Incarico a Maccanico ma che fatica

Scalfaro tira un sospiro di sollievo. Bufera tra i cespugli dell'Ulivo, no di Bossi, Fini diffidente Scalfaro tira un sospiro di sollievo. Bufera tra i cespugli dell'Ulivo, no di Bossi, Fini diffidente Incarico a Macianico, ma che fatica Berlusconi: l'accordo èfatto, di D'Menta mi fido ROMA. Quel che sembrava impossibile ai più, è avvenuto. «Si è aperta una strada che in certi momenti pareva irraggiungibile» ha confessato il Presidente della Repubblica dando ad Antonio Maccanico l'incarico di formare il nuovo governo. Un nome che nessun partito aveva indicato e che, per questo, ha evitato di essere impallinato nello scambio di veti incrociati che hanno escluso Dini e Scognamiglio. Anche Fini ha accettato l'accordo per non andare subito alle elezioni e ora il nuovo governo è in gestazione. Ma solo Silvio Rerlusconi si mostra entusiasta, assieme a Casini e Buttiglione. «L'accordo è fatto - dice -, di D'Alema mi fido». Massimo D'Alema è più misurato («non c'è ancora una intesa. Bisognerà vedere se Maccanico ce la farà»), e ne ha motivo, così come Gianfranco Fini. Perché l'accordo di massima a tre Berlusconi-D'Alema-Fini per una riforma della seconda parte della Costituzione (e per il rinvio delle elezioni) ha terremotato lo schieramento di centrosinistra e creato seri dubbi anche in An. La prima reazione del capo dell'Ulivo, Romano Prodi, è stata furiosa perché il rinvio delle elezioni sembra segnare la fine dell'Ulivo. Successivamente il segretario del pds è riuscito, in apparenza, a rabbonire Prodi. Ma tutti gli alleati, o i partiti vicini, sono sul piede di guerra. Per i Verdi le scelte del pds «chiudono la storia dell'Ulivo». I popolari di Gerardo Bianco chiedono «un doveroso chiarimento politico», visto che loro il presidenzialismo non lo vogliono sotto nessuna forma. Segni teme «un finto accordo». I Comunisti unitari, vedono «gravi pericoli per la dinamica democratica». Netto e scontato no di Bertinotti a Maccanico. No, al momento, anche di Umberto Bossi. Fini, dall'altra sponda, ha cercato di mostrare buon viso ad un gioco in cui è stato evidentemente costretto. Ma ci pensano i suoi colonnelli a far capire che di Maccanico non si fidano molto. «Anche la scelta di Maccanico non costituisce un ostacolo insormontabile se la riforma sarà seria» si fa sfuggire l'on. La Russa. I malumori dell'Ulivo e la sempre temuta voglia di Fini di provocare comunque le elezioni (malgrado il patto con Berlusconi) sono i veri ostacoli sul cammino di Antonio Maccanico. Per questo Raffaele Costa avvisa, da realista, che «nessuno canti vittoria prima di aver fatto l'uovo». Berlusconi ammette di temere «nuovi saltafossi, qualche trappola». E il suo Urbani vede «una salita piena di trappole di tutti i generi». Il presidente incaricato, intanto, si è messo al lavoro già ieri per contattare quelli che potrebbero essere i suoi futuri ministri. Ha parlato con Dini, il presidente del Consiglio uscente, offrendogli il ministero degli Esteri. Ha parlato con Lorenzo Necci, per i Trasporti. E così il presidente incaricato ha voluto far subito capire che è sua intenzione essere affiancato da una squadra di super-tecnici. Vuole fare in fretta Maccanico, prima che ai partiti (specie quelli minori) venga la tentazione di proporre i loro uomini per i ministeri, per rifarsi della lunga astinenza del governo Dini. Già si fa avanti Rocco Buttiglione (Cdu) a proporre che il governo sia «tecnico-politico, perché ci sono ministeri che vanno affidati ai politici.». Ma non è questa l'intenzione né di D'Alema, né di Fini. Dato che sono entrambi preoccupati di mantenere la dovuta distanza politica da questo governo che è così poco apprezzato dalle rispettive basi. Lo stesso Maccanico ha accettato ufficialmente questo criterio, parlando di «governo fondato su larghe intese parlamentari» e «svincolato da un rapporto organico con i partiti». Berlusconi, invece, vorrebbe quanto meno che il suo braccio destro, Gianni Letta, entrasse come vicepresidente in conto Polo, affiancato da uno per il centrosinistra. Ma il pds punta i piedi. Maccanico comincia oggi alle 11 le consultazioni alla Camera, ed avrà modo di discutere sia di riforme che di governo. Il programma è quello di sottoporre all'approvazione dei capigruppo un testo di tre cartelle che elencano le riforme da fare: forma dello Stato, forma del governo, legge elettorale. Il tutto dovrebbe passare poi all'esame di una commissione bicamerale (presieduta da Fisichella?) che passerebbe i testi definiti alle aule di Senato e Camera per l'approvazione. Per Maccanico son previste un paio di settimane di incontri prima di sciogliere la riserva. Alberto Rapisarda pvanno affidati ai politici.». Ma non è questa l'intenzione né di D'Alema, né di Fini. Dato che sono entrambi preoccupati di manenere la dovuta distanza politica da questo governo che è così poco apprezzato dalle rispettive basi. Lo stesso Maccanico ha accettato ufficialmente questo criterio, parando di «governo fondato su larghe intese parlamentari» e «svincolato da un rapporto organico con partiti». Berlusconi, invece, vorrebbe quanto meno che il suo braccio destro, Gianni Letta, entrasse come vicepresidente in conto Polo, affiancato da uno per il centrosinistra. Ma il pds punta i piedi. Maccanico comincia oggi alle 11 le consultazioni alla Camera, ed avrà g ggtorale. Il tutto dovrebbe passare poi all'esame di una commissione bicamerale (presieduta da Fisichella?) che passerebbe i testi definiti alle aule di Senato e Camera * Leo Valiani AdolloTino Ugo La Malfa ; RaffaeleMattioli si Enrico Cuccia js |i| —H Giorgio La Malfa , G. Spadolini F. Cossiga Sandro Pertini C. Az. Crampi Paolo Barile Sabino Cassese Luigi Spaventa Delio Cantìnori Cesare Luporini F. Di Giulio Carlo Smuraglia G. Imperatori Gianni Letto Emesto Pascale Michele Tedeschi Fabiano Fabiani ™ CiriacoDeMita ;'t ~ '; Leopoldo Elia f ' : Romano Prodi * ■ Pi 1 ■ | Virginio Rognoni ^1 m B. Placido Guglielmo Negri Mróno D'Anbnio Andrea Marcella I Giuliano Urbani Stefano Passigli F. Confalonieri Letizia Moratti

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