Quei due buoni vicini di casa

L'altro ieri a casa del premier, insieme a Letta, c'era anche Fini? «Abbiamo solo lo stesso indirizzo» L'altro ieri a casa del premier, insieme a Letta, c'era anche Fini? «Abbiamo solo lo stesso indirizzo» Quei due buoni vicini di cosa Maccanico abita dove c'è la sede di An ROMA. L'inquilino del piano di sopra è garbato e affabile, ha modi urbani e «non fa rumore» (come assicura Maurizio Gasparri). Un condomino ideale con il quale ci si incontra in ascensore e invece di parlare del tempo e del costo della vita, si discetta di politica, istituzioni ed economia. Lui di mestiere fa il presidente del Consiglio incaricato, il suo vicino di casa, fa il presidente di Alleanza nazionale. Antonio Maccanico vive in un bell'appartamento al terzo piano di via della Scrofa 39, una rampa di scale più giù, al secondo piano, dove c'è la sede di An, «abita» Gianfranco Fini. I due si conoscono da tempo. Il successore di Dini sta lì da prima che Giorgio Abiurante e il movimento sociale traslocassero in quel palazzo. All'epoca Fini era segretario del Fronte della Gioventù. «Che persona civile, Maccanico - ricorda Enzo Trantino, ex sottosegretario agli Esteri nel governo Berlusconi - aveva buoni rapporti pure con Almirante, nei confronti del quale, allora, vigeva l'ostracismo dei più». Vicini di casa, quindi. Gianfranco Fini e Antonino Maccanico si incontrano spesso in ascensore o sul pianerottolo. Magari alle nove del mattino, quando il primo entra al par- tito e il secondo esce di casa. Ogni tanto li si può vedere al «bar dei portoghesi», a due passi da via della Scrofa, che prendono un caffè insieme e chiacchierano di politica. Di occasioni mondane in comune, invece, ne hanno avute poche. Ma i più maliziosi sostengono che l'altro ieri pomeriggio, a casa Maccanico, insieme a Gianni Letta, c'era pure il presidente di An. Ma il leader di Alleanza nazionale nega: «Con Maccanico - dice - abbiamo in comune lo stesso indirizzo civico. E se abitiamo nello stesso palazzo nessuno può essere autorizzato a dire, ogni volta che vado al partito, che lo incontro». E l'idea di avere il presiden¬ te del Consiglio incaricato in casa alletta gli uomini di An. Maurizio Gasparri ricorda: «Quando eravamo missini guardavamo Maccanico entrare e uscire da via della Scrofa e lo scrutavamo come dei bambini guardano un personaggio importante. Lui era gentile anche all'epoca. Come adesso. L'ultima volta che l'ho incontrato abbiamo discusso a lungo della sfiducia costruttiva». Di quei ricordi dei tempi del movimento sociale, qualcosa è rimasto attaccato a Gasparri. Che infatti appena vede Maccanico entrare alla Camera per la visita di rito a Irene Pivetti gli corre incontro tutto trafelato per stringergli la mano e fargli i complimenti. «Già, siamo condomini», sorride il presidente del Consiglio incaricato. Ricordi, che comprendono anche quel 14 marzo del 1995, a palazzo Sciarra, quando Maccanico invitò Fini e D'Alema per la presentazione del suo libro «Interviste sulla fine della prima Repubblica». In quell'occasione l'ex presidente di Mediobanca apprezzò le dichiarazioni di Fini sull'impossibilità di modificare la prima parte della Costituzione. E aggiunse anche qualche considerazione sul sistema elettorale it' 1,-tmo, da lui criticato: «Serve ... 'alcosa in più per creare un nuovo assettò, come per esempio l'elezione diretta del premier: su questo vorrei che riflettessero tutti». Da allora le condizioni sono mutate e probabilmente anche Maccanico ha cambiato opinione, comunque non si può certo dire che Fini non abbia accolto quel suo invito alla riflessione. Ma la «coabitazione» FiniMaccanico, comporta due inconvenienti. Quel palazzo dove, come racconta Francesco Storace, «ha abitato Giulio Di Donato, e dove ogni tanto si faceva vedere anche Antonio Gava» rischia di diventare troppo affollato. Il che provoca alcuni problemi. Per uno in particolare si affligge Gasparri, che ne ha parlato pure con Fini. «Gianfrà - ha detto il colonnello di An al suo generale - adesso sarà un vero problema parcheggiare qua sotto, chissà come lo risolviamo». Il secondo problemino è altrettanto spinoso. Riguarda la tranquillità d'animo del portiere Gavino che i maligni dicono essere di Rifondazione comunista. Uomo di piccola statura, ma un vero cerbero con i giornalisti, Gavino finora è sempre riuscito ad arginare gli assalti dei cronisti al palazzo. Da ora in poi sarà più difficile: lui è preoccupato, però, e anche orgoglioso per il prestigio dell'immobile. Maria Teresa Meli Il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

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