stata decisamente calorosa, coronata in serata da una cena in gran gala, il cui menù era stato messo a punto sotto la diretta supervisione di Hillary. Ricevendolo, Clinton ha salutato in Chirac «il leader di una grande nazione e di un grande popolo», evitando educatamente di accennare alle passate polemiche sugli esperimenti nucleari. Clinton aveva preferito chiudere la questione il giorno prima, quando Chirac non era ancora arrivato a Washington, dichiarando la sua «piena soddisfazione» per la decisione del collega francese. D'altra parte lo stesso Chirac, quando, appena sbarcato nella capitale, ha pronunciato un discorso davanti alla comunità francese, aveva evitato accuratamente di accennare a una vicenda che per lui non si era certo conclusa con un successo. Con Clinton, Chirac ha preferito parlare del futuro della Nato e di una riforma che valorizzi, al suo interno, il ruolo dell'Europa. «La Nato è stata costruita su due pilastri e tutti e due devono essere valorizzati», ha detto Chirac, che ha lanciato l'idea di una nuova «Carta Transatlantica». Gli americani hanno certamente apprezzato la decisione di Chirac di riportare la Francia nel comando militare congiunto della Nato, dopo che Charles de Gaulle ne aveva deciso l'abbandono nel '66. Pertanto Clinton, anche attraverso le parole del suo portavoce, ha detto di «incoraggiare con decisione» una più forte assunzione di responsabilità nella Nato da parte dell'Europa. Ma che cosa tutto questo significhi nella pratica, e se non si tratti soltanto di formule diplomatiche, resta interamente da scoprire. Chirac ha poi sollevato un tema che gli è caro, quello dell'aiuto ai Paesi in via di sviluppo e, come altre volte, ha spinto gli Stati Uniti, "che attualmente versano in aiuti 9 miliardi di dollari l'anno, ad avvicinarsi alla cifra versata dagli europei, 31 miliardi di dollari. Paolo Passarmi Clinton accoglie Chirac a Washington: il «perdono» per gli esperimenti nucleari a Mururoa dopo le polemiche