Cinture scandalo all'italiana di Piero Bianco

Cinture, scandalo alPHaliana Rispettare il Codice significa anche proteggersi in maniera efficace Cinture, scandalo alPHaliana Gli automobilisti le ignorano e nessuno li multa INCIDENTI GUARDATEVI intorno: le cinture di sicurezza continuano a essere un optional quasi sconosciuto. Le indossa (fonte Censis) appena il 22% degli automobilisti. Forse meno, a giudica re dalla realtà quotidiana. L'art. 172 del Codice Stradale viene costantemente ignorato, specie in città. Dove i vigili organizzano safari contro le auto in divieto di sosta, ma sono i primi a chiudere gli occhi dinanzi all'esercito motorizzato che non allaccia mai la cintura. La sanzione prevista, 50 mila lire, può lievitare a 200 dopo 60 giorni, mentre per la mancata installazione si va dalle 100 alle 400 mila lire. Esentati soltanto gli addetti ai servizi d'emergenza, conducenti di auto pubbliche (nei centri urbani), istruttori di guida, persone con particolari caratteristiche fisiche, tipo statura inferiore alla media, o con protesi che presentano controindicazioni (tutto certificato da un medico Usi), donne in gravidanza (con controindicazione del ginecologo). Attenzione, dopo anni di impubi nità virtuale (le multe complessive per questa infrazione non superano il 13% del totale) molto potrebbe cambiare per chi ignora l'importanza della prevenzione. Come noto, un automobilista di Lecco è stato condannato dal pretore a 4 mesi di reclusione: omicidio colposo, perché il passeggero accanto a lui, senza cintura, è morto in un incidente. Possibile che i successivi gradi di giudizio ribaltino la sentenza proprio sulla base dei dettami del Codice, il quale riconosce responsabilità diretta del conducente (o di chi eventualmente è tenuto alla sorveglianza) solo «se il mancato uso riguarda un minore». Ma il caso fa riflettere. Sanzioni a parte, e in attesa di nuovi risvolti penali innescati dalla sentenza di Lecco, esiste un rilevante problema assicurativo. In questo campo sono parecchie le sentenze sfavorevoli, a partire da quella emessa il 23 gennaio '91 dal pretore di Milano, che ha fatto scuola: «Il mancato uso della cintura da parte della vittima di un incidente implica concorso di colpa della medesima nel causare l'evento». Impliciti i riflessi al momento della liquidazione assicurativa del danno. Forse sarà la paura di spiacevoli conseguenze sul piano giuridico a convertire chi ancora considera la cintura un fastidio. Invece dovrebbe essere la paura di gravi danni fisici a invertire la tendenza. Anche se sono servite a poco, purtroppo, le campagne di sensibilizzazione. Amaro constatare che proprio i giovani risultano i più indisciplinati: magari pretendono l'airbag, poi non allacciano la cintura. Ribaltando in negativo l'effetto benefico del «palloncino». Basta osservare un filmato, oppure riflettere sui dati forniti dai costruttori, per capire quanto sia importante la cintura. Sbattendo a 15 km l'ora contro un ostacolo fermo, un corpo non cinturato sfonda il parabrezza con la testa: come minimo, grave trauma cranico. Se l'impatto è contro un ostacolo in movimento (esempio, un'altra auto) ai 30 l'ora si ha identico effetto: la forza del nostro corpo viene moltiplicata fino a 10 volte il peso. Non illudiamoci di salvarci con le mani: nemmeno il più forte atleta può trattenere con la forza delle braccia una spinta - improvvisa di 6-700 kg che si sviluppa in un decimo di secondo. E proprio questo esempio - che riflette un incidente-tipo del traffico urbano - dimostra come la cintura sia utile soprattutto in città. Mentre la maggioranza di chi la adotta occasionalmente lo fa, sbagliando, solo in autostrada. Ecco 4 istruzioni pratiche. 1. Abituarsi ad allacciare la cintura prima di avviare il motore: diventerà un gesto automatico. Regolarne l'altezza, se possibile, per evitare che «strozzi» il pilota. 2. Farla allacciare ai passeggeri, compresi quelli posteriori, come previsto dal Codice; in caso contrario chi sta dietro potrebbe essere catapultato verso i sedili anteriori con danni imprevedibili. 3. Controllare che il poggiatesta sia sistemato bene, a non più di 810 cm dalla nuca, e con il punto più alto al di sopra della sommità del capo (che altrimenti nell'im- patto non verrebbe trattenuto ma si reclinerebbe all'indietro). 4. Mai sistemare un bambino davanti, sulle ginocchia del passeggero: finirebbe per diventare l'airbag di chi lo tiene in braccio e subirebbe le conseguenze peggiori; ancorare sempre i bambini (in attesa che siano alti a sufficienza per indossare le cinture) sugli appositi seggiolini omologati. Per la legge è obbligatorio fino ai 12 anni. Poi dovrebbe intervenire l'intelligenza. Almeno si spera. Piero Bianco

Luoghi citati: Lecco, Milano