La Grande Intesa fa vacillare l'Ulivo

Fuoco di sbarramento da popolari, verdi e Rifondazione contro il presidenzialismo, «maretta» nel pds Fuoco di sbarramento da popolari, verdi e Rifondazione contro il presidenzialismo, «maretta» nel pds La Grande Intesa fa vacillare Pulivo Prodi convoca per lunedì un vertice dei leader della coalizione ROMA. L'Ulivo non è ancora schiantato per terra, ma da ieri vacilla pericolosamente. Visto che l'intesa a tre D'Alema-BerlusconiFini marcia a passo di carica, Romano Prodi, i popolari di Bianco, i verdi di Ripa di Meana, i comunisti scissionisti di Magri e Crucianelli hanno aperto un fuoco di sbarramento preventivo. E, quel che è singolare, forze così diverse tra loro si sono ritrovate unite, sotto la regia di Rifondazione comunista che aveva indetto un convegno sulle riforme istituzionali. E così, in casa di Bertinotti, forze politiche come verdi, popolari e comunisti di tutte le «razze» si sono ritrovate d'accordo nel sostenere una riforma istituzionale di tipo tedesco, il «cancellierato», e tutti i presenti - Franco Marini per il ppi, Armando Cossutta per Rifondazione, Carlo Ripa di Meana per i verdi - hanno preannunciato una «battaglia parlamentare» contro i progetti presidenzialisti. Ma alla fine del convegno di Rifondazione la critica più immediata e più pungente alla Grande Intesa la fa il leader dei verdi: «Forse - dice Ripa di Meana - non si è ancora notata un'anomalia: mentre quelli del Polo hanno penato per 15 giorni e alla fine hanno trovato un loro punto di equilibrio, dalle nostre parti non si è neppure tentato di trovare un accordo tira tutti. Ma attenzione, perché in questo modo si mette al tappeto la coalizione democratica». In realtà, nell'ultimo vertice dell'Ulivo, presente Prodi, era stato trovato un minimo comun denominatore. Lo ha ricordato D'Alema ieri sera a «Tempo reale»: «La scelta era stata per il governo del premier anche se come subordinata fu indicato proprio il semipresidenzialismo». E Ripa di Meana di rimando: «L'iniziativa assunta da D'Alema in realtà è priva di mandato: quando nell'ultimo vertice dell'Ulivo si tentò di acciuffare un mandato esplicito, ppi e verdi lo impedirono. Dunque la coalizione è ferita e mortificata». Il Prodi del post-D'Alema, dopo aver sconvocato in mattinata tutte le assemblee di programma dell'Ulivo, ha poi corretto il tiro, convocando per lunedì un vertice dei leader della coalizione. E sull'idea, che già aleggia (piace a Prodi e non dispiace a D'Alema) di trasformare l'Ulivo' in «un nuovo soggetto politico», magari con Prodi presidente, arriva lo stop del presidente dei deputati del ppi Beniamino Andreatta: «Oltre ai problemi di stile c'è anche un errore di diplomazia: dopo quello che è accaduto nelle ultime 48 ore s'impongono maggiori garanzie davanti alle decisioni troppo autonome del segretario del pds. Ora ppi e pds devono meditare da soli, ripensare alla collaborazione comune». E c'è grande fermento anche nel pds: dopo una lunga pace interna, si è riaperta la conflittualità guidata dal vecchio Aldo Tortorella che, a nome della frazione dei comunisti democratici, annuncia: «La costruzione di un governo tra destra e sinistra è inaccettabile e peggio ancora è lo scambio tra tale governo e uno stravolgimento del patto su cui è nata la Repubblica italiana». E D'Alema, oltre alla prevista opposizione dei comunisti democratici, dovrà metter in conto anche l'opposizione di Achille Occhetto: «Il fatto che un Paese si addormenti con l'idea del premier eletto e ci si svegli presidenzialisti, questo ci deve preoccupare. Un Paese buffo, un pochino comico». Sul chi vive anche Segni («temo che si vada verso accordi pasticciati»), mentre da Rifondazione comunista arrivano palle di fuoco. «Sono angosciato annuncia Fausto Bertinotti - siamo alla restaurazione violenta». E Cossutta: «L'ammucchiata più pericolosa», [f. mar.] Romano Prodi con il segretario del pds Massimo D'Alema Qui sopra: il segretario del partito popolare Gerardo Bianco

Luoghi citati: Meana, Roma