lo Iippi e il calcio tritatutto di Fabio Vergnano

Il difensore della Juve racconta il suo momento difficile Il difensore della Juve racconta il suo momento difficile lo, Iippi e il caldo tritatutto Tacchinardi: non mi perdonano nulla TORINO. Di sicuro non gli manca il carattere, né la voglia di rifilare un ceffone al primo che gli dice: sei in crisi. Tacchinardi reagisce alle critiche come se dovesse entrare in tackle su un attaccante avversario. Con durezza. La popolarità non l'ha frullato, non ha scalfito nessuna delle sue certezze di ragazzo al secondo anno con la Juve. Non gli piace parlare di sé, ma oggi sono in molti a chiedersi se Tacchinardi abbia sempre un futuro da protagonista. Tacchinardi, subito un colpo basso. La gente dice: è un giocatore sopravvalutato. Come si difende? «Certi giudizi mi fanno sorridere, ma mi danno anche fastidio. Oddio, nel nostro mondo ci sta tutto, so che bisogna accettare anche giudizi cosi pesanti.. Ma sono tranquillo e sicuro delle mia qualità. Devo soltanto metterle in pratica. Certo che quei paragoni con Baresi e Scirea non mi hanno aiutato». Ma all'inizio della stagione Iippi disse che la Juve poteva fare a meno di comprare un libero perché c'era Tacchinardi. D'allora cosa è cambiato? «E' bastato che andassi in tribuna a Bergamo, in panchina con il Bari e che giocassi una brutta partita, ma proprio brutta, a Cremona, per far nascere un caso. Mi hanno ammazzato. Critiche spietate, addirittura hanno detto che non ho più una precisa identità. Cattiverie che mi hanno fatto riflettere tanto che mi sono chiesto: ma sono Eroprio così malridotto? Il prolema è che se non giochi con continuità capita di non essere proprio al meglio, ma hanno esagerato». Eppure la partenza era stata folgorante e lasciava presagire meraviglie. Tutto subito. Troppo subito? «Non nego che un po' frastornato lo ero. Era anche il mio momento d'oro, mi sentivo forte in tutti i sensi. Poi è normale che quando uno è giovane possano sorgere dei problemi. La gente è libera di pensare ciò che vuole: che mi sono montato la testa, che sono imbrocchilo. So che non è così. La verità è che non mi hanno perdonato nulla, fino ad arrivare a quello che chiamerei il massacro di Cremona». • Nel momento migliore è giunta anche la chiamata Si Sacchi. Un premio eccessivo? «E perché? Andavo bene, anche se è stata una convocazione forse troppo veloce. Ci sono giocatori che aspettano dieci anni, . a me è bastato un finale di campionato ottimo. In effetti non ero ancora fortissimo nel ruolo di libero. Ma io questo l'ho capito e non mi sono mai sentito uno arrivato. Quando dal ritiro della Nazionale sono tornato a Torino avevo tutti i giornalisti addosso. Ma io pensavo già: alla prima che sbaglio non mi guarda più nessuno. Però accetto anche questo. Oggi ci sei, domani al posto tuo ci può essere già un altro». Sacchi ha chiesto poi a Iippi di utilizzarla anche a centrocampo. Questo cam bio di ruolo può averla fra stornata? «Non voglio più parlarne. Gioco dove mi mettono e basta». Quanto pesa sulle spalle di un ventenne la maglia della Juve? «Parecchio. E' una maglia im portante, che ti dà molto, ma che richiede altrettanto. Fossi rimasto a Bergamo avrei avuto vita facile, avrei evitato tante critiche, ma non sarei mai arrivato alla Nazionale». Questo è un calcio tritatutto che può spremere un giocatore giovane? «Senza dubbio. Soprattutto se giochi in una squadra come la Juve. Da una parte c'è più soddisfazione, ma la pressione spesso è difficile da sopportare. Però non tornerei indietro: cento volte meglio la Juve anche se hai dei problemi». Come vive questo momento particolare della sua carriera? «Non sono preoccupato, anche perché non vedo il motivo di esserlo.. Sono molto sereno, lotto come gli altri per un posto da titolare. Ho tanto tempo davanti, credo di avere cosa importanti da dire. Saranno i fatti a smentirmi o meno». Qualcuno dei compagni l'ha aiutata? «Il sostegno arriva dagli amici, più che dai compagni. Ogni giocatore ha i propri problemi e finito l'allenamento ognuno va per la propria strada. Ma se hai le qualità, come io sono sicuro di avere, ne esci da solo. E alla grande». Fabio Vergnano Tacchinardi, 20 anni: «E' bastato che andassi in tribuna a Bergamo e in panchina col Bari e che giocassi una brutta partita a Cremona per far nascere un caso Mi hanno lapidato, ma mi rifarò» Sopra, Lippi

Persone citate: Baresi, Lippi, Sacchi, Scirea, Tacchinardi

Luoghi citati: Bergamo, Cremona, Torino